Cap 8 ~ Smoking your fear

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(Cherry's POV)

Chiuse la porta lentamente, come per non farsi sentire.

Io ero sdraiata per terra, ancora scossa dal trauma di averlo avuto così vicino al mio corpo e di essere stata marchiata dal suo lercio nome.

I tagli sul mio ventre bruciavano, e quando provai a toccarli, mi inzuppai le mani di sangue, oltre che ad amplificare il dolore.

I miei occhi continuavano a gocciolare, mentre attenti osservavano i movimenti del mio carnefice.

Si mise una mano fra i ciuffi della nuca, grattandosi. Sembrava preoccupato.

Persi interesse per il bruciore alla pancia, notandolo. Se era così preoccupato, un motivo plausibile, quale dovrebbe essere se non qualcuno fuori di lì?

Sentii un brivido di speranza percorrere la mia schiena piena di lividi, che ancora freschi continuavano a torturarmi.

Avrei voluto urlare, chiedere aiuto, ma qualcosa me lo impedì, forse la vista del coltello affilato stretto nel pugno di Jeff, che non avrebbe esitato ad uccidermi per non farsi scoprire.

Serviva un gioco d'astuzia, ma non ero abbastanza calma per pensare. Il mio cuore batteva all'impazzata, una situazione del genere mi portò a credere fosse solo un incubo, un terribile frutto delle mie ossessive paranoie. Sin da quando lo vidi al telegiornale, le paranoie mi avevano assalito e distrutto il sonno. E quella notte, quella dannata notte in cui mi trovò, in un minuscolo, microscopico momento di distrazione, e uccise i miei genitori.

Realizzare che tutto ciò fosse successo davvero, mi fece rabbrividire nuovamente, un insieme di emozioni troppo forti per una personcina come me.

Il mio era il sogno di diventare una donna di carriera, una persona totalmente indipendente, proprio come.. Proprio come Felicia.

Tutte le mie speranze furono sfregate sul pavimento fino a consumarsi, solo per il divertimento di uno psicopatico.

Quella persona però, lì fuori, avrebbe potuto salvarmi.

Era evidente che fossero molto vicini, visto che Jeff si appoggiò alla parete, come per nascondersi dalla porta.

Lentamente mi si avvicinò, prendendomi con delicatezza dal braccio.

Mi poggiò seduta davanti a lui, coprendomi la bocca, con la mano mezza coperta dalla sua felpa insanguinata.

Mi stringeva, come per bloccarmi interamente, per limitare i miei movimenti e i miei respiri.

Dal modo in cui mi teneva bloccata riuscii a scorgere il suo desiderio di ammazzarmi all'istante e farla finita. Non riuscivo a respirare, sentivo solo il rigido cotone bianco tappare le mie vie di respiro, e mi scappò un gemito.

Il pugno che stringeva il suo coltello scattò verso la mia gola, minacciandomi di tacere.

Sentivo il suo respiro vicino al mio orecchio, era pesante e gelido.

Mi fece impressione sentirlo così vicino, iniziai a tremare.
I miei occhi ripresero a gocciolare, bagnandogli la mano. Sembrò quasi che la situazione si stesse calmando per lui, il suo respiro si alleviò. Come se stesse fumando la mia paura, come se lo rilassasse. Strizzai gli occhi, ormai al culmine del terrore.

La sua presenza, il suo fiato, il suo odore, mi terrorizzavano peggio di prima. Avevo voglia di piangere, gridare, correre via da un tale "abbraccio mortale".

Tremavo, mentre il pianto continuò silenziosamente, e rischiavo di esplodere in un urlo di orrore.

Il caldo della paura, fu congelato dal freddo del suo corpo, una combinazione agghiacciante, una delle sensazioni più brutte che abbia mai provato, peggio del dolore fisico.

Jeff the Killer - You're my little toyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora