La prova

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Quando Airis si risvegliò, la prima cosa che attirò la sua attenzione fu il forte odore di ruta e caprifoglio. Socchiuse appena gli occhi e si massaggiò la fronte, il cervello ancora annebbiato dal sonno. Solo in un secondo momento, quando si puntellò sui gomiti su una superficie morbida, si rese conto di essere distesa su un pagliericcio e che, a parte una coperta, non aveva altro addosso.

- Ti sei svegliata, lupa. -

Airis girò la testa di scatto nella direzione da cui proveniva la voce e allungò la mano al suo fianco senza guardare, ritrovandosi però ad artigliare il vuoto.

- Sestai cercando la tua spada, è lì sopra. - lo sconosciuto le indicòun basso tavolo con un movimento del capo, - Non ti servirà ora, nonho intenzione di farti del male. -

- Dov'è Arghail? - gracchiò, la gola secca e infiammata.

-L'uomo che viaggiava con te? È nella camera della mia compagna, nonsi è ancora svegliato. -

Lo sconosciuto si alzò dallo sgabello in cui era rimasto seduto fino ad allora – e chissà per quanto l'aveva osservata dormire in silenzio, pensò Airis con un brivido di inquietudine – e si avvicinò al davanzale della finestra alla sua sinistra, da dove prese un mazzolino di erbe da un cestello a terra per poi metterle in un piattino per bruciarle assieme ad altre, la maggior parte delle quali erano già ridotte in cenere. Subito nella stanza si diffuse un odore simile a quello dell'incenso, e in qualche modo Airis avvertì le proprie membra rilassarsi.

- Ti sei buttata in acqua per salvare il tuo amico. Un gesto molto nobile,il tuo. - commentò l'uomo in tono casuale, come se stesse discutendo del tempo.

Airis spalancò gli occhi. Si sentiva ancora un po' intontita, ma ricordava perfettamente quello che era successo.

- Chi sei? - indagò cauta sforzandosi di restare aggrappata alla lucidità,nonostante la percepisse scivolare via pian piano, sempre di più.

Egli non rispose subito. Si avvicinò al focolare sotto la finestra dove sobbolliva una pentola e, dopo aver aggiunto un po' di legna, passò la mano sulle fiamme. Bastò quel semplice gesto perché queste si ravvivassero, alzandosi allegre fino a lambirgli le dita, senza però ustionarle. Airis lo fissò sbalordita mentre lui continuava a regolare il fuoco. Di spalle sembrava ancora più alto e slanciato di quanto le era parso all'inizio.

- Sei un mago? -

- Tra la tua gente forse mi chiamereste così, sebbene sia una definizione generica e imprecisa. -

Si voltò e la trafisse con uno sguardo penetrante. I suoi occhi erano ambrati, leggermente sporgenti, con la pupilla ridotta a una fessura nera. I capelli erano della stessa tonalità delle braci ardenti, un arancione vivo che sulla punta della lunga treccia sfumava in un giallo paglierino chiarissimo. Nascoste tra le ciocche chiare,intravide delle orecchie a punta grandi come quelle di un uomo, ma affusolate come quelle di un elfo.

- Non hai ancora risposto alla mia domanda. -

- Il mio nome è Urian, lupa rossa. Ti trovi tra quelli che sono noti come i Monti Neri, più precisamente nella mia casa. -

- E come fai a sapere cosa è successo? Perché ci hai salvati? Come hai fatto a... - la sua voce si spense e in un attimo la sua mente si perse nei ricordi della tempesta, della sensazione dell'acqua che le riempiva i polmoni, della paura di morire annegata in mezzo ai flutti violenti del mare.

Urian stirò le labbra in un mezzo sorriso: - So molte cose. Vedo e ho visto frammenti di ciò che fu e di ciò che sarà, anche se spesso non sono riuscito a interpretare il loro significato. -

- Sei un... veggente? Un oracolo? -

Urian annuì solenne. C'era così tanta convinzione in quel gesto che Airis si rese conto che non stava mentendo. Era assurdo, irragionevole e impossibile, ma, come la maggior parte delle cose che le erano successe negli ultimi anni, anche se stentava a crederci era reale.

Fuoco nelle Tenebre  - La rinascita della FiammaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora