Capitolo 2

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Mi sveglio di soprassalto a causa del solito incubo che mi perseguita impedendomi di fare una dormita come si deve. Mi tiro su facendo forza con le braccia, mi appoggio con la schiena ai cuscini e osservo quella che ormai è diventata la mia nuova “cella” per poi alzarmi dal letto.

Prendo la prima maglietta che mi capita fra le mani, un paio di pantaloncini,delle converse bianche con la bandiera americana ormai scolorita per il troppo uso e, una volta avvolti i miei lunghi capelli in un’alta coda di cavallo, scendo silenziosamente le scale dirigendomi nella cucina.

Appena entrata alzo lo sguardo e trovo difronte a me una giovane donna intenta a preparare la colazione.

Indietreggio lentamente cercando di non far rumore e di non farmi vedere da lei per tornarmene tranquillamente in camera mia, ma sbatto su un mobiletto facendo un gran casino. Lei si volta di scatto verso di me presa alla sprovvista. 

“Oh, ciao cara. Spero di non averti svegliata.” Si pulisce le mani su uno strofinaccio e mi viene incontro sorridendo. “Piacere, io sono Sophie, ma puoi chiamarmi tranquillamente Soph.” Rimango distaccata osservando la mano difronte a me e incrocio le braccia al petto. Stando in carcere ho imparato la brutta abitudine di stare sempre sulla difensiva. La donna, non vedendo alcuna risposta da parte mia ritrae la mano e mi sorride.“Ti chiami Emily, vero?” annuisco. “Sei molto più bella di come pensavo.” Mi guardo intorno sentendomi fuori luogo“Ti piacciono i pancake?” cambia discorso cercando di farmi stare a mio agio

“Sì.”

“Allora parli. Pensavo fossi muta.” Sistema una tovaglietta sul tavolo della cucina e mi fa cenno di sedermi. Diffidente mi avvicino al tavolo e mi siedo in una delle sedie più lontane. In quel preciso istante mio fratello entra in cucina mezzo addormentato e appena si accorge della mia presenza mi sorride.

“Buongiorno Soph.” Le bacia la guancia e si avvicina a me per fare lo stesso. Mi sposto di scatto evitando quel contatto provocando una risata da parte sua che alza le braccia in segno di resa e si siede difronte a me.

“Come mai giù in piedi?” gli chiede Sophie porgendogli la colazione

“Devo vedermi in spiaggia con i ragazzi prima di andare a comprare i libri della scuola.”

"Vedi di non farti bocciare anche quest'anno o tuo padre ti ucciderà. Per le prime due bocciature te l'ha fatta passare liscia, ma se bocci anche questa volta non risponderà delle sue azioni. Lo sai."

"Questa volta non accadrà." lei gli lancia un'occhiata divertita

"Farò finta di crederti. Comunque, dato che esci potresti portare anche tua sorella. Non è una bella idea?” lui alza lo sguardo verso di me e mi affretto a guardare da un’altra parte. “Infondo domani inizia la scuola e non potrà uscire così spesso. Potresti farle fare il giro della città.”

“Certo, tu che ne dici?”  lo osservo con la coda dell’occhio e scrollo le spalle in risposta. “I miei amici non ti mangeranno, puoi starne certa.” Faccio un verso disgustato stuzzicando con la forchetta il pancake che Soph mi ha appena dato. “E poi vedila dal lato positivo. Se proprio non vuoi stare con noi puoi stare in spiaggia ad abbronzarti un po’, ne avresti bisogno. Sembri una mozzarella da quanto sei bianca.” Osservo la mia pelle in silenzio. In effetti un po’ di colore mi avrebbe fatto bene.

“Devi chiederlo a Sam. Deve decidere lui, non io.” Soph si gira di scatto verso di me sentendomi dire “Sam” e non “papà” con quel tono di voce disinteressato.

Where Have You Been || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora