"Loki è il dio degli inganni e ha occhi verdi come smeraldi.
Thor è il dio del tuono ed è più forte di cento giganti.
Odino è il Padre Tutto che sui nove mondi regna,
Mille Figli di rivedere attende, che in giacigli di morte e ombre sognano."
Era la seconda volta che Ivy, nel suo stato di dormiveglia, sentiva quella sorta di filastrocca. Era ripetuta senza sosta dalla voce infantile di un bambino, ma cosa ci fosse di divertente per lei rimaneva un mistero.
La cosa certa era che si trovava sdraiata su un freddo pavimento, con un oggetto non meglio identificato che le provocava fastidio alla schiena. Mani e piedi non erano legati, così decise di interpretare il fatto come un segno positivo. Non riportava danni evidenti, dunque, chiunque fossero i suoi carcerieri non le avevano fatto alcun male. In effetti, aveva il sospetto che il suo rapitore l'avesse semplicemente scaricata lì come un sacco di patate.
Malgrado quelle considerazioni, Ivy non aveva ancora trovato il coraggio di aprire gli occhi per capire cosa avrebbe dovuto affrontare. Per alleviare il dolore alla schiena si arrischiò a girarsi su un fianco, fingendosi preda di un sonno movimentato.
Alle orecchie le arrivò solo la cantilena del bambino e il suono distante di braci scoppiettanti nel fuoco. Per molto tempo rimase in quella posizione, schiacciata dal peso degli eventi, chiedendosi... Era stufa di porsi domande.
La sua mente cercava disperatamente il ricordo dei suoi cari, ma l'unica cosa che vedeva erano gli esseri del laboratorio mentre spezzavano il collo all'uomo dormiente.
Quando quella memoria sgradita divenne insopportabile, il passo successivo per togliersi dalla situazione fu deciso dal suo stomaco.
Il gorgoglio dovuto alla fame sembrò come il rombo di un tuono in un'afosa giornata d'estate: improvviso e fragoroso. In altre circostanze sarebbe potuta letteralmente morire di vergogna, ma a quel punto aveva superato di parecchio quel confine.
Pensieri come quelli appartenevano a un mondo lontano, vivo solo nella sua memoria.
Inizialmente non si mosse. Fu solo quando le narici captarono un invitante profumo di cibo, e il suo stomaco si lamentò nuovamente con un verso imbarazzante, che si decise ad aprire cautamente gli occhi.
Per poco non rischiò un infarto. "Ah! Jack!" strillò il bambino della canzoncina, chino su di lei. "La morta si è svegliata! La morta si è svegliata! La morta si è sv-"
Ivy grugnì. "Smettila di urlare!" borbottò e subito si aggiunse alla richiesta un'altra voce. "Finiscila, Lukas!"
Lei sobbalzò e si acquattò sulle gambe con una prontezza di riflessi che la stupì.
Non è normale.
Il pensiero le sfuggì prima che potesse dargli importanza e Ivy strizzò gli occhi, cercando di abituarsi alla penombra in cui si trovava. Sul lato di una parete c'erano vecchi mobili ammucchiati insieme a frammenti di ceramica, abbandonati come se quel luogo fosse stato una discarica e Ivy si costrinse a rimanere calma. Il bambino strillava con fare fastidioso, ma meditò che, forse, era meglio tacere piuttosto di dirgli di chiudere la bocca. Il ragazzo dagli inquietanti occhi ambrati la fissava truce, ma lei era troppo presa a capire dove si trovasse per dare credito anche a lui.
La stanza, malgrado l'aspetto spartano, era calda. Riuscì a intravedere delle braci morenti in un camino a muro, simili a quelli che si trovavano nei castelli medioevali e la sagoma di una porta poco più in là.
STAI LEGGENDO
Synchron
Ciencia FicciónQuando Ivy Price si risveglia in una capsula medica non può immaginare che sono passati più di trecento anni dall'ultima volta che ha visto il mondo con i suoi occhi. Nemmeno potrebbe pensare che l'Europa è un continente nel caos e il resto delle n...