26. Protezione e solitudine.

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Capitolo 26.


 

Lo guardava dormire da parecchi minuti.
Subito dopo aver fatto l’amore, Andrew l’aveva guardata, le aveva dato un altro bacio sulle labbra e aveva iniziato a parlare di come si sentiva completo in quel momento. Nel frattempo aveva visto le sue palpebre farsi sempre più pesanti e si era addormentato tra una parola e un’altra. Charlotte non lo riteneva un gesto da maleducati, anzi, aveva sempre pensato che riuscire ad addormentarsi vicino ad un’altra persona era dettato dal trovarsi bene, così bene da rilassarsi completamente e addormentarsi. Per lei era così ma non poteva essere certa che per Andrew fosse lo stesso. Sospirò a fondo, sentendo l’aria invaderle pienamente i polmoni e si andò ad accoccolare sul suo petto, cingendo la vita del ragazzo con il braccio destro. Appoggiò l’orecchio su quel corpo, per sentire il ritmo dei battiti del cuore di Andrew e, se prima non riusciva a stargli dietro, pian piano si abituò a quelle pulsazioni continue ed incessanti. Ebbe modo di ascoltare la parte più intima del ragazzo, come se adesso lo stesse ascoltando davvero, come se stesse ascoltando il vero Andrew e sentì un brivido correrle lungo la schiena. Era sbagliato fare paragoni in quel momento ma Kyle non si era mai addormentato accanto a lei e quindi Charlotte non era mai riuscita a soffermarsi su di lui; a posteriori quel rapporto sembrava completamente sbagliato, come se fosse stato meglio che non esistesse. Percepì Andrew sussultare e diresse lo sguardo verso di lui: si era appena svegliato.
Il ragazzo ci mise qualche secondo a capire che si trovava a casa sua, nel suo letto e per di più accanto a Charlotte. La guardò negli occhi e le sorrise, strofinandosi con una mano l’occhio sinistro.
“Scusa Charlotte, non lo so cosa mi è successo.”
E invece lo sapeva cosa gli era successo, si trovava così bene da essersi addormentato.
“La stanchezza ci sta, Andrew.”
“Ti assicuro che non sono per niente stanco.”
Charlotte sentì il suo tono farsi allusivo e gli diede un buffetto sulla pancia.
“Classica battuta da ragazzo.”
Lui le sorrise, si girò verso la porzione di letto dove era sdraiata e la circondò con entrambe le braccia, abbracciandola.
“Dai sto scherzando. Avresti dovuto capirlo, eh. Sei tu la psicologa qui.”
E mentre Charlotte rideva, Andrew si perse ad ascoltare il tono della sua risata, tra l’odore dei suoi capelli e la morbidezza della sua pelle. 


but as long as you are with me, there is no place i’d rather be.  
 
 
“Andrew, sono già le cinque e mezza del pomeriggio. Per quanto vorrei rimanere qui insieme a te, devo andare.”
La vide rivestirsi, coprendo sempre più pezzi di quella pelle che poco prima aveva accarezzato e avendo la consapevolezza che ci sarebbero stati altri milioni di pomeriggi come quelli. Charlotte si guardò allo specchio, guardò Andrew ancora nudo sotto il piumone e si sarebbe intrattenuta di più se non fosse stato per l’influenza di sua madre.
“I miei capelli stanno messi male come sembrano?”
Andrew rise e le fece cenno di andare verso il letto e sedersi. Le accarezzò le ciocche ramate, cercando di uniformarle e le lasciò dei leggeri baci prima sulla guancia e poi sulle labbra.
“Così non me ne vado più, però.”
“Lo scopo è quello.”
Si lasciò baciare altre due volte prima di alzarsi, repentinamente, dal letto.
“Vestiti, devi accompagnarmi alla porta.”
Andrew recuperò i suoi vestiti e dopo averli indossati, percorsero la strada verso l’ingresso di casa sua a ritroso, con ancora i ricordi di poche ore prima impressi nella mente.
“Allora io vado.”
“In realtà volevo accompagnarti fino alla macchina. Siamo venuti qui a piedi e da qui al parco non è il massimo.”
Charlotte si sorprese, gli aveva insegnato tutto sull’amore così velocemente?
“Così ti perdi il calore di casa tua.”
Fece finta di non ascoltarla, afferrò le chiavi di casa e chiuse con cura la porta. Le prese la mano, poco dopo, e le lasciò un leggero bacio sulla bocca.
“Mi basta l’odore del tuo bagnoschiuma sul mio cuscino, per adesso.”
La vide arrossire e non dire niente, era come se avesse trovato un modo per zittirla e anche velocemente. Strinse più forte le dita attorno alla sua mano e a poco a poco sincronizzarono il passo, andarono sempre più lentamente perché entrambi sapevano che si sarebbero lasciati alla fine di quella camminata, anche se per poco. Arrivarono alla macchina senza aver fatto grandi discorsi, avevano parlato del tempo, di quelle nuvole che volevano prepotentemente oscurare il sole e alla fine si guardarono, lasciandosi le mani e mettendosi l’uno di fronte all’altra.
“La prima volta che ci siamo incontrati mi hai detto che sarei rimasta delusa da cosa c’era sotto la maschera ma adesso sono sempre più convinta che non sia così.”
Andrew le sorrise e la abbracciò forte, sentendola più vicina di quanto non fosse mai stata, lasciò che fosse il suo corpo a parlare per lui e provò a trasmetterle quanto lui fosse felice e quanto aspettasse da tutta la vita qualcuno che gli dicesse che lui valeva la pena, che lui valesse ogni singola emozione provata.
“Non potevi rendermi più felice di così.”
Charlotte rimase stupita perché non credeva che quella frase potesse fargli quell’effetto e, poco dopo essersi staccata da quell’abbraccio, gli prese il viso con le mani per baciarlo; non appena il contatto tra le loro labbra finì, la ragazza si avvicinò alla macchina. Inserì la chiave metallica e girò in senso antiorario per aprire l’abitacolo, posò un delicato bacio sulla guancia di Andrew e con un sorriso lo salutò, subito prima di posizionarsi sul sedile. Indossò la cintura di sicurezza, come ogni neopatentata esistente nel mondo, e scosse la mano verso Andrew che si era spostato sul marciapiede. Strinse più forte le mani sul volante e spinse l’acceleratore, cambiando poco dopo marcia, aprì il finestrino per fare entrare un po’ di aria e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli. Mai come in quel momento sentiva di essere completa, sapeva che avrebbe scandito ogni momento di quella giornata nella sua mente ma non voleva iniziare in quel momento; avrebbe aspettato di sdraiarsi sul suo tappeto color fiordilatte. 

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