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It's really a b****to not have something you want to do  





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Aprirono le tende e una forte luce inondò la grande camera. Le pareti bianche rifletterono la luce del sole sul volto di lui che coprì istintivamente con le pesanti coperte.

-Signorino Seo, deve svegliarsi. La voce della donna non disturbò minimamente il sonno del ragazzo e lo vide continuare a dormire. -Aigoo! Questo ragazzo, si precipitò sul letto e gli tolse da dosso le coperte. L'aria pungente e mattutina lo fece rabbrividire e sussultò infastidito. Aprì gli occhi quasi sforzandosi e senza nemmeno capire chi è che fosse stato a disturbarlo, alla cieca alzò il tono di voce irritato. -Mai più, capito? Mai più! e si alzò dal letto dimenticando quasi il brusco risveglio.

Le sette erano passate da un po' eppure il colore del cielo si ostinava a mantenere qualche traccia dei colori dell'alba. Era da un po' che non si svegliava così presto la mattina, per un attimo aveva rivisto gli anni trascorsi alla superiori, solo che quella mattina, invece di indossare la solita divisa scolastica, si limitò a mettere dei jeans neri e una camicia dal colletto ben stirato, non aveva idea di come sentirsi. Si stava preparando per il progetto giorno di università, quella nuova. Era la terza università che cambiava nel giro di nemmeno un paio di anni e si stava ritrovando con sempre più esami, sembrava essere una corsa senza fine. Ma ogni scusa era buona per cambiare e qualsiasi suo capriccio sarebbe stato accontentato, a poco si sarebbe stancato di questo giochetti, voleva solamente giocare con la pazienza dei suoi genitori.
-Signorino Seo, è pronto? , si sentì la domestica da fuori la porta del bagno che lo attendeva per la colazione. -Sì, rispose secco e senza degnare di una minima attenzione la domestica, scese le scale. Ai suoi passi se ne susseguirono degli altri e capì dal solo suono delle solette delle scarpe che si trattatava di suo padre e come ogni mattina, era vestito elegantemente con i capelli impeccabili e il viso raggiante. Ogni mattina sembrava ringiovanire di cinque anni. I loro sguardi si incrociarono, ma i loro corpi e la loro attenzione si evitarono come se l'uno fosse allergico all'altro.
-Ancora con questa storia? Ma ne avete almeno discusso? e si sentì la voce della madre attraversare l'immenso atrio decorato da sole statue e tappeti persiani. Sia il figlio che il marito la evitarono. Sbuffò più di una volta e si mise a sedere una volta che vide il marito uscire di casa e il figlio sedersi a tavola per la colazione.
-Buongiorno figliolo, sorrise al ragazzo che le stava di fronte e a separarlo da lui un immenso tavolo in mogano stracolmo di decorazioni in argento e cibo e frutta ben sistemati su vassoi eleganti e ben decorati. A stento le loro voci si raggiungevano.
Kangjoon le curvò appena le labbra formando uno scialbo sorriso privo di denti e con la bocca piena. Si sentì il lungo sospiro della madre e poi le domestiche prendere i piatti vuoti attorno a lei.
-Kangjoon, perché fai così con tuo padre? Lo sai che le sue intenzioni non sono maligne, il tono di lei sembrava essere stanco e quasi affranto nel ripetere le stesse identiche parole ogni mattina. -Non saranno maligne, ma sono frustanti. Vorrei fare tutto con calma e potermi laureare nei limiti del mio tempo e invece lui vorrebbe che fossi già sposato per avere nelle mie mani la sua azienda! Mamma, l'unica cosa che vi ho chiesto è stata quella di scegliere da me il mio futuro, ma state sbagliando!- tossì appena rendendosi conto di aver alzato troppo il tono di voce. Calò il silenzio per un attimo, poi la madre, con fare lieve, come se stesse sussurrando un segreto ad un bambino, riprese a parlare:
-Kangjoon, io e tuo padre vogliamo solo il meglio per te. Ti abbiamo aiutato a cambiare università e ci auguriamo che in questa tu ti possa trovare meglio e seguire il percorso che ti renda felice e che riesca anche a realizzarti, ma se vuoi continuare a stare bene e a vivere ancora nei tuoi capricci, sai bene da che cosa dipende. Se non sarai tu a gestire l'azienda, dimenticati tutto questo.- indicò la stanza intendendo l'intera casa e la tavola ben apparecchiata -hai solo bisogno di una ragazza e non puoi dire che ti mancano! Senti, non prendere impegni per stasera. Ti ho organizzato un appuntamento con la figlia del Signor Kim, non dimenticarlo.
Si alzò dalla sedia e lasciò il figlio da solo a completare la colazione. Sapeva bene che non avrebbe dimenticato l'appuntamento e altrettanto sapeva che sarebbe rientrato a mani vuote, come, fino ad allora, aveva sempre fatto.

"Devo solo trovare una ragazza" si ripeté in mente una volta entrato in macchina. Aprì il tettuccio della decappottppabile e lasciò che l'aria inondasse la pelle della macchina. Indossò gli occhiali da sole e digitò sullo screen della macchina il numero di telefono di E'Dawn. Dopo due squilli, l'amico rispose al telefono.
-Yo!
- E'Dawn, dove sei?
-Sono appena uscito di casa, sto andando alla fermata del bus.
-Lascia perdere, ti passo a prendere io
-Ma stai usando la tua macchina?
-E certo
-E tu vorresti andare all'università con la tua decappottabile?
-Che c'è di male?
-Vuoi davvero dare subito nell'occhio? Raggiungimi a casa e lascia la macchina in garage, andremo in autobus
-Tu sei pazzo! Io non mi sposto in autobus nemmeno sotto tortura.

-Non ci credo, alla fine mi hai convinto. E'Dawn rise e cercò di evitare lo sguardo furioso dell'amico. -La prossima è la nostra fermata, aggiunse.

Una volta scesi dal bus, si vide una scia disordinata di studenti che si dirigeva all'ingresso senza alcuna fretta. Sotto gli alberi dei piccoli parchi che circondavano la facoltà c'erano dei ragazzi immersi nei propri appunti e i professori che parcheggiavano silenziosamente le loro auto.

-Lì c'è il parcheggio, non avrei avuto alcun problema.
-Kangjoon, non ti puoi presentare il primo giorno di università con un Audi decappottabile senza tetto e con i vetri oscurati. Sarà per un'altra volta. Kangjoon guardò trovo l'amico, ma alla fine rinunciò e rimase in silenzio.

Si sentì in lontananza il frastuono di una campanella, -Oh, devo scappare, il professore Choi mi ammazza se arrivo in ritardo alla prima lezione, e veloce come le parole che aveva appena detto, corse via lasciando solo l'amico. -Fantastico- e si guardò intorno spaesato, cercando sul foglietto dell'orientamento dove fosse l'aula della prima lezione.
Entrò in facoltà e prima di addentrarsi, augurò a sé stesso un in bocca al lupo.

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