9. So close...
La fissai immobile, credendo di avere qualche strana sorta di abbaglio. Un vento gelido spirò dietro la mia nuca ma, troppo concentrato per notarlo, mi avvicinai a lei per controllare che la sua immagine non fosse uno scherzo della mia mente.
"Slender?"
Mi accostai a lei, prendendole la calda e soffice guancia con la mano.
Squee!
Lei all'inizio mi fissò con stupore, passando lo sguardo dal mio arto sul suo viso al luogo dove dovevano essere i miei occhi, che si trasformò in seguito in noia.
"Slender, mi stai facendo male..." disse, alquanto spazientita da quel contatto non richiesto. Ma non riuscii proprio a mollarla, nonostante la sua richiesta.
Squee squee!
Ero rimasto totalmente intrigato dalla morbidezza delle sue guance, che mi permisero di mandare via un po' dello stress accumulato in questi giorni. Appuntai nella mente che le guance degli esseri umani erano un buon modo per scaricare la negatività di una giornata con quei tre combina guai.
"Ora basta!" lei mi pizzicò sulla mano, provocandomi una scossa tremenda di dolore che mi attraversò tutto il braccio.
"Ahia! Aliaga, che ti prende?" le chiesi ferito.
"Come che mi prende? Sei stato tu a iniziare, te la sei cercata" lei incrociò le braccia "comunque, dove eri sparito?" chiese preoccupata.
Impallidii e iniziai a sudare freddo.
E ora che le dico?!?
L'avevo spudoratamente evitata per giorni, inventando scuse su scuse per non vederla, mentre alla fine era ciò che volevo, sebbene non riuscissi ad accettarlo.
"Err... ho avuto da fare..."
Bella scusa, Slender! Non ci cascherà mai!
"Uhm... ok" proferì lei tranquilla, mostrando di non volersi impicciare nei miei affari.
Err... mi ricredo, ci è cascata... disse la mia coscienza dai meandri della mia anima.
Lei mi si avvicinò e sorridendo mi disse: "E' bello rivederti, che cosa hai fatto in tutto questo tempo?" mi guardò con un'espressione felice, prendendo la mia mano nella sua. Notai che era meno ruvida dell'ultima volta e, sentendo una strana differenza, mi abbassai per odorarla: sapeva di menta.
"La tua mano..." pronunciai piano, rigirandola tra le mie, c'era ancora quel taglio. Preso alla sprovvista dalle mie stesse azioni, iniziai a sentire caldo.
"Ti dà fastidio?" lei mi fissò interrogativa, accarezzandosi il collo.
"No, volevo dire, la tua mano è più morbida..." sussurrai imbarazzato, cercando di non rompere quel piccolo contatto che mi faceva sentire strano, ma non in senso negativo.
"Ho usato della crema per le mani, almeno così non assomiglio ad un coccodrillo!" la sua espressione divenne un ghigno sarcastico, cercando di ironizzare sul fatto che per un po' avesse trascurato la sua pelle, e poi ritornò a quella di sempre "allora, mi vuoi dire che hai fatto o devo andare da Splendor per sapere qualcosa?" chiese stringendo la mia mano.
"Oh, beh... sono stato con i miei fratelli, ho cucinato, riletto qualche libro, fatto qualche passeggiata, sono andato a dormire... tutto questo per una settimana e tre giorni di fila, fine" dissi grattandomi la testa e rendendomi conto che non era un gran che.
Lei mi fissò con un'espressione piena di compatimento, lasciò andare la mia mano con mio sommo rammarico, e iniziò a saltare in una maniera buffa davanti a me con le braccia alzate verso le mie spalle. La guardai interrogativo, iniziando a credere che la mia presenza l'avesse fatta uscire di senno, lo sapevo che non dovevo farle vedere la mia dentatura:
"Che accidenti stai facendo, Aliaga?" inclinai la testa totalmente confuso.
"Come? Non si vede? Sto cercando di raggiungerti, sei troppo alto!" pronunciò immusonita, scuotendo le mani e saltando un'altra volta.
"Raggiungermi per fare cosa?" lei si allontanò di qualche metro senza dare spiegazioni, facendomi inclinare la testa incuriosito.
"Questo!" iniziò a correre verso di me, saltandomi poi addosso e facendomi perdere l'equilibrio.
Avrei potuto evitarla, ma non ero poi così sicuro di volermi spostare.
Sbeng!
Finii con le gambe all'aria, mentre lei aveva avuto la fortuna di trovare il mio corpo a farle da materasso. Sperando di non avere bernoccoli o danni di altro tipo, cercai di rialzarmi ritrovandomi addosso la rossa che si era attaccata al collo. Sentii tutto il suo calore e il suo profumo penetrarmi la pelle e l'anima, mentre mi stringeva tra le sue piccole braccia e il suo petto premeva contro il mio.
No Slender... niente pensieri strani o puoi anche buttarti giù da un dirupo per la vergogna...
"Che ti è saltato in mente?!" chiesi cercando di sembrare più spazientito che a disagio.
"Volevo abbracciarti, mi ha messo tristezza il tuo loop di eventi. Dimmi un po', com'è che voi slenders siete così alti?" lei rimase in quella posizione, senza dare alcun segno di volersi staccare.
Trattieni l'imbarazzo...
"P-piuttosto, siete voi umani che siete bassi!" girai la testa dall'altro lato, cercando di evitare in contatto visivo.
"Timido come al solito, Slender? Dovresti trovare qualcuno che spezzi la tua vita monotona!" disse, io mi misi seduto e lei si alzò.
"La mia vita non è poi così monotona, qualche volta devo spaventare qualche umano che disturba la foresta e i miei fratelli combinano sempre qualche pasticcio!" dissi, aggrappandomi chiaramente sugli specchi. Si, la mia vita non era poi così eccitante...
"Hai paura?" mi chiese mentre osservava un albero particolarmente alto.
"Cosa? No!" mi alzai di scatto mentre lei si stava arrampicando sul tronco molto velocemente, più di quanto io avessi mai sospettato dal suo aspetto.
"Perché fuggi allora?" la sua voce diventava sempre più fievole, man a mano che saliva. La fissai e decisi di seguirla per indagare.
La raggiunsi in poco tempo, estendendo i viticci che attorcigliai intorno ai tronchi per andare su. Aliaga si era seduta su un grosso ramo e stava osservando le montagne con sguardo perso, la leggera brezza le scompigliava i capelli aggiungendo un po' più di mistero alla sua figura. Ad un certo punto il vento cambiò direzione, facendole finire i capelli in faccia. Lei sospirò mentre l'ennesimo capello le finiva diritto nell'occhio, infastidendola. Sorrisi mentre la mia testa faceva capolino dal basso tra i rami.
"Ehi! Non ridertela tu solo perché sei fortunato a non avere i capelli!" mi avvicinai, sedendomi accanto a lei. Allungai un viticcio e impedii alla sua chioma di darle ulteriormente fastidio, divertito e impietosito allo stesso tempo da quel bizzarro spettacolo di lotta.
"Ecco, così non dovrebbe darti fastidio..." dissi, spostandole poi una ciocca dietro l'orecchio con la massima delicatezza, finendo poi per risultare come un gesto molto goffo. Mi sentii un impedito, ma lei non ci fece tanto caso, fissandomi in viso.
"Sai questa situazione mi ricorda terribilmente qualcosa" dichiarò, inclinandosi leggermente all'indietro.
"Che cosa?" chiesi incuriosito, sperando di non aver fatto qualcosa di sbagliato.
"Un libro che preferirei dimenticare. Ho provato a bruciarlo ma mi si è bloccato in testa. Pensa che è da qualche settimana che ho il timore che mi svegli e ti trovi fuori dalla finestra, con la camicia sbottonata, che mi guardi con un'aria sognante e inizi a brillare come una strobosfera*! (N.D.A.* palla da discoteca formata da tanti piccoli specchi.) Per favore, non farlo!" mi guardò con aria supplicante e ironica.
Pfff!
Scoppiai a ridere, attaccandomi all'albero per non cadere giù. Come le poteva venire in mente un'immagine simile?!
"Wahahahah! Come ti è venuta un'idea simile?? Ahahah!!"
"Non è stata colpa mia, è tutta colpa di quel libro!" lei incrociò le braccia, gonfiando le guance per il disappunto. Cercai di calmarmi e, appoggiandomi al tronco, ripresi fiato.
"Credo tu stia esagerando, nessuno con un po' di amor proprio scriverebbe una cosa simile! Sarebbe davvero umiliante" constatai accarezzandole la testa per cercare di toglierle il broncio, ma dato che non funzionava, non resistetti alla tentazione e avvicinai il dito alla sua guancia gonfia.
Poke!
La sua guancia si sgonfiò all'improvviso emettendo un suono stridulo.
"Visto che non mi credi, te ne procurerò una copia, ma ti avviso, quel libro è davvero brutto" il suo sguardo mi diceva che non stava scherzando o, se lo stava facendo, era davvero brava a nasconderlo.
"Ok allora"
Lei mi si avvicinò senza preavviso e si appoggiò a me, rannicchiandosi contro il mio petto.
Gulp!
"Slender, posso sapere perché sei sempre rigido come un pezzo di ferro?"
"E-ecco... credo sia lo stress!" dissi irrigidendomi ancora di più. Era vicina, così vicina che mi metteva a disagio. Il mio viso divenne di un rosso purpureo che si stagliava sulla mia carnagione bianco latte, come una specie di messaggio con su scritto "slender timido e inesperto proprio qui!".
Fai finta che sia zia Endergarda, fai finta che sia lei! Funziona sempre.
"Allora rilassati un po', non ti farà di sicuro bene se rimani così" lei mi abbracciò, cercando di tranquillizzarmi, ma ottenendo solo l'effetto contrario. Nonostante non disdegnassi il calore di quel contatto, ero troppo imbarazzato per godermelo.
Non funziona, non funziona! Mayday, mayday!!
"Niente pungiglione nel miele..." balbettai, cercando di non perdere il controllo di me stesso, rimembrando, tutto d'un tratto, ciò che mi aveva detto Offender. Lei mi fissò con un'espressione stupita, credendo chissà che cosa di me! Recuperando un po' di sanità mentale, le dissi, quasi come se la stessi implorando:
"Io non sono un pervertito, devi credermi!" le presi le spalle, avvicinando il mio viso con il suo.
Lei mi guardò totalmente spaesata, come se non capisse la gravità dell'intera situazione. Da tutto ciò poteva nascere qualcosa, qualcosa di sconveniente e sbagliato, per non parlare poi delle dinamiche! Lei è troppo piccola e io sono troppo grande e chissà quanti anni di differenza ci sono tra di noi, probabilmente dovrei tirare dritto per la mia strada e non guardare mai più indietro, ma il vero problema è che non voglio farlo! Perché deve essere tutto così difficile!
"... stai vivendo un conflitto interiore per caso?" mi chiese seria.
"Esattamente!" mi avvicinai di più, cercando di indagare cosa frullasse in quella testolina.
"Credo di avere anche io un problema simile..." lei mi guardava fissa.
Una strana speranza si accese in me, forse non ero il solo ad essere tormentato da quel caos di sentimenti ed emozioni, forse lei...
"Sono indecisa se continuare a sorbirmi le lamentele del mio nuovo capo incapace o se sbattergli tutta la sua incapacità in faccia."
Doon!
Il mio volto si oscurò, mi ero illuso per niente! Le lasciai le spalle e appoggiai la testa all'albero, mentre un'aura nera mi circondò.
"Ho forse ferito i tuoi sentimenti senza rendermene conto?" chiese riavvicinandosi a me incerta.
"Più o meno..." la mia voce assunse un tono alquanto deprimente e vuoto.
"Sei più complicato di quel che pensassi... uhmm" lei si fermò a pensare, appoggiando la testa sulla mia schiena.
Tumtum tumtum!
"Scommetto che stai pensando a qualcuno che ti piace" dichiarò soddisfatta, rialzandosi con mio profondo rammarico "ma hai paura che non ricambi... un classico!"
"No, hai fatto cilecca..."
Probabilmente era solo una leggera infatuazione, ma non volevo ammetterlo. Speravo davvero che fosse stata tutta colpa dei miei ormoni impazziti.
"E invece io credo proprio che sia vero!" mi prese il volto fra le mani "Secondo me non dovresti deprimerti così, la vita non finisce se qualcuno non ti ama. L'importante è dirglielo, che sia un momento adatto o meno. Si vive meglio senza rimpianti!"
Sentii il suo fiato caldo sul viso, i suoi occhi ambrati brillavano alla luce della luna, qualche lucciola faceva capolino tra i rami e i gufi bubolavano rumorosi.
E prima che potessi dire altro, il suo viso si avvicinò al mio...°°°°
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Le disavventure di uno Slender frainteso.
FanfictionLui viveva sereno nella foresta, dove regnava una pace surreale, i suoi fratelli erano lontani e nulla poteva turbare il suo animo, ma in un giorno apparentemente tranquillo la sua quiete fu fatta a pezzettini, costringendolo a spostare la sua casa...