II

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Margherita aveva ripreso conoscenza.
Sapeva che non era morta, sentiva il "bip" della macchina accanto a lei, e il rumore di città che veniva dall'esterno della finestra.
In più qualche volta sentiva delle voci che dovevano venire dal corridoio.
Non voleva aprire gli occhi: se lo avesse fatto, avrebbe reso definitivamente reale l'incidente.
Aveva paura anche a muoversi, per scoprire le conseguenze di quello che era successo.
Da qualche parte nella stanza, sua madre stava singhiozzando.
Eppure Margherita non voleva aprire gli occhi.
Sua madre tirò su con il naso, e ricominciò a piangere.
Margherita entrò in un vortice di torpore che la fece ricadere nel sonno.

-Cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo?- ancora sua madre che piangeva.
Questa volta, Margherita lo percepì, era un pianto liberatorio, e non solo addolorato come lo aveva sentito la prima volta che si era svegliata.
-Shh, tutto passa, ricominceremo da qualche parte più forti- sta volta c'era anche suo padre.
Carezzava la schiena di sua madre, come fanno le mamme con i bambini.
Almeno questo poteva sentirlo.
Ancora non voleva aprire gli occhi, decise che non li avrebbe aperti mai più.
Li sbarrò, incurante se qualcuno nella stanza avrebbe potuto notare o meno quel movimento.
Evidentemente i suoi erano assorti nel discorso, e non c'era nessun altro.
Ma dov'era Aurora?
Perché non le avevano messe in stanza insieme? Così lei avrebbe aperto gli occhi, e avrebbero fatto finta di stare nella loro cameretta condivisa a casa.
Si perse nei pensieri, e sprofondò ancora nel sonno.

Non avrebbe più voluto svegliarsi. Dormire per sempre, con sogni belli come quello che aveva appena fatto.
In sogno aveva visto sua sorella: erano in un giardino meraviglioso, con il sole che illuminava tutto intorno a loro, e i fiori di mille colori che profumavano l'aria.
Si erano sedute per terra e avevano iniziato a parlare.
Margherita non ricordava di cosa, ma era la pace e la tranquillità che aveva provato, che ora la colpivano.
Il sogno era finito con sua sorella che la guardava seria in viso dicendole qualcosa, ma lei non aveva capito, e stava chiedendo di ripetere.
Probabilmente era stato il dottore a svegliarla.
Non doveva esserci nessuno nella stanza, perché lui si avvicinò e le parlò direttamente.
-So che sei sveglia. Ai tuoi non ho detto niente, tua madre potrebbe impazzire da un momento all'altro. Li stai facendo soffrire più di quanto già non possano fare, quindi, ora che siamo solo io e te, apri gli occhi e facciamo finta che ti sei svegliata proprio ora-
A quelle parole Margherita non era pronta.
Smise di respirare per un attimo, e i muscoli del suo viso si tesero.
-Apri gli occhi, Margherita- ripeté gentilmente.
No, se l'avesse fatto avrebbe potuto dire addio al Mondo dei Sogni e a quel comodo torpore apatico in cui ricadeva sempre quando era sveglia.
Non era pronta neppure ad aprire gli occhi.
Non voleva.
-Apri gli occhi- continuò gentilmente il dottore.
Apri gli occhi.
No.
Aprili.
No.
Margherita, apri i tuoi occhi.
Non voglio.
Svegliati.
No.
Sì.
Margherita aprì gli occhi, contro il suo volere le palpebre avevano seguito il comando esterno.
Anche se erano incollati tra di loro, lei combatté per aprirli senza nemmeno volerlo.
Vide il soffitto sopra di se, ovviamente bianco.
Lo fissò qualche secondo, dando prova di non aver voglia di guardare altro.
-Bentornata, Margherita- disse il dottore -Finalmente vedo il colore dei tuoi occhi. Sono molto belli- aggiunse commentando il marrone dei suoi occhi.
Si chinò su di lei, mentre le sorrideva.
-Ora iniziano gli esami- disse ancora, na quadra volta con un tono dispiaciuto.
Non mentiva, e Margherita si ritrovò nella stanza infermiere e infermieri che le prelevavano il sangue, che le misuravano la pressione, che le chiedevano di seguire la luce con gli occhi, che le chiedevano se le faceva male qualcosa e dove, che medicavano la sua ferita.
Ma dov'erano mamma e papà?

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