Capitolo 14

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Prima di tutto, ripetete insieme a me, Rebecca sei una stronza.

Credo che uno scusa non sia abbastanza per esprimere quanto io sia dispiaciuta per aver abbandonato per la seconda volta questa storia, non so perché mi sia così difficile da scrivere, ma stavolta è la volta buona in cui la continuo.
Dunque insultatemi per un po' qui e ricominciamo da dove ci eravamo fermati.

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C'è sempre un grande ed enorme ostacolo davanti ad ogni traguardo.

Non andate a cercare questa frase su Google perché è stata la sottoscritta ad inventarla, e se qualche filosofo l'ha detta prima di me, beh, voi fate finta di niente e continuate a essere convinti che l'abbia detta io per prima.

Davanti al vostro panino con doppio bacon al McDonald ci sarà sempre una fila lunghissima a rallentarvi, davanti alla promozione ci sarà sempre una materia scomoda e incomprensibile, davanti ad un film meraviglioso ci sarà sempre un interminabile pubblicità sugli assorbenti e davanti ad ogni sogno adolescenziale ci sarà sempre l'ostacolo più grande mai creato da Dio in persona.
I genitori.

"Ma mamma" Sbuffo tenendo il cellulare premuto all'orecchio mentre la donna riprende fiato dopo le sue urla, diciamo che sentirsi dire da sua figlia di diciannove anni che sarebbe partita per più di una settimana insieme a una band famosa verso Parigi, ovvero dall'altra parte del mondo, non le è piaciuto più di tanto.

"Ma mamma un piffero Rebecca, scordatelo di andare a Parigi avvisandomi la mattina stessa, sei per caso impazzita? Dove li prendo i soldi per farti andare in una città costosa come quella? Chi ti baderà? Siete giovani, irresponsabili ed immaturi, tutti e cinque, tu non vai capito? E non farmi venire lì a prenderti" Continua ad urlare ed io alzo gli occhi al cielo prima di puntare davanti a me negli occhi dei quattro ragazzi in fila per fare il check-in in aeroporto.

Già, il volo è tra meno di un'ora.

"Posso?" Chiede Calum indicandomi il telefono ed io alzo le spalle porgendoglielo per poi vederlo mentre si schiarisce la voce e guarda i miei occhi intensamente.

"Signora Jones, sono Calum" Dice presentandosi e mia mamma tace qualche istante.

"Calum, ripassami mia figlia che non ho finito con lei e se pensa di poter davvero parti..." Continua mia madre e Calum la interrompe.
"Io sto morendo signora" Dice poi con tono serio, tutti rimaniamo in silenzio e per qualche istante l'aeroporto sembra zittirsi dopo le parole di Calum.

"Calum Thomas Hood, ormai sei grande, dunque apri bene le orecchie mentre ti dico di andare a farti fottere, il tuo pass del cancro non funziona neanche con me" Urla mia madre dall'altra parte della cornetta e tutti noi scoppiamo a ridere compreso Calum il quale cerca inutilmente di interrompere mia mamma la quale imperterrita continua a urlare e insultarci per la nostra immaturità di prendere le decisioni senza pensarci.

"Signora Jones le voglio bene, è come una seconda mamma, amo i suoi biscotti all'arancia ma ormai ho pagato i biglietti e l'hotel, dunque le auguro una buona giornata, continui a volermi bene, venga al mio funerale quando esso verrà fatto e continui a non odiare sua figlia, ciao ciao, la chiamiamo quando arriviamo" Urla Calum sovrastando le urla di mia madre per poi chiudere con il fiatone la chiamata e sorridere ripassandomi il cellulare mentre io lo guardo incredulo.

"Mia madre mi ucciderà dopo questa" Dico sconsolata e sentendomi una figlia orribile.
"Oh, dunque ti unisci anche te al club delle persone che moriranno presto? Benvenuta" Dice scherzando il moro ed io lo guardo male.

"Signori, i vostri biglietti, buon volo" Ci giriamo tutti verso la hostess la quale con un gran sorriso ci porge i biglietti appena stampati.








ONE YEAR // CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora