Capitolo 11

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Il palazzo che ospita l'ufficio del medico legale di Manhattan, al 520 della First Avenue, aveva sempre suscitato nel detective Carter un profondo senso di disgusto, che lui stesso non era mai riuscito a spiegarsi del tutto: forse perché quel moderno edificio, in cemento e vetro, gli sembrava come fuori posto, in mezzo agli altri palazzi in mattoni rossi, figli di una New York così vecchia che nemmeno Andy l'aveva mai conosciuta; forse per quell'odore di disinfettante, che aleggia perenne in quei corridoi e ti impregna i polmoni ogni volta che sei costretto ad entrare in lì dentro.

O, semplicemente, per quelle storie cariche di dolore e di morte che le vittime che vi si trovavano all'interno inevitabilmente portavano con sé.

Il laboratorio del dottor Mills si trovava al primo piano del palazzo, anche se non era facile da raggiungere, a causa di quella fitta rete di cunicoli e corridoi, le cui pareti erano dipinte per metà di un azzurro pallido, e per l'altra metà di un grigio cenere che ricordavano, nemmeno troppo lontanamente le corsie di un ospedale.

Quello di Mills, era uno dei laboratori più grandi in qui si trovavano ben quattro tavoli operatori destinati alle autopsie e ben quindici celle frigorifere in cui venivano conservati i cadaveri. Le pareti del laboratorio erano ricoperte, per tre lati, da piastrelle bianche e azzurre perfettamente alternate, che alla luce delle potenti lampade al neon provocavano, a chi entrava, un violento shock visivo a causa del contrasto tra la lucentezza derivata dal riflesso delle mattonelle, e quello derivato dal freddo acciaio dei tavoli operatori e delle celle mortuarie che si trovavano disposte sul lato in fondo della stanza.

Appena Carter e Ceccanti aprirono le porte e entrarono nella stanza, videro il dottor Mills chino su uno dei tavoli, impegnato con uno dei suoi "pazienti".

Il rumore della sega elettrica che stava usando per aprire il cranio della giovane donna stesa sotto di lui, impedì a Mills di accorgersi della presenza nella stanza dei due detective, e la sua attenzione fu richiamata dal suo assistente che lo stava aiutando il quella macabra operazione, e che gli indicò di guardare alle sue spalle.

<<Benvenuti detective!>> disse Scott Mills, con tono amichevole, voltandosi verso di loro tenendo in una mano il ferro del mestiere e nell'altra la metà della scatola cranica che aveva appena sezionato.

Subito, sul volto di Nathalie, si delineò un imminente conato di vomito, che la costrinse ad abbassare lo sguardo.

Il dottore se ne accorse, e subito provvide a passare quegli orribili trofei al suo assistente, che delicatamente li appoggio sul carrello operatorio, posto accanto a colei che fino a poco prima ne era stata la legittima proprietaria.

<< Mi scusi detective, ma a volte mi dimentico di quanto possa essere difficile avere a che fare con esseri viventi che respirino>> si giustificò il medico legale, anche se i suoi occhi mal nascondevano il fatto che quella scena lo aveva fatto divertire non poco.

Anche Andy si era accorto della défaillance della sua collega, e nemmeno lui era riuscito a trattenere un sorrisetto divertito.

<< Non si preoccupi dottore!>> intervenne Andy << è ancora giovane. Stando alla omicidi avrà modo di abituarsi molto presto alla vista del sangue e dei cadaveri.>>

<< Per tua informazione credo di aver già visto un numero sufficiente di cadaveri da desiderare ardentemente di vederne un altro il prima possibile: il tuo!>> disse Nathalie con un tono tra il minaccioso e lo speranzoso.

<<Oh oh oh .... Calma i tuoi bollenti spiriti detective! Qui nessuno voleva offenderti!>>

<< Le faccio le mie scuse, detective. Non accadrà più!>> Il dottor Mills era davvero dispiaciuto.

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