5. Una falsa percezione.

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Capitolo 5.

Il giorno dopo le lezioni iniziavano alle due del pomeriggio, ma Charlotte non era riuscita a dormire se non per poche ore e il suo aspetto era, ovviamente, cadaverico. Cercò di sistemare le occhiaie con il fondotinta ma fu tutto inutile, Violet avrebbe preso la palla al balzo e le avrebbe detto di vuotare il sacco. Fece un pranzo veloce, la classica insalata di lattuga con il pollo, e poi uscì di casa. Anche quel giorno avrebbe dovuto prendere il treno, ma per una volta non dovette aspettare, dato che era arrivata appena in tempo. Stessa porta, stessi sedili, stessa posizione strategica e stessa gente. Appoggiò la testa sul finestrino e rimase così durante il tragitto, si era sentita osservata tutto il tempo dal ragazzo che il giorno prima le era venuto addosso, ma quel giorno aveva deciso di ignorarlo. Al solito, poco prima che dovesse scendere alla sua fermata si alzò e si sistemò davanti alla porta, si tenne stretta alla sbarra metallica del treno prima di allentare definitivamente la presa e uscire. Qualcuno le venne addosso, ma non si sprecò nemmeno a guardare la persona in faccia, sentì solo delle scuse. Quando prendeva il treno era sempre così, la gente troppo impegnata a scendere non faceva altro che venirle addosso, passarle accanto come un razzo senza considerare il suo corpo e la sua persona: facendola sentire invisibile. Le scuse le sembrarono familiari.

Scusami non volevo spaventarti.

Era lui. Guardò nella direzione opposta rispetto a lei, verso dove era andato lui ma c’era troppa gente. Non riusciva a vedere nessuno, non riusciva a distinguerlo, la prima volta era andato mimetizzandosi con gli altri, la seconda aveva fatto la stessa cosa. Se riusciva a essere così anonimo, identico agli altri, forse aveva ragione a dirle che lei si meritava di più. Continuò a cercarlo per qualche minuto ma, semplicemente, si rassegnò. Era buio, lo aveva visto solo per metà, non sarebbe stata capace di riconoscerlo, era un dato di fatto e non poteva cambiare le cose. Si incamminò, come il giorno prima, verso il palazzo in cui aveva lezione e dopo aver trovato l’aula si andò a sedere in una delle tante sedie disponibili, prese il posto anche per Violet e aspettò in silenzio.

Si disse che aveva sentito male, che non poteva essere lui, che era una di quelle allucinazioni volute, solo una falsa percezione in assenza di uno stimolo reale. Anche se lo stimolo reale, la botta alla spalla, esisteva non voleva dire che quelle scuse, dette con quello specifico tono di voce, potevano corrispondere a lui. Quella era decisamente un’allucinazione per farle avere la sensazione che in realtà lui l’aveva davvero cercata, che alla fine non era poi così insignificante e che forse qualche essere umano maschile poteva anche essere attratto da lei.

“Non hai idea della confusione, Charlotte.” 

Violet era arrivata correndo, buttando Mary Poppins sul suo tavolino e alla fine salutò l’amica.

“Immagino.” 

Si ricompose un attimo, non voleva che Violet iniziasse a bombardarla di domande, non aveva proprio voglia di risponderle; lei si sedette vicino a Charlotte e riprese un po’ di fiato.

“Hai trovato il libro? L’esame è la prossima settimana.”

“Mi dovrebbe arrivare l’email a breve.” – rispose Charlotte – “Però se arriva dovrei iniziare a studiare e, per ora, non ne ho voglia.”

Si girò verso Violet.

“Almeno ho una buona scusa per non studiare, no?”

“Senza la materia prima, non si va lontano.”

“Esatto.”

Violet sistemò le sue cose, uscì il portacolori, il quaderno, il libro: classico assetto da studio; era solita accamparsi nel banco del giorno nonostante ci dovesse passare pochissimo tempo, l’unico problema era che non fosse a casa sua. Il professore era già mezz’ora in ritardo ma il tempo per lui era relativo, era nei suoi standard arrivare tardi e fin dalla prima lezione era stato chiaro su questo punto. Lapidario. Era arrivato con un’ora di ritardo e pur essendo in difetto non si era scusato, lui era un classico esempio di Dio sceso in terra. Lui era il professore e nessuno poteva dirgli niente su come comportarsi e sul rispetto degli altri individui.

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