5. Una storia molto lunga.

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5. Una storia molto lunga.

Slam!

Splendor chiuse la porta di scatto, altamente terrorizzato da una mia possibile reazione violenta, e mi disse, nascosto dietro a quell'effimera protezione:

"Prima promettimi che non ti arrabbierai o reagirai come quella volta con la zia Endergarda!".

Scossi la testa ripensando a quell'episodio sfuocato nella mia memoria, era passato così tanto tempo che credevo l'avesse dimenticato! E a dirla tutta, io non ricordavo bene cosa fosse accaduto quel giorno... strano che lui lo ricordasse.

"Questo è da vedersi..." mi teletrasportai davanti a lui facendolo sobbalzare violentemente "... prima di tutto parla e poi si vedrà."

Un'aura nera circondava il mio corpo.

Nessuno rovina le mie cose e la passa liscia.

Splendor cercò di proteggersi con i suoi viticci, creando una barriera:

"E-ecco... è una lunga storia."

La sua pelle divenne più bianca del solito: stava cercando di trovare un modo per sviare il discorso e, per sua sfortuna, io non sono uno stupido.

"Abbiamo tutto il tempo, quindi racconta pure, non sto più nella pelle!" dissi oscurandomi ancora di più. Trascinai di forza il mio fratellino per le spalle, sembrava essersi pietrificato dalla paura e ne aveva tutte le ragioni.

Lo presi di peso con i viticci e lo misi sul divano, mi accomodai sulla mia poltrona e iniziai a fissarlo con le mani giunte, lo sguardo torvo e un'aura a dir poco spaventosa che circondava la mia essenza.

L'aria nella stanza era glaciale. Splendor cercò di recuperare un po' di coraggio per raccontare ciò che aveva provocato l'improvviso rimpicciolimento del mio amato libro.

E così iniziò il suo racconto:

"Avevo deciso di ritornare a casa, non volevo rimanere ad aspettare che i miei fratelloni si togliessero dai pasticci, l'attesa sarebbe stata noiosissima. Purtroppo ho deciso di prendere la strada di destra, poiché non trovavo più la mappa che avevo messo da qualche parte che non ricordo, e credevo che fosse quella giusta. Non sai per quanto tempo ho girato in quella foresta, non ci ero mai stato prima, ma dopotutto è per questo che ci siamo diretti lì, non l'avevo mai vista... bla... collina... bla, bla... sono inciampato... bla, bla, bla... stavo girando in tondo... bla, bla..."

Molto tempo dopo...

La mia mente iniziò piano piano ad assopirsi, era passata all'incirca un'ora (o forse di più?), ma nulla che spiegasse ciò che era accaduto al mio libro era stato nominato dal mio fratellino incauto. Mi raccontò tutto con una minuzia a dir poco eccessiva (insomma, non è che le sfumature dell'erba del fosso in cui ci sei finito di faccia sia un argomento poi così interessante!).

Mezzo rintontito e con la rabbia che si era consumata come una candela accesa, trovai la forza di fermare tutto quel nonsense di inutili particolari e episodi così futili da non meritare di essere raccontati.

"... e allora la coccinella mi ha detto che avrei trovato ciò che cercavo se fossi andato dritto e mi fossi infilato nel buco dell'albero e quindi mi- "

"Basta! Che cosa ha a che fare tutto questo con il mio libro?!" alzai le braccia al cielo.

"Te l'avevo detto che sarebbe stata una storia lunga, non ti preoccupare non manca molto, ci sono quasi arrivato".

Lasciai ricadere le braccia a terra, sospirai e continuai ad ascoltarlo.

"Allora, dove ero rimasto? Ah, sì! Quindi mi sono infilato in quell'albero, ma era un po' troppo stretto per me e sono rimasto bloccato... bla, bla..."

Un'altra lunga ora dopo...

Yawn!

Trattenni un altro sbadiglio, appoggiai la testa sulla mano e continuai a fissare mio fratello. Aveva il papillon storto.

Zzzzzzzz...

Due ore più tardi...

"...e poi, BOOM!!!"

Mi svegliai di soprassalto, scuotendo la testa per cercare di rimpossessarmi delle mie facoltà mentali.

Tre ore più tardi...

Con le mani poggiate ai lati del volto, mi buttai sullo schienale della poltrona, incurvandomi all'indietro e cercando di calmare il feroce mal di testa che si era impossessato del mio povero cervello.

Quattro ore dopo. (Aiuto! Sto per scoppiare!)

La mia testa era tutto un dolore, ma almeno eravamo arrivati al punto. Comunque mi ero perso qualcosa mentre mi ero appisolato, ma non volevo assolutamente che ricominciasse tutto da capo.

"... e allora ho visto quella nuova casa, qui, nella nostra foresta. Ci sono entrato e ho ritrovato la mia amica! Ero davvero felice, ma lei non sembrava stare molto bene. L'ho aiutata e per fortuna, grazie al siero che aveva nella borsa, sembrava stare meglio! Certo quella cosa aveva un odore davvero strano... comunque, mi ha raccontato di tutto quello che hai combinato, Slender, e devo dire che sono rimasto scioccato. Non avrei mai potuto credere che tu potessi fare una cosa simile, proprio tu che ti definisci un gentiluomo!"

Ok, Splendor che mi fa la predica è il colmo! Aspetta... quindi l'amico di Splendor è quella tipa dai capelli rossi che ha distrutto la mia quiete, rovinato la mia foresta e che attualmente è l'unica cosa che mi divide da una vita solitaria, tranquilla e piacevole in una bella casa nuova?!

"E il libro?" chiesi spazientito.

"Quale libro??" mi chiese Splendor con sguardo perso.

Se n'era dimenticato. Grandioso!

Sbeng!

"Questo!!" il piccolo oggetto incriminato gli era finito diritto in fronte.

Dopo qualche secondo di silenzio, la sua mente sembrò riaccendersi all'improvviso, rimembrando ciò che mi interessava.

"Ahhh! E' stata tutta colpa mia, ho rotto una delle boccette che mi aveva regalato la strega gentile sul tuo libro. Al lo aveva trovato in corridoio, probabilmente ti sarà caduto quando hai distrutto la lampada! Comunque, visto che ora sai tutto, posso presentartela!"

"Cos-?" fui trascinato fuori da Splendor.

"In un certo senso la consci già, non fare il timido!" disse con un gigantesco sorriso in faccia, fui spinto via di qualche passo.

"Io non voglio conoscere nessuno!" sottolineai la parola "nessuno" cercando di fargli capire quanto la cosa non mi piacesse.

"Ma è la nostra vicina e poi sei stato tu a rompere cose che non ci appartengono! Almeno scusati con lei."

"Ehi, è stata lei a invadere il nostro territorio, quindi non è colpa mia e non mi scuso!" cercai di ritornare dentro, ma Splendor mi teletrasportò davanti alla casa di quella tipa.

"Ti pregooo!!" lo slender arcobaleno sfoderò uno dei suoi sguardi più dolci e melensi di sempre, cercando di convincermi con quella che era la sua più subdola arma: la tenerezza.

"..."

Non lo guardare Slender, se lo guardi è finita.

"Per favore, fratellone! Poi non dovrai fare più niente, lo giuro!" le sue guance assunsero un colore rosso porpora, diventando paffutelle e tenere, i suoi occhi erano languidi più che mai e si era fatto piccolo piccolo per rendere il tutto più credibile.

Oh, no...

"E va bene... ma se sviene di nuovo non la prenderò in braccio e né aspetterò che si riprenda. Mi scuserò e basta."

"Yuppie!!" gridò lo slender trascinandomi fino alla porta.

Le disavventure di uno Slender frainteso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora