4. Un piccolo segreto.

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4. Un piccolo segreto.

Mossi la testa, cambiando posizione nel mio letto, cercando di mantenerne ancora per un po' il tepore. Il cuscino era un po' vecchio, ma era ancora accettabile e ci si stava decentemente. Non filtrava alcuna luce dalle finestre, ma il mio orologio interiore (si, proprio come gli animali) mi diceva che doveva essere l'alba. Mi alzai piano, ancora sonnolento. Rabbrividii a contatto con il vento gelido della stanza, strofinando le braccia, e mi trascinai in cucina per preparare la colazione.
Se qualcuno sapesse del fatto che io so cucinare, di sicuro ne sarebbe alquanto sorpreso. Beh... di certo non posso lasciar cucinare i miei fratelli, sono dei totali incapaci in quel campo e non ci tengo proprio a star male ogni qual volta venga il loro turno. Quindi ho deciso di incaricarmi di questo onere, oltre a quello di far la guardia alla proprietà e alla foresta.
Presi gli ingredienti e mi misi all'opera.
Appena tutto fu pronto, Splendor sbucò dalla sua stanza e si precipitò sul tavolo della cucina, sedendosi sulla sedia colorata, attualmente la sua preferita, e tenendo coltello e forchetta verticali al tavolo, guardò il piatto con gli occhi languidi.

Growl!

Il suo sguardo mi stava supplicando di dargli da mangiare. Sospirando, presi il suo piatto e glielo misi davanti:
"Buon appetito, Splendor, e buon giorno!"
Lo slender si buttò sul cibo come se non ne vedesse da giorni.
"Grascie... e buon ciorno anscie a te!" disse quello con la bocca piena di cibo.
Finimmo di mangiare, sparecchiai la tavola e ci accomodammo sul divano. Splendor ci si sedette composto e rimase immobile a fissare il pavimento. Sembrava così serio in quel momento, troppo serio e la cosa mi preoccupò non poco. Era davvero raro vederlo in quello stato e significava una cosa sola: guai biblici.
"Slender, ho bisogno di parlarti..." divenne ancora più serio e io ancora più teso.
"D-di cosa vuoi parlarmi?" chiesi, mentre un leggero tremito attraversò le mie parole. La mia immaginazione iniziò a lavorare più del dovuto, profilando altri scenari apocalittici e chissà che altre terribili vicende che avevano causato la serietà di Splendor.
Allargai nervosamente la cravatta, scuotendo la testa per cercare di mantenere la mia fredda compostezza.
"Ho fatto amicizia con un essere umano e vorrei andare a trovarlo. Nontiarrabbiaretipregotipregotiprego" l'ultima frase fu detta con una tale velocità che non ne colsi il completo significato.
Tirai un sospiro di sollievo, ringraziando qualsiasi entità superiore per il falso allarme. Era solo un altro dei suoi stupidi amichetti.
"Va bene."
Di solito gli avrei sbraitato contro, cercando di fargli cambiare idea sulla pericolosità degli umani e avrei fatto di tutto per tenerlo al sicuro, ma non accadde.
In quel momento le parole mi uscirono così naturali che io stesso ne fui sorpreso.
"Davvero???"
Affermai con la testa e lui mi saltò addosso gridando:
"Grazie, grazie, grazie, grazie!! Sei il miglior fratellone al mondo!" mi strizzò per l'ennesima volta con uno dei suoi abbracci e si teletrasportò via lasciando l'intera stanza incredibilmente silenziosa e vuota.
La sua allegria era incredibile e i suoi sbalzi di umore a volte allarmanti, ma era rimasto lo Splendor di sempre, quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi...
Ma allora perché tutta questa faccenda mi lasciava dentro uno strano senso di inquietudine? Andai verso la libreria e presi un libro, cercando di concentrarmi sulla lettura. Gli unici rumori che si udivano in quel momento erano quello dei fogli di carta e il ticchettio dell'orologio a pendolo.

Tik tok!

Avvicinai di più il volto alle pagine, cercando di ignorare quel rumore che stava iniziando a tediarmi e la mia strana sensazione.

Tik tok, tik tok!

Appiccicai la faccia nel libro, cercando di farcela sparire al suo interno. Sembrava quasi come se il ticchettio stesse aumentando di volume.

Le disavventure di uno Slender frainteso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora