IX.

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"Certo che ha preso una bella botta".
"Beh direi, stava in mezzo ai binari mentre passavamo".
"Ragazzi credo si stia svegliando".
"Oh hai ragione, beh sembra ridotto maluccio".
"Ragazzo? Tutto ok? È finita l'ora del riposino!".
Avevo la vista appannata e sbattevo gli occhi in continuazione per cercare di abituare la mia vista. Vedevo tre figure che si ergevano sopra di me. Alzai la mano per sperare fossi ancora vivo, e stranamente lo ero. Mi toccai il viso per provare la sensazione di essere ancora vivo ma appena poggiai la mano sulla guancia urlai dal dolore, ma fu un urlo un po strozzato dato che mi faceva anche male il fianco togliendomi il respiro.
"Ragazzo fai piano, ti ricordo che sei stato appena travolto da un carrello interamente in metallo che andava a tutta velocità, che ci facevi in mezzo alle rotaie?" mi chiese la figura alla mia destra.
"I... I miei amici... Sono stati uccisi... Arghh..." sentì una fitta di dolore al costato "devo.. Devo tornare..." mi sforzai di tirarmi su.
"No no no, tu non vai da nessuna parte. A malapena riesci ad aprire gli occhi, ora ci occupiamo noi di te, e poi conoscendo quel verme di Bruto i tuoi amici sicuramente non sono vivi, stanne pur certo amico" continuò.
Pian piano la vista mi tornò e riuscì a mettere a fuoco questi tre personaggi. Il tipo alla mia destra aveva gli occhi azzurri e un pizzetto che si toccava in continuazione, i capelli lunghi e biondi tirati tutti indietro. Il tipo al centro era più chiaro di carnagione, quasi fosse bianca. Occhi rossi e capelli completamente bianchi, non aveva né barba né baffi. Quello alla mia sinistra, invece, era completamente diverso, con i suoi occhi semichiusi e una carnagione tra il giallo e il marrone sabbia.
"Tutto ok ragazzo?" mi sorrise il tipo con pelle bianca "io mi chiamo Jori ma tutti mi chiamano fiocco di neve" e si mise a ridere.
"Io mi chiamo Bob, si lo so, non è un nome italiano. Purtroppo in questi anni ho dovuto impararlo se dovevo sopravvivere, sono di origini australiane ed ero a Roma come turista" e mi sorrise toccandosi il pizzetto "lui invece si chiama Chen, è cinese e parla poco e niente l'italiano, per lui è molto più complicato impararlo ma ci sta prendendo la mano. Tu invece come ti chiami?" incrociò le braccia e attese una mia risposta.
Ero sconcertato e dolorante e riuscivo a respirare in modo molto affannoso "io... Mi chiamo Tatsuya" improvvisai un sorriso ma si trasformò in una smorfia di dolore.
Notai che a Chen gli si illuminarono gli occhi e iniziò a fissare Bob in modo strano. Guardai prima Chen e poi Bob chiedendosi cosa si stessero dicendo con quello sguardo "ho detto qualcosa che non va?" chiesi incerto.
Bob mi poggiò la mano sulla spalla facendomi sussultare "no no, nulla che non va. È solo che, anche noi avevamo un amico che si chiamava come te, tutto qui" e mi sorrise di nuovo. Questi ragazzi non me la raccontavano giusta, dovevo andarmene e tornare a casa, dovevo solo capire dove stessimo "ma, dove siamo?" chiesi per cambiare discorso alzandomi a sedere.
"Sei su un carrello merci, stiamo andando alla nostra base. Il nostro ufficiale sarà contento di conoscerti" Jori si mise le mani dietro la testa e si stese rilassandosi.
Va bene, sarei andato con loro. Dopotutto sembravano amichevoli, e poi si dice che il nemico del tuo nemico è tuo amico. Perciò sapere che mi hanno salvato da morte certa per me è già un motivo per fare amicizia con loro. E poi, stavo per scoprire un'altra stazione, sperando di non rischiare la vita anche questa volta.

Il carrello si fermò e notai davanti a me un avamposto come quello dove stavo sempre seduto a giocare a carte con Luca alla Numidio Quadrato. Dietro il muro di sacchi era piantata una mitragliatrice e due uomini in divisa militare logora col tempo.
"Identificatevi!" urlò una guardia.
"Lo sai che con noi non funzionano questi scherzi Paul, siamo noi, rincoglionito" Bob sogghignò mentre scendeva dal carrello.
"Lo sapete anche voi che è la prassi" rispose questo Paul.
Scendemmo tutti e io per ultimo dal carrello e ci incamminammo verso la barriera. Le guardie si scostarono per farci passare e quando fu il mio turno Paul mi fermò poggiando il suo palmo sul mio petto "chi sei?!" mi guardò con fare sospetto.
"I... Io... Io mi chiamo..."
"Si chiama Philip e sta con noi, era un nostro vecchio amico che lavorava in biblioteca con Jori" Bob si avvicinò a Paul e lo guardò dritto negli occhi.
Dopodiché la sua mano si staccò dal mio petto e si spostò per farmi passare "grazie" dissi abbassando la testa per la vergogna. Non appena mi avvicinai a Bob lo guardai dritto negli occhi e gli sorrisi e lui ricambiò avvolgendo il suo braccio lungo il mio collo appoggiandosi come fosse un vecchio amico "lo sai che mi devi un favore, vero?" e mi fece l'occhiolino.
"Che tipo di favore? Non ho cartucce e nemmeno armi o cibo, mi hanno sequestrato tutto il mio arsenale lì dove mi avete salvato" risposi indicando un punto nel buio della galleria dalla quale eravamo usciti.
"Nah, non quel tipo di favore" disse.
"E che tipo di favore?" lo guardai perplesso socchiudendo gli occhi ad una fessura, non mi convinceva questa cosa.
"Beh noi vicino alle nostre tende abbiamo una latrina che però ormai è piena, ma a nessuno va di svuotarla. Per lo meno un favore del genere equivarrebbe al grazie per averti salvato la vita ben due volte" non ero più tanto convinto che fossero davvero così amichevoli.
"Ehm va bene, quando inizio?" chiesi stupidamente.
"Beh prima inizi e prima finisci" aveva uno strano sorriso, finto senza emozioni.
Ci stavamo incamminando verso il centro della stazione ma prima di addentrarmi avevo una domanda che mi si poneva dal momento che eravamo arrivati e mi fermai "Bob?".
"Si?" e si girò verso di me.
"Ma questa che stazione è?" cercando intorno a me una scritta affissa sul muro da qualche parte.
"Questa amico mio, è la grande e lussuosa Cinecittà!" allargò le mani come per abbracciare l'aria e poi le richiuse per completare l'abbraccio. In effetti la stazione era il doppio più grande della Numidio Quadrato con delle colonne larghissime e spessissime. Aveva un intonaco abbastanza logoro e ammuffito col tempo ma comunque ancora si vedeva quello che una volta era il rosso lucente simbolo della Metro A di Roma. Non trovai, però, nessuna insegna con su scritto il nome della stazione stessa "come mai non c'è il nome della stazione? Ogni stazione ce ne ha uno, per ricordare un tempo come erano chiamate" chiesi perplesso.
"A dir la verità non lo so, sicuramente la maggior parte sono andate via con gli anni, mentre le altre saranno state cancellate da qualcuno" fece spallucce e tornò a camminare ma poi si fermò di nuovo "ah ricorda, tu ti chiami Philip, ok?" mi guardò di sbiego.
"Ehm. Si, certo. Va bene" mi chiedevo cosa ci fosse di male nel mio nome, forse ognuno qui dovette cambiare nome per far parte della loro stazione, chi lo sa.
Sentii dei passi avvicinarsi e mi girai alla mia sinistra, era Jori.
"Caro amico ecco a te la pala per il tuo lavoretto" e mi sorrise in modo sincero porgendomi l'attrezzo "ora credo sia meglio se cominci, non viene svuotata da mesi, perciò credo che avrai tanto da fare!" detto ciò fece dietrofront e se ne andò.
"Che lavoro di merda..." e risi tra me e me per la stupida battuta che dissi a bassa voce. Era ora di lavorare, di nuovo.

Black Hole - La Rivolta (In Corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora