Capitolo 6

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Questa giornata non è iniziata proprio come le migliori. Pur non avendo chiuso occhio per tutta la notte mi ritrovo come uno zombie a cercare di sopravvivere ad una lunga ed estenuante giornata di scuola. Dopo esser passata inosservata per i corridoi, come al solito, ed essere entrata nell’aula di chimica mi sono lasciata andare sul banco cercando di riposarmi senza però riuscirci a pieno. Le immagini della sera prima si ripetono ininterrottamente nella mia mente creandomi un mal di testa a dir poco fastidioso. Ma quello, a quanto pare, non è l’unico dei mie problemi.

“Signorina Walker?” alzo svogliatamente la testa dal banco e punto il mio sguardo sulla professoressa.

“Si?” lei mi osserva con un’aria poco simpatica e si avvicina pericolosamente al mio banco sbattendoci sopra le mani. Porto le mani alla testa e mi massaggio le tempie.

Il mio compagno di banco si allontana immediatamente intimorito dalla donna mentre io rimango ferma nella mia posizione con la testa appoggiata sulla mano e osservo ogni mossa della donna difronte a me.

“Non siamo in un bar dove può fare quello che vuole. Si aspetta che le porti anche una tazza di tè con i biscotti magari?!” mi urla a due centimetri dalla faccia.

“Forse servirebbe più a lei. Magari toglie questa puzza di gatto morto che si ritrova come alito.” Lei porta una mano alla bocca e indietreggia ferita dalle mie parole.

“Visto che hai voglia di fare la furbetta alzati e vai immediatamente alla lavagna. Vedremo se avrai coraggio anche lì di fare come ti pare. Qui non siamo a Londra o in qualsiasi posto eri abituata a vivere. Nella mia classe io faccio le regole e mi aspetto che voi alunni le rispettiate. Sono stata chiara?!”  urla lanciando un’occhiata alla classe che annuisce e prende immediatamente carta e penna per non farla infuriare ancora di più. Io mi alzo lentamente ridacchiando fra me e me e mi avvicino alla lavagna. Prendo un gesso in mano e qualcuno bussa alla porta salvandomi dall’ira funesta della professoressa. “Avanti!” urla l’arpia avvicinandosi alla porta. La porta si spalanca immediatamente facendo spazio ad un uomo in divisa.

L’uomo osserva la donna difronte a sé con ribrezzo e poi punta lo sguardo sulla classe come in cerca di qualcuno. Non so perché ma mi sembra molto familiare. Osserva una ad una le facce senza dire niente fino a che non si ferma su di me. Sorride e si avvicina con passo fermo. Un flash mi colpisce, certo che lo conosco. È stato uno dei miei peggiori incubi.

“Signorina Walker?” tutta la mia aria da dura svanisce portandomi a fare un passo indietro intimorita e a farmi sbattere contro la scrivania. Annuisco e l’uomo mi osserva divertito e un attimo dopo mi afferra per un polso e mi trascina fuori dall’aula.

“Ma che modi!” strattono il mio braccio dalla sua presa e mi allontano di almeno un metro da lui. Mi massaggio la parte lesa e fulmino con lo sguardo l’uomo difronte a me.

“Eri abituata a ben peggio prima.” Mi rimprovera lui facendo un passo verso di me

“Certo, ma adesso non sono più in carcere e devi  trattarmi con rispetto. Cristo! Mi rimarrà il livido.”

“Seguimi.”    Ribatte lui con un tono che non ammette obbiezioni. Cammino dietro di lui stando ben attenta a non stargli troppo vicina e lo seguo fino alla porta del preside. Osservo la targhetta.

“Il preside Cowell ha mandato te a prendermi? Gli faccio così paura da aver bisogno delle guardie del corpo?!” lui si volta verso di me con sguardo sprezzante

“No. Il tribunale mi ha mandato qui per parlare con lui e adesso devi parlarci tu.” Bussa alla porta e dopo aver avuto il permesso la apre e mi spinge dentro facendomi cascare a terra. Il preside si alza velocemente dalla sedia e viene ad aiutarmi.

Where Have You Been || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora