Four

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Esco ansiosa dall'istituto e imbocco la prima svolta a destra per raggiungere il tetto della scuola. Non mi sento molto a mio agio sapendo che tra qualche secondo il mio corpo si troverà in un bivio tra l'essere lanciata giù dalla struttura e il sopravvivere nonostante ci possano essere rischi e pericoli.

In sintesi: me la sto facendo sotto.

Avrei sicuramente preferito un incontro in un caffè o semplicemente in biblioteca, di solito non mi è molto difficile contenere le emozioni ed evitare di urlare in un luogo di assoluta preghiera.

Ma no, Alec e Dominic sono tipi da pericolo e tenebre, i classici tipi dall'aspetto angelico.

Salgo le scalinate in ferro e con calma raggiungo l'apice. Completamente deserto, l'unica stupida presente qui sopra sono io.

Mi sento stupida e stranamente illusa.

Decido di non darla vinta al mio non coraggio e mi siedo sul muretto posto al centro.

Non ci vuole molto prima che solo Dominic faccia la sua entrata e in men che non si dica me lo ritrovo seduto accanto a me.

Mi prende il viso tra le mani e si avvicina al mio orecchio, facendo sfiorare il suo naso con il mio.

«Sono qui, piccola», sussurra, lasciando che la sua lingua accarezzi la mia pelle. «Pensavi non venissi, vero? Pensavi che tutto questo facesse parte di un complotto..»

Annuisco.

Non riesco a fare altro, mi sento quasi immobilizzata al suo tocco. Come può essere possibile una cosa del genere? Perché sono così vulnerabile?

«Amo il tuo profumo», dice, piegandomi le braccia ed annusandomi il petto. «Ma il tuo collo... Dio, mi fa-»

«Emeraude!», improvvisamente una voce squillante mi fa saltare sul posto.

Mi guardo intorno.

Dominic non si trova accanto a me ed io non ho le braccia cinte dalle sue mani.

«Cosa succede?», domanda sospettoso Alec, prima di avvicinarsi a me.

Lo osservo attentamente e sbuffo.

«Niente che non desidero», ammetto, alzandomi dal muretto e raccogliendo la borsa dal pavimento. «Allora, cosa devi dirmi?»

«Non devo dirtelo io, anche se so che è uno dei tuoi più grandi desideri, piccola. Vieni con me», ghigna, tendendomi la mano.

Esito per qualche secondo, ma poi l'afferro.

«Non devi spaventarti, intesi? Tieniti stretta a me, se necessario – fidati è necessario – abbracciami, non lasciarmi per nessun motivo. Questa è una delle cose che dovresti sapere», afferma, facendomi sistemare proprio come mi ha spiegato qualche secondo fa.

Lo stringo con tutta la forza che ho e lui fa lo stesso, dopo qualche secondo inizio ad urlare incessantemente.

Come cazzo è possibile? Come è riuscito a muoversi così velocemente, impiegando la bellezza di dieci secondi al chilometro... come ha fatto?

Quando si ferma sono completamente tremante. Non ho mai provato così tanta adrenalina e paura tutte insieme. Non riesco ancora a trovare una spiegazione a ciò che è appena successo.

Se lo raccontassi in giro mi prenderebbero per pazza.

«Come cazzo hai fatto?»

Fa un passo verso di me, ma istintivamente gli punto un dito contro e gli intimo di non avvicinarsi.

«Sei qui per questo, Emeraude», mi volto di scatto.

Mamma.

Oh mio Dio, mamma.

È così cambiata. Ha la pelle giovane, i capelli lunghi ed è perfettamente ordinata.

«Mamma...»

«Sei diventata così bella», si complimenta, prima di stringermi in un abbraccio.

Ho le lacrime agli occhi.

Per quanto possa essere stata una madre di merda non riesco ad odiarla, il fatto che io possa perdere anche lei mi fa gelare il sangue nelle vene.

«Sei guarita? Sei così...»

«Si, tesoro, ho smesso con quella roba ed è grazie a James se è stato possibile... ma entra, non è per questo che sei qui», e all'improvviso mi ritorna in mente l'episodio accaduto qualche minuto fa.

[Mezz'ora dopo]

«Cosa cazzo stai dicendo?», urlo, incredula.

Non voglio diventare un mostro, tantomeno voglio assomigliare a questi tre scarti umani.

Merda, mamma, merda. Perché ti sei lasciata andare?

«Non venderò la mia anima al diavolo...», mi alzo di scatto ed esco di casa, iniziando a camminare verso quella che dovrebbe essere la macchina di Alec.

Ancora non capisco perché ha dovuto dirmelo per forza, poteva tranquillamente venirmi a prendere in auto e tenermi all'oscuro di tutto, mi avrebbero semplificato la vita. Di molto anche.

«Emeraude!», mi sento chiamare da dietro.

Mi volto, ma di scatto mi ritrovo il moro difronte a me, nella direzione esatta in cui il mio sguardo era puntato poco prima.

«Devi ragionare... ti uccideranno», ammette e per la prima volta riesco a percepire la preoccupazione nel suo sguardo.

Rabbrividisco.

«Non devono saperlo per forza»

«Tu non capisci, in questo mondo non si ragiona così. Tra gli immortali è tutta questione di mantenere il segreto. Nessuno deve sapere di noi. Se si venisse a sapere che un mortale è a conoscenza della nostra esistenza inizierebbero a cacciarti», spiega, bloccandosi dopo poco. «ma in te c'è qualcosa di diverso... ho provato a soggiogarti ed è stato impossibile, completamente»

Lo scruto confusa.

Cosa vuol dire adesso "soggiogarti"?

Questa storia deve troncarsi sul nascere, non sono in grado di sostenere una cosa così grande.

«Non ho idea di cosa tu stia parlando. Ascoltami, io non dirò una parola, ma tenetemi fuori da tutto questo.. Sia a me che a mia sorella, è una cosa troppo grande per me», concludo, salendo in macchina. «Portami a casa»

Spero che la storia vi stia piacendo.

Aggiorno molto lentamente, lo so, ma sono leggermente impegnata tra tutto.

È la prima volta che leggete uno spazio autrice ed è quasi emozionante haha

Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento e se vi va lasciate anche una shtelina

Dangerously || Dominic SherwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora