Cap 3 ~ Torture

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Entrò, facendomi sussultare.
Aprí la porta e un fascio di luce si scagliò violentemente su di me, che, inginocchiata e distrutta fisicamente e psicologicamente avevo la schiena a pezzi,

Lui mi si avvicinò con in mano un bastone di ferro enorme. Abbassai la testa, schifata dal suo orrendo aspetto. Dal suo sorriso macabro e sinistro, senza labbra, che faceva intravedere i denti.. E che ormai avevo anche io.
Si sedette a gambe incrociate di fronte a me, poggiandomelo sotto il mento per alzarmi la testa.

-Dí un pò.. - Disse. -Come ti chiami?-
Io non risposi. Girai la testa, ma lui mi prese la faccia e la spostò verso di sé.
-Rispondi.-

-Cherry.- Risposi con un fil di voce.
-Che hai detto?-
-CHERRY- Corressi ad alta voce.

Tremavo alla vista della sua arma, e a ciò che avrebbe potuto farmi. Lui rimase perplesso per un po', e poi dopo aver rivolto lo sguardo al bastone di ferro, sogghignò.

-Paura, eh?- Chiese, realizzando la mia reazione.
-Tranquilla, questo lo useremo piú in là..-

Jeff gettò il bastone all'indietro, provocando un rumore assordante, che mi fece sussultare e piagnucolare.

-E tu.. Sai chi sono io?- Domandò ridacchiando, e vedendo i tagli allargarsi capii stesse sorridendo.
Ero paralizzata, non riuscii a dir una parola, non emisi alcun suono se non i miei singhiozzi.

-Dillo, puttana.- Aggiunse con piú tono, facendomi nuovamente spaventare.

-T-tu sei Jeffery Woods.. -

-Sbagliato!- Urlò tirandomi uno schiaffo. Lo diede cosí forte da farmi girare la testa, e sentivo il bruciore della sua violenza torturarmi la guancia, che già era dolorante per conto suo.

-Ritenta.. - Sussurrò al mio orecchio, facendomi scorrere un brivido sulla schiena.

-Sei Jeff the Killer.. - Risposi con un fil di voce, tremando ancor scandalizzata per lo schiaffo.

-Molto meglio.-

Iniziò a ridacchiare, si alzò e mi guardò dall'alto, sentendosi imponente nei miei confronti. Ancora ridendo, mi disse:

-D'ora in poi, Cherry.. Sarai il mio.. Piccolo giocattolo.-

Lo guardai, piangendo. Sentii morirmi l'anima, a quella frase. Come un buco nero che pian piano mi risucchiava lo stomaco.
Ero ormai un oggetto, capii non volesse uccidermi subito, per provare piacere nel torturarmi.
Dentro di me albergava la paura, il puro terrore.

-Quindi preparati.. Iniziamo a giocare.- Aggiunse, afferrando il suo fidato coltello grondante del mio sangue.

-Regola numero uno: Non piangere!- Urlò un po' verso la fine, e mi colpí alla gamba, facendomi urlare.

-Regola numero due: Farai quello dico io quando lo dico.-
Mi colpí un'altra volta, questa volta girando la lama nella ferita amplificandomi il dolore. Sentivo il metallo freddo girare nelle mie carni, e i nervi sussultarmi dal dolore.

-E regola numero tre: Osa solo fare un passo falso.. E ne subirai gravi conseguenze.- Concluse, dandomi un colpo al braccio, provocando in me un ultimo grande urlo.

Sentivo liquido caldo scorrermi sulle gambe e un bruciore immane invadermi il corpo.
Non riuscivo a smettere di tremare, ero ormai all'apice del dolore.. Ma quello.. Era solo l'inizio.
Lui rideva, io piangevo. Due opposti, ma in un macabro significato. Vittima e carnefice, o meglio Giocattolo e Giocatore.

Iniziò a picchiarmi, a percuotermi coi suoi calci.

-Ti ho detto di non piangere stronza.-

Mi tirò un calcio in faccia, poi sullo stomaco, fino a farmi accasciare per terra, con le braccia ancora legate al palo. Sentii la sua mano tirarmi i capelli, sollevandomi verso uno specchietto.

-Guardati.-

Ero piena di lividi, e quei due squarci sulle guance avevano ripreso a sanguinare e a bruciare. Ero orrenda, ero distrutta. Singhiozzavo, non riuscivo a smettere, ma piú piangevo, piú lui mi dava botte. Ero all'apice della sofferenza, finché lui non mi gettò a terra, e ridendo, si allontanò.

Jeff the Killer - You're my little toyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora