VIII.

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Mi alzai di scatto e con le ultime forze che avevo in corpo cercai si alzare Scar, avevo bisogno di lui, era diventato un amico adesso, per quel poco che sapevo di lui. Così riuscì ad alzarlo ma con uno sforzo enorme, era davvero pesante.
Dopo qualche passo mi accorsi della lieve luce proveniente dalla Lucio Sestio quindi provai ad accelerare il passo come feci con Giorgio ma la mia poca forza non me lo permetteva allora rimasi nella stessa velocità. Appena arrivai all'entrata della galleria poggiai Scar sulla banchina vicino a Giorgio e feci per salire insieme a loro per potermi finalmente riposare come loro, ma non appena salì mi sentì osservato per l'ennesima volta. Mi girai di scatto psr vedere se qualche mostro era nelle vicinanze ma non sentivo rumori o respiri ansimanti. Credevo fosse stata solo una mia impressione per questo motivo mi decisi di mettere giù la torcia e sdraiarmi un po. Non feci nemmeno in tempo a svenire che sentì qualcosa di freddo sulla mia fronte "alzati" era la voce di qualcuno che non conoscevo.
"Chi sei? Cosa vuoi?" chiesi io cercando di vedere la persona nascosta nel buio.
"Poco importa, alzati" era calmo e deciso.
Così senza fare troppe storie mi alzai incerto, non volevo mi uccidesse.
"Ti prego non farci del male, siamo delle brave persone, non stavamo facendo nulla di male" imploravo per la nostra vita, stavo avendo molta paura in quel momento.
"Non morirà nessuno qui ragazzo, o almeno se rispetti i nostri patti" disse lui restando nell'ombra.
"Quali patti?" chiesi io.
"Voi ci date tutte le vostre armi e noi vi lasciamo liberi senza alcun problema, come se non fosse successo niente. In caso contrario, beh saremo costretti a cavarvi gli occhi" quell'ultima frase la disse portando fuori solo il suo volto dall'ombra il che mi fece più paura delle sue parole. Era un uomo con una folta barba e con una benda nera da pirata sull'occhio destro dal quale usciva un'enorme cicatrice di ustione partendo dalla fronte fino allo zigomo.
"M..m..mi dispiace signore ma queste sono le nostre armi, ce le siamo guadagnate..." dissi incerto.
"Se ora le date a noi saremo noi ad averle guadagnate, e voi in cambio ci avreste guadagnato la libertà" quell'uomo stava attuando del terrorismo psicologico in me mettendomi paura quando sapevo che mi bastava alzare l'arma e farlo fuori. Perché proprio in quel momento doveva svenire Scar?
" Devo insistere signore, temo che queste armi siano nostre..." me la era letteralmente andata a cercare.
"Bene ragazzo, non mo dai altra scelta" e ricevetti un pugno sulla tempia lasciandomi finalmente cadere a terra svenuto per potermi riposare un po.

Mi svegliai tutto indolenzito per il colpo alla nuca e per la botta sulla banchina che diedi prima di svenire. Era tutto buio e non c'era nemmeno una luce di emergenza sul muro accesa, strano si saranno scaricate? Così andai per prendere la torcia nello zaino ma non ne ebbi la possibilità. Avevo le mani legate dietro la schiena e non appena mi mossi sentì le catene cingolare ad ogni mio movimento. Subito dopo udì dei passi "haa haa! Ci siamo svegliati eh?" era la stessa voce del signore con la benda all'occhio.
"Si può sapere che cosa vuoi da me?!" urlai con le lacrime agli occhi.
"Da te? Niente, o almeno non ancora. In questo momento sono occupato nel darmi da fare con i tuoi due amichetti. Sai, si sono svegliati" esplose in una perfida risata.
"Che cosa gli hai fatto? Sono vivi? Ti prego noi volevamo solo esplorare le stazioni non volevamo fare del male a nessuno" urlai fissando il buio.
"E chi me lo assicura? Sai, mi sono fidato troppo degli estranei in passato e hai visto anche tu cosa mi hanno fatto all'occhio" da poco lontano da me udì un urlo soffocato a me familiare.
"Giorgio..." sussurrai. Gli stavano facendo del male "ti supplico liberami! Non ho intenzione di farti del male te lo giuro!" urlavo e piangevo nello stesso momento.
"Sai ragazzino, stai iniziando veramente a stancarmi, perché non chiudi la bocca che fai più bella figura? Avrai una fine lenta e indolore, al contrario dei tuoi amici. Te lo posso assicurare" rise di nuovo, poi udì un cancello cingolare. Sicuramente mi avevano rinchiuso dentro una sorta di cella improvvisata "è ora di andare ragazzino" e mi sciolse dalle catene per poi prendermi dal braccio sinistro. Io cercai di divincolarmi ma la sua stretta era troppo forte e non mi dava possibilità di andarmene "ragazzo fidati, se scappi avrai una morte peggiore di quella che ti attende" e strinse ancora più forte facendomi mancare il sangue al braccio.
Lo seguì guardando il pavimento lungo un corridoio buio. Alla fine di questo sembrava ci fosse una luce proveniente da un falò acceso. Ero pronto a sperare che tutto questo fosse stato uno scherzo ma non appena girai l'angolo ciò che vidi mi fece togliere quel pensiero dalla testa. Intorno al falò era posizionata una roccia gigante di forma cubica con sopra poggiato il corpo inerme di Giorgio con un sacco di iuta intorno la testa. Dietro di lui stava in piedi un omone grosso e grasso con in testa un sacco nero con dei fori per gli occhi, in mano teneva una mannaia gigante e intorno a lui c'erano una dozzina di persone semi nude che si leccavano le labbra fieri. Udì Giorgio che cercò di urlare ma notai che il suo urlo era strozzato quindi immaginai avesse qualcosa in bocca. Dopo nemmeno qualche secondo la mano destra del macellaio affondò dietro il collo di Giorgio facendolo urlare nel modo più strozzato che avesse. Non aveva colpito bene, aveva tagliato solo metà della gola e Giorgio stava sentendo tutto quel dolore mentre perdeva un'enorme quantità di sangue dalla gola. Un altro colpo affondò nel collo tagliando la testa di netto e facendola cadere nel falò "Ragazzi la cena è servita, aspettate 20 minuti non siate ingordi" disse l'uomo che mi teneva il braccio rivolgendosi a quei strani esseri. Poi si girò verso di me e tornò serio "non ti preoccupare, non faremo lo stesso errore con te, sappi che la carne di persone coraggiose ha un sapore migliore rispetto a quella di persone che si pisciano sotto" e mi fece un orribile ghigno.
Ci incamminammo di nuovo e mi diresse verso i binari. Mentre mi avvicinavo lessi la scritta Subaugusta sul muro ma non feci in tempo a dire nulla che mi spinse giù per i binari facendomi prendere una storta alla caviglia sinistra "oh, chiedo perdono. Ti sei fatto male?" mi chiese in modo ironico "faccia al muro giovane" tornò serio in un millesimo di secondo. Sentivo sotto di me che i binari iniziavano a vibrare, prima piano e poi sempre più forte.
"Sei pronto a morire?" caricò l'arma e dal suono riconobbi che era il mio amato Kalashnikov. Ero troppo giovane per morire, non potevo aver perso la mia intera vita per aver rifiutato di dare le mie armi, per poi ritrovarmi nella stessa situazione.
Forse avevo sbagliato qualcosa, ma ormai era troppo tardi. Era giunta la mia ora.
Poggiai la fronte sul muro, e sparò.

Black Hole - La Rivolta (In Corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora