10. Iniziano i guai.

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10. The beginning of trouble.




Lei era così vicina, estrassi e analizzai il suo profumo con una precisione a dir poco maniacale, scoprendo così un aroma che mi sussurrava avventure di un luogo lontano. Il suo viso non era perfetto e una vecchia cicatrice argentea le attraversava il sopracciglio, lasciando così un piccolo spazio vuoto, ma mi importava ben poco. Mentre il mio cuore batteva all'impazzata come un'orchestra di tamburi che aveva deciso di dare spettacolo senza preavviso, la rossa si avvicinava sempre di più con le labbra leggermente dischiuse. Stava per farlo per davvero.
Una piccola parte di me entrò nel panico, non sapendo bene cosa dire e come comportarsi.

Esiste un modo per baciare? Devo fare qualcosa? Dovrei abbracciarla? O semplicemente stare fermo? Non lo so, che faccio adesso?! Come mi comporto?! Santi numi!

Ma il mio intero essere respinse tutti i pensieri, schiacciandoli con furia nei meandri più oscuri della mia anima, desiderando ardentemente di assaporare quel momento e di aprire il cuore a qualcosa di nuovo.
Non era la mia prima cotta, ma era la prima volta che qualcuno provava lo stesso sentimento per me. In quel momento, senza rendermene conto, cascai in un abisso da cui non sarei mai più potuto uscire, finendo così in un luogo oscuro e tenebroso.
Le sue rosee e tenui labbra si posarono sulla mia pelle, mentre il mio volto s'infiammava contagiando anche il resto del corpo con vampate di calore, facendomi sudare in un modo che il termine imbarazzante non avrebbe mai potuto descrivere appieno.
Mentre le sue labbra lasciavano la mia guancia, mi sentii triste. Alla fine era durato tutto troppo velocemente e ciò che avevo sperato era ancora vivo in me, divorandomi le interiora, mentre la mia coscienza mi ammoniva e i miei desideri, nati dalla pura passione sopita, rifiorirono come boccioli a primavera.

Che ti aspettavi, Slender? Che si fosse presa una cotta per te così, a cavolo? Capisco che non hai mai concluso niente con nessuno, ma pretendi troppo, soprattutto da un'umana! E poi cosa sono questi pensieri, frutto di qualcosa che non è destinato a nascere? Svegliati, non siamo in una favola, questa è la vita vera.

"Buona fortuna..." disse Aliaga mettendo distanza tra di noi "spero che questa slender non ti rifiuti, non sei affatto male, poi dimmi com'è andata!" iniziò a scendere giù dall'alto albero, lasciandomi lassù da solo con un senso di vuoto.
"Aspetta!" gridai, cercando di riportarla da me anche se solo per qualche secondo, ma lei oramai era sparita.
Sospirai, mentre la malinconia si riversò come un fiume in piena. Lì restai ancora per qualche ora, contemplando la distesa infinita di diamanti luminosi che costellavano l'immensa volta celeste. Non avevo sonno e non aveva voglia di tornare a casa, avevo troppi problemi con me stesso per riuscire a badare a quelli altrui.
Appoggiai la schiena contro il tronco ruvido e irregolare del grande albero e lasciai penzolare i miei viticci completamente rilassati: avevo bisogno di un po' di tempo per pensare.



Alle prime luci dell'alba...



Camminavo tranquillo tra gli alti alberi della foresta, il clima stava iniziando a cambiare e il freddo stava avvolgendo tutta la foresta, segno che l'inverno era alle porte. Iniziai a domandarmi che idea si fossero fatti i miei fratelli per la mia assenza improvvisa e comunque non sarebbe stato un problema.
Rimasi sorpreso di trovare Offender davanti alla porta di casa, cosa ci faceva lui lì? Aveva un'espressione cupa ed era agitato, molto agitato, mentre i suoi denti aguzzi erano digrignati in un'espressione di disgusto. Conoscendolo, probabilmente era andato in bianco.
Lo lasciai in pace, sapendo già che non era una buona idea provocarlo in quello stato, e lo sorpassai come se niente fosse. I suoi muscoli stranamente si rilassarono di botto appena si accorse della mia presenza. Stavo per afferrare la maniglia, quando qualcosa mi bloccò, attorcigliandosi attorno al mio avanbraccio con una pressione considerevole. Girai il viso, osservando mio fratello. Aveva recuperato la sua solita espressione beffarda, ma c'era qualcosa di davvero strano in lui, qualcosa di inusuale.
"Dove diavolo sei stato per tutto questo tempo?" chiese con voce tremante e ricolma di furia cieca trattenuta con fatica.
"A fare una passeggiata" dissi seccamente, mantenendo una totale calma.
"Tsk... e tu ci passi tutta una notte a fare una passeggiata!?" disse irato, stringendo di più la presa.
"Si, Offenderman, e non vedo proprio come la cosa ti irriti a tal punto. Non mi volevi fuori dai piedi?" chiesi freddo, riaggiustandomi la cravatta con nonchalance.
Lui mi lasciò andare, sembrava davvero confuso, ma decisi di non investigare, e entrai in casa. Le facce stupite di Splendor e Trender apparvero dal salotto, fissandomi con delle facce lunghe.
La nostra mansione era molto grande, formata da due piani, in stile vittoriano. Al piano di sotto c'era una grande hall nel cui centro risiedeva un grande tappeto rosso scuro, rovinato a tratti e pieno di polvere, che si estendeva fin sulle scale, portando al piano superiore. Un grande candeliere finto era appeso al soffitto, facendo luce in tutta la stanza e qualche tavolino antico era stato appoggiato contro il muro, mentre una grande vetrina era stata posta contro la parete di sinistra, esponendo regali di parenti e soprattutto un inquietantissimo carillon creato dalla cara zia Endergarda apposta per noi quattro. Ci saremmo felicemente liberati di quella cosa spaventosa, se quest'ultima non ci avesse minacciati di morte se fosse accaduto qualcosa a quell'oggetto raccapricciante. Il salotto era molto grande, con due divani antiquati messi paralleli gli uni agli altri, una carta da parati ingiallita ricopriva le pareti e un altro candelabro finto minacciava di staccarsi dal soffitto, pendendo pericolosamente da un lato. La libreria si trovava nella stessa stanza ed i tarli l'avevano ribattezzata come loro dimora a vita, avevo fatto di tutto per toglierli di mezzo, ma niente da fare. La sala da pranzo era a dir poco eccessiva, il tavolo era lunghissimo e pesanti drappeggi ricoprivano le due grandi finestre di ferro battuto, un vecchio arazzo donatoci da nostra madre era stato posto sulla grande parete vuota parallela alle finestre. La cucina non era molto grande, sembrava molto semplice se paragonata al resto delle stanze. Infine c'era un grande bagno sfarzoso totalmente inutilizzato, preferendo usare quelli sopra. Il piano superiore era formato da sei camere da letto, quattro occupate da noi, tre bagni, uno di esclusiva proprietà di Trender, il perché si può intuire facilmente, e uno studio che utilizzo solo io.
"Slender!" gridò Splendor e mi saltò addosso felice come un cagnolino che ha appena ritrovato un amico perso da tempo "sei tornato! Dove eri andato a finire? Eravamo preoccupati per te!".
Notai che era vestito in un modo diverso, più informale. Lo stesso aveva fatto Trender. Deglutii, sperando che non fosse come credevo: "Perché siete vestiti così?"
Splendor mi lasciò andare con sguardo cupo, togliendosi il cappello tristemente "ecco..."
Ma Trender lo bloccò, dando segno di voler parlare al posto suo "sta venendo a farci visita, arriverà questo pomeriggio".
Mi sentii congelare dentro, mentre un senso di estremo disagio pervase la mia persona. Lei stava venendo qui, nella nostra casa, per rovinarci l'esistenza come solo lei riusciva a fare.
"Oh, no..." sussurrai sconvolto, mentre Splendor e Trender mi guardavano con sguardi che mi supplicavano di trovare un modo per sfuggire all'imminente tortura.
"Si, la zia sta venendo qui per una visita..." dichiarò Splendor che di sicuro stava desiderando ardentemente di essere da un'altra parte, glielo si leggeva negli occhi.
"Semmai per torturarci!" ribatté Trender irritato.
Probabilmente era questo il motivo per cui Offender era così arrabbiato. Misi la mano sulla fronte, strofinandola esausto, e sospirando chiesi: "quando lo avete saputo?"
"Questa notte, mentre eri fuori, ci è arrivata una sua lettera..." disse Trender mentre puliva i suoi occhiali "proprio ora che stavo realizzando dei nuovi capi doveva arrivare quella vecchia megera!" batté la punta del piede per terra. La zia era una slender molto all'antica, tutto ciò che voleva da noi era che ci sposassimo e dirigessimo l'attività di famiglia, il resto era infantile, stupido e superfluo. Non approvava nemmeno il fatto che avessimo deciso di vivere sulla terra perché ci allontanava dai nostri doveri e gli umani per lei erano nient'altro che cibo ambulante di scarsa qualità.
Poi un pensiero mi attraversò come un fulmine in un cielo in cui si stava approcciando una tempesta.
"La zia sa che la locazione della casa è cambiata?" chiesi spaventato.
"Non credo che-" Splendor si interruppe, totalmente terrorizzato.
Trender fu il primo a dirigersi fuori "accidenti, non permetterò a quella vecchia racchia di mangiarsi la mia nuova fonte di sperimentazione artistica!"
Mi irritai sensibilmente a quell'affermazione, Aliaga non era un oggetto e di sicuro non gli avrei permesso di strapazzarla e torturarla facendole provare un'infinità di vestiti... o almeno ci avrei provato! Io e Splendor lo seguimmo a ruota. Offender sembrava essere sparito nel nulla, di sicuro se l'era data a gambe levate e aveva tutti i motivi per farlo.
Ci teletrasportammo fino a casa di Al.
Splendor frugò nelle sue tasche, ma non riusciva a trovare la chiave, iniziando a sudare freddo.
"Splendor! Sbrigati, non possiamo perdere tempo! Lo sai che la zia ama arrivare in anticipo!"
"Ci sto provando, ma non trovo la chiave! Doveva essere qui, io non l'ho mai tolta dalla giacca-" si bloccò, congelandosi mentre si rese conto di essersi cambiato i vestiti per non doversi sorbire ramanzine da parte della vecchia. Fummo presi dal panico e, mentre stavamo cercando un modo per aprire quella benedettissima porta, Trender ci bloccò con fare saccente.
"Tsk! Perché non ci teletrasportiamo semplicemente dentro?" si aggiustò gli occhiali seccato.
"Ah..." esclamammo io e Splendor, amareggiati per la nostra imperdonabile dimenticanza causata dall'agitazione nata per l'imminente visita della zia.
"Vivo con un branco di idioti..." sibilò tra i denti, noi decidemmo con tacito accordo di ignorarlo, non serviva a niente prendersela, Trender è fatto così.
Teletrasportandoci all'interno della struttura, ci dirigemmo subito al piano di sopra, raggiungendo la stanza della rossa. Lei dormiva beata, senza neanche sospettare cosa si stesse avvicinando pericolosamente alla sua casa. Mi accostai a lei, osservando il suo petto alzarsi e abbassarsi con calma, sembrava così dolce e pacifica in quello stato. Guardai i miei fratelli:
"Ora che facciamo?" sussurrai.
"La portiamo via, no?" sussurrò Trender.
"Dobbiamo svegliarla prima, non è bello portare via qualcuno mentre dorme!" disse Splendor piano.
"Yawn... che sta succedendo qui? Perché volete rapirmi?" chiese la voce sonnolenta di una donna.
"Noi non vogliamo rapirti!" dichiarammo noi tre contemporaneamente.
Rendendoci conto di ciò che era appena successo, ci girammo, fissando la figura che ora era sveglia sul letto stropicciandosi gli occhi. Aveva tutti i capelli in disordine e un paio di occhiaie grigie sulle palpebre.
"Arghhhh!!" gridammo tutti e tre, attaccandoci contro la parete, totalmente presi alla sprovvista dal suo improvviso risveglio.
Le ci guardò male, incrociando le braccia e inclinando la testa di lato:
"Capisco che la mattina posso non essere una bellezza, ma così esagerate!" lei si alzò, prendendo il suo beauty case "Vado in bagno a sistemarmi, poi mi spiegate cosa diavolo sta succedendo, capito?".
Noi annuimmo, leggermente spaventati dal suo sguardo rabbioso.
"E quando torno, cercate di far sparire quello sguardo terrorizzato. Mi fate sentire come un mostro!" lei uscì dalla stanza.
"Il suo sguardo... mi ha fatto paura" Trender si appiattì contro il muro.
"Già..." disse Splendor, abbracciando spaventato un cuscino.
"Qualsiasi essere di genere femminile è terrificante quando è arrabbiato... vi ricordate cosa ci disse nostro padre?" chiesi rilassando i muscoli tesi.
Loro annuirono.


Era il giorno del mio diciassettesimo compleanno, avevamo appena finito i festeggiamenti ed eravamo tutti e quattro nella mia stanza a parlare di belle slenders. Spelndor si era fatto una nuova amica, abbastanza carina, e Offender dichiarava di aver trovato la sua anima gemella. Io e Trender eravamo alquanto invidiosi dei nostri fratelli minori. Poi era arrivato nostro padre, che a quanto pare aveva origliato tutta la conversazione, e ci aveva consigliato caldamente di non far mai arrabbiare una femminuccia.


Quante cose sono cambiate da allora, non siamo più gli stessi. A volte vorrei poter tornare indietro, ma è un desiderio irrealizzabile.
Controllammo che la zia non fosse in arrivo e aspettammo che Aliaga avesse finito di sistemarsi. Splendor decise di tenere sotto controllo il lato sud della zona circostante all'edificio, mentre Trender prese quello nord. Mi assegnarono il compito di tenere sotto controllo la rossa cosicché non le sarebbe accaduto niente ed ora ero solo.

Tund!

Qualcosa sbatté contro il muro del bagno al piano di sopra, allarmandomi. Senza pensarci due volte, mi teletrasportai nella stanza, trovando così un Aliaga in reggiseno e Offender con un ematoma sul viso, appoggiato al muro.
"Io ti avevo avvisato, marpione da quattro soldi..." sibilò velenosa la donna, il pugno incriminato ancora stretto davanti a se e lo sguardo irritato.
Mi bloccai, mentre due sentimenti contrastanti combattevano nel mio cuore.
I suoi soffici seni erano avvolti in un reggiseno di pizzo rosa chiaro, mentre la sua pelle rosea era ricoperta di cicatrici argentee di varie dimensioni e gravità. Particolarmente profonde dovevano essere le due sulle scapole, quella al ventre e una distante qualche centimetro da dove risiede il cuore. Dovevano essere state molto dolorose e aver messo la sua vita a rischio.
Continuai a fissarla anche quando si mise addosso una maglietta rosso scuro. Mi guardò e non proferì parola. Scese un grande imbarazzo, mentre Offender stava cercando di ricomporsi e ruppe il silenzio: "Siamo aggressivi, eh? Non dovresti fare tanto la schizzinosa, sono molto più bravo di quel che sembro, sarebbe davvero un peccato perdere-"
"Non mi frega, gira a largo depravato, con tutti i ninfomani che esistono al mondo, dovevi venire a scassare le scatole proprio a me? Senti, tesoruccio bello, se non vuoi ritrovarti con la gola aperta in due, ti conviene finirla" il suo sguardo era carico di furia cieca e le sue parole affilate e minacciose. Se i suoi occhi potessero uccidere, Offender sarebbe già morto da un pezzo.
Io ero lì, fermo in mezzo a quella tempesta, con un'aria tesissima. Stavo per dire qualcosa quando un rumore di tacchi provenne dal piano di sotto e una voce irritantissima arrivò al mio apparato uditivo.
"Slender, Offender, tesori miei, venite dalla zietta che vi vuole dare una bel bacio!"
Una parte dentro di me gridò.

Prendi la donna e fuggi!

Aliaga mi guardò interrogativa e Offender andò nel panico più totale, dimenticando completamente la sua intenzione di portarsi a letto la donna, l'unica cosa dell'intera faccenda che mi risollevò il morale.
Lei apparì pochi secondi dopo, mio fratello si nascose dietro Aliaga e io mi misi davanti all'entrata della stanza per cercare di occultare la sua presenza.
La zia Endergarda aveva un lungo vestito marrone di fine ottocento che toccava il suolo, un colletto alto e una collana di perle con un ciondolo alla fine. I capelli ingrigiti erano raccolti in una crocchia e le sue mani erano guantate. I suoi lunghi viticci bianchi tenevano Splendor e Trender sollevati in aria, in una specie di abbraccio "amorevole". Dalle loro espressioni supplicanti capii quanto questi desiderassero sfuggire dalla soffocante presa d'amore della vecchia racchi- ehm... zia.
"Oh, Slender, quanto sei cresciuto! E' davvero tanto tempo che non ci vediamo tesoro!" giunse le mani e inclinò la testa con un'espressione deliziata.
"Z-zia!" dissi sorpreso, senza spostarmi di un centimetro dall'entrata del bagno.
"Come va, amore della zietta?" le rughe solcavano il suo vecchio volto bianco, contraendosi ad ogni sua parola.
"Benissimo zia!" dissi impettito, impedendole di guardare oltre la mia figura.
Lei purtroppo capì ciò che stavo cercando di fare e mi scostò con violenza, facendomi cadere gambe all'aria contro il muro, vedendo così l'umana.

Adesso se la mangia, Slender, fa qualcosa!

Offender sbucò da dietro di lei con nonchalance, sfoggiando un ghigno nervoso.
Lo fissai e il fatto che lui fosse la mia ultima speranza non mi piacque affatto. Sperai che avvenisse un miracolo, era l'unica cosa che poteva tirarci fuori da questa situazione spiacevole.

Qualsiasi cosa tu abbia in mente, per una volta fa che sia una cosa buona!

"Offender, chi è questa tizia? La nostra cena?" chiese l'adorata zia, facendomi raggelare il sangue nelle vene. La sola idea di ucciderla mi faceva sentire un peso immondo sul cuore ed un'angoscia tremenda mi attraversò l'animo, mangiarla era totalmente fuori discussione. Il pensiero di commettere un atto simile mi disgustò, non avrei mai potuto, neanche con tutte le mie forze, uccidere l'umana che non era scappata via spaventata dal mio aspetto.
Lui le mise un braccio attorno alle spalle, facendo agitare qualcosa dentro di me, lei lo guardò interrogativa, decidendo di non proferire parola, probabilmente per vedere come sarebbe finita la cosa.
Poi Aliaga mi fissò e, in quella frazione di secondo in cui aveva spostato lo sguardo verso di me, capii che, per la prima volta, la paura aveva attraversato il suo volto. Mi rialzai, ben consapevole che dalla risposta di Offender dipendeva ciò che sarebbe successo di lì a poco.
"No zia, lei è la mia sgualdrina!" disse con una spavalderia vergognosa, mentre tutti i muscoli della rossa si tesero. Abbassò lo sguardo, stringendo i pugni. Non le era permesso mostrare la sua rabbia se voleva vivere.


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Le disavventure di uno Slender frainteso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora