I- Venerdì 13

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Prima di iniziare qualche piccolo chiarimento.
È la prima volta che mi imbarco in una storia "horror", quindi non vi so garantire chissà quale grande capolavoro... anche perché sono abbastanza nuova nel mondo dei creepypasta.
Seconda ed ultima cosa: Jeff the Killer è il personaggio che al momento preferisco, ma per motivi che poi spiegherò qui giù ho apportato solo una piccola modifica nel suo aspetto. Praticamente ha il taglio sulle guance a mo' di sorriso, ma ha le labbra.
Semplicemente per ovviare il problema di storie dove leggo di un bacio e mi viene da pensare che sia leggermente impossibile baciare una persona senza labbra.
Poi vedrete.
Amen.

Quel venerdì sera sembrava non passare mai e l'unica cosa a farmi compagnia era il vento che batteva furioso contro le finestre della mia abitazione.
Mi piaceva stare a casa da sola ogni tanto, ma non essere costretta a starci a causa dell'influenza che mi ero beccata il mercoledì prima.
Non trovavo giusto essere barricata qui mentre mio fratello Brandon, più piccolo di due anni, se la spassava in giro con chicchessia.
Mi aveva promesso che sarebbe rincasato entro mezzanotte e solo accompagnato in macchina dai suoi amici. In cambio di questo piccolo accordo non avrei fatto la spia ai miei genitori, attualmente in viaggio nel Grand Canyon per festeggiare i loro 25 anni di matrimonio.
Normalmente non ero una sorella appiccicosa o spiona, ma vista l'aria che tirava ultimamente dovevo assicurarmi il rispetto di alcune regole per il quieto vivere.
Purtroppo, infatti, da qualche mese nella mia città, così come in altre vicine, si erano verificati macabri omicidi per mano di uno o forse più menti disturbate. La cosa andava avanti da un po' ed anche se non era il massimo restare a casa da sola, in simili condizioni, mi sentivo abbastanza sicura con tutte le porte e le finestre ben chiuse e l'allarme attivato.
Nemmeno ai miei genitori andava molto a genio stare così lontani da casa, ma avevano quel viaggio in serbo da anni ed io e Brandon eravamo riusciti a convincerli a non perdere l'occasione, ovviamente dopo settimane e settimane di rassicurazioni e promesse.
Promesse che attualmente non stavamo mantenendo del tutto, dato che ci era stato proibito tra le tante cose di uscire dopo il tramonto o restare in casa da soli.
Ci avevano messo alle calcagna la vecchia vicina impicciona per controllarci, la classica persona che spia da dietro le tendine delle finestre e va in giro a spettegolare i fatti altrui. Era una grande scocciatura, ma sempre meglio di una babysitter. Ci avevamo messo due settimane a convincerli che fossimo troppo grandi per una cosa del genere e alla fine avevano acconsentito, affidandoci però agli occhi da falco della signora Patterson.
Fortunatamente sia io che mio fratello eravamo abbastanza scaltri da raggirarla per fare i nostri comodi e quindi la cosa non ci pesava tanto.
Passai la serata a frugare nell'armadio di Lucie, mia sorella maggiore di quattro anni attualmente studentessa universitaria a miglia di chilometri di distanza, alla ricerca di vestiti interessanti da rubarle. Il tutto mentre cantavo usando una spazzola come microfono; mi comportavo esattamente come qualsiasi teenager della mia età e conducevo una vita assolutamente normale.
Scesi al piano di sotto al solo scopo di prepararmi una ciotola di pop corn da accompagnare al film horror che avevo intenzione di vedere, buttando un occhio sulla sala illuminata solo dalla luce della televisione col dvd in attesa di partire.
L'orologio a pendolo lì di fronte segnava le undici in punto e il malefico aggeggio non perse tempo per suonare l'ora, facendo rimbombare per la casa quel macabro suono che odiavo fin da quando ero bambina. Avevo cercato in tutti i modi di convincere mio padre a sbarazzarsene, ma era un regalo di nozze e ci era affezionato come non mai.
Io lo trovavo semplicemente inquietante.
Mi tappai l'orecchio sinistro con una mano senza smettere di trafficare sul fornello con l'altra, il tutto mentre la stanza iniziava a riempirsi sempre di più dell'odore di pop corn corn. Avevo già l'acquolina in bocca.
Mentre aspettavo decisi di dare un'occhiata a qualche social network a cui ero iscritta.
Concentrandomi soprattutto su Ask, il mio preferito.
Trovavo affascinante il fatto di poter fare domande o dire cose agli altri in forma anonima.
Iniziai a scorrere con il dito sulla mia pagina trovando come al solito messaggi da ragazzi che mi venivano dietro, insulti da ragazze che a quanto pare mi detestavano e anche richieste strane, come pubblicare una foto dei miei piedi o delle mie labbra. Ero abituata a quella routine in quanto a detta di molti ero una ragazza molto bella e se da una parte poteva sembrare una benedizione dall'altra era un fardello.
Non di rado negli anni mi era capitato di essere seguita da strani ceffi, beccarmi dispetti da ragazze che mi accusavano di essere l'oggetto di interesse del tipo cui morivano dietro o di essere un po' troppo al centro dell'attenzione.
Una volta, nel periodo tra i 15 ed i 16 anni, mi era anche capitato di essere perseguitata da uno stalker di mezz'età. Fortunatamente sparito a seguito della denuncia che avevo sporto.
Un messaggio in particolare attiró la mia attenzione e leggerlo mi fece drizzare i peli sulla nuca, in quanto recitava: "Non sarai bella per sempre, tra poco ne avrai la prova".
Risaliva a dieci minuti prima e suonava un po' troppo come una minaccia, già in passato avevo letto messaggi poco carini... ma mai nulla del genere. Quello era davvero inquietante ed era stato pubblicato in forma anonima.
Tornai in sala con la ciotola di pop corn finalmente pronta e presi posto sul divano, anche se improvvisamente guardare quel film horror non mi sembrava più una buona idea.
Ero talmente irrequieta che feci uno screenshot a quel messaggio anonimo inquietante per poi mandarlo a Sam, la mia migliore amica ed unica persona capace di darmi pareri decenti.
La sua risposta arrivò poco dopo.

Psychopath || Jeff the KillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora