Cap 6 ~ Escape

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Era distrutta.
Si era appena destata da un sonno non molto lungo.

La sentii gemere, a causa delle ferite da me inflitte.
Si guardò intorno. Curioso. Non sapevo perché, ma era davvero curioso. Era la prima vittima che in un certo senso, mi interessasse.

Era interessante come si guardasse intorno disorientata, per poi realizzare che tutto ciò fosse purtroppo realtà.

Per poi lasciarsi ricadere a terra in un abisso di rassegnazione, delusione, esasperazione e disperazione.

L'avrei portata ad un livello psicologico disumano, per poi lasciarla libera, lasciarla viva per portare una grande testimonianza di ciò che il sottoscritto fosse capace di fare.

Di conseguenza tutti si sarebbero spaventati, e sarebbe diventato tutto meno noioso e piú eccitante.

Guardandola meglio, potei leggere la resa ormai confermata, anche se non da lei verbalmente.

Nel senso.. Era cosí evidente volesse giocare con me!

Quando la ragazza riaprí gli occhi, era ancora stordita, allora la scossi per sollecitarla.

-Hey.. Sveglia! É ora di giocare! -
Le canticchiai, facendole fare la medesima espressione terrorizzata.

Amavo quell'espressione. Forse dire "amare" é pure poco.
Non c'era nulla di piú eccitante della sua paura.

I suoi occhi spalancati mi interrogavano su cosa avrei potuto farle ancora, dopo tale violenza e tali sciagure passate.

Ma io non ero una di quelle.
Io non ero una sciagura.
Ero colui che l'avesse salvata da mondo reale, da quelle bestie di Satana che non avrebbero tardato ad andare a dormire.

Non l'ho fatto perché lei avesse qualcosa in piú delle altre vittime.
Diciamo che fu semplice "fortuna".

Una bella fortuna.
Sarebbe potuta essere una di quelle vittime passeggere, una visitina la notte e via..
Ma no, lei era la mia vittima speciale.
Sarebbe dovuta essere contenta di giocare con me, invece di dormire come tutti gli altri.

" oh.. " Realizzai. Avrei dovuto trovare una soluzione per il trasferimento.

-Cambio di programma!- Le dissi, scompigliandole i capelli come un bambino spettinato.

Sapevo non avrebbe resistito a lungo, e sarebbe morta. Perciò, quel giorno si sarebbe "riposata" mentre io sarei uscito per trovare un qualcosa che mi avrebbe aiutato.

Uscii da lí, abbracciato dal freddo e dal tepore della Luna.

•| Cherry's pov |•

Quel pazzo era uscito. Finalmente potei sfogarmi, iniziando a piangere a dirotto.
Non avrei più pianto davanti a lui, non gli avrei dato una soddisfazione del genere.
Gridai ogni singhiozzo, e chiesi aiuto con tutta l'aria che avessi nei polmoni.

Avevo gli occhi strizzati, e non realizzai che la porta.. Fosse aperta.

O meglio, era sempre stata semichiusa, ero io che, legata, non potevo uscire.

Ma Jeff per violentarmi poco prima, dovette slegarmi, e non si ricordò di rimettermi sulla sedia.

Sospirai, guardando la porta.
Mi tentava l'idea di scappare.
Solo pochi passi.. E sarei stata libera.

Però sapevo che Jeff fosse psicopatico e non stupido.
Non mi avrebbe lasciato tale opportunità.
Immaginai già la scena, delle eventuali conseguenze che avrei subito sulla mia pelle se il killer si fosse trovato proprio dietro quella porta. Sarebbe stato un tassello del mosaico di qualche suo gioco, in fondo ero il suo "giocattolo".

La mia paura mi diceva di non uscire.
La mia ragione invece diceva di si.

Mi alzai, un po' forzatamente dal suolo, per poi ricadere a terra, sentendo un lacerante dolore al ventre.

Mi alzai il vestito, notando che del sangue scorresse sulle mie gambe.

Avevo del sangue anche sul fianco, che quando provai a tastarlo, sentii i miei nervi esplodere dal dolore.

Respiravo con l'affanno, ricordando la pugnalata ricevuta al rene da quel maniaco sorridente.

Iniziai a piangere nuovamente, toccando i tagli sulle mie guance, ormai secchi e quasi cicatrizzati.

Ero così umiliata e sola.
Ma sarebbero bastati solo pochi fottuti passi, e tutto ciò sarebbe finito.
Solo passi.

Ripensai a tutti gli abusi, le bastonate, e il suo maledetto coltello da cucina  che con desiderio percorreva la mia coscia.

Ringhiai, e trovai la forza di alzarmi. Barcollai un po', abituata a star seduta e con tutti quei crampi. Mi aggrappai al muro, raggiungendo la porta. Allungai la mano, quasi non ci credevo, la aprii, ero libera.

Per timore, guardai prima se lui fosse ancora lí.

No. Non c'era. Non ci potevo credere.

Sorrisi, nonostante avessi già un macabro sorriso inciso sulle gote da quelli psicopatico.

Corsi ridendo, impazzita, con le mani alle orecchie.
Ero libera, cavolo, libera.

Vidi gli alberi, sentivo la freschezza dell'erba sotto i piedi, il freddo avvolgermi.

Avevo intenzione di sporgermi fuori dal bosco per attirare l'attenzione di qualcuno. Respirai l'aria di libertà un'ultima volta, prima che sentissi una mano congelata afferrarmi il polso.

~•Angolo autrice con una crisi di panico•~

Hey lettore!
Ero in un momento di panico quindi ho sfornato questo capitolo approfittando delle mie crisi.
Rip.
Spero il capitolo ti sia piaciuto, inizio ad essere dubbiosa, scrivimi una critica qui sotto, in modo tale che io possa aggiustare eventuali errori 😽

Baci
-Ela

Jeff the Killer - You're my little toyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora