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Robert, era confuso, non aveva mai visto con i suoi occhi un aggeggio del genere, così "fornito" di diverse funzionalità, sapeva cucinare, controllare il calore dei fornelli e del forno, sapeva pulire, ma solo diversi ambienti. Non sapevo che fare e che pensare.
Ormai era già tardi ed io e Robert decidemmo di dividerci e di coricarsi ognuno per la propria abitazione. Lo accompagnai alla porta, e lo vidi attraversare la strada e rientrare in appartamento.
Avevo fame, rientrai in casa, e mi diressi subito verso la credenza, che era fornita di pasta, pane, cibo secco, e frutta. 
Feci il gesto di estrarre la pasta e già il robot mi spinse e cominciò a prepare la cena.
Ero basita.
Metteva l'acqua a bollire, aggiungeva il sale e poi metteva a cuocere la pasta.
Da un certo punto di vista poteva essermi utile quell'aggeggio, faceva tutto al mio posto, anzi quasi tutto, ma da un'altro punto di vista no, chissà cosa metteva dentro la pasta, chissà da dove veniva, e chissà perché doveva capitare proprio a me, perché Robert non ce lo aveva?
La pasta era pronta.
Mi ero coricata in bagno a lavare le mani, e quando tornai, la tavola era già pronta, non ne ero stupita, insomma avevo un robot in casa, anzi mi corresse proprio lui, o lei , "la mia assistenza virtuale", da questo nome ero divertita.
La tavola era apparecchiata per una persona, una singola persona, il pezzo di acciaio mi fece gesto di sedermi, lui non mangiava.
Un po' scettica cominciai a mangiare la pasta che aveva già impiattato.
Era buona, molto buona, quasi come una pasta da ristorante di lusso, ma era solo una semplice pasta asciutta, delle pennette al pomodoro.
Finii di mangiare e arrivò il robot a portarmi una, una caramella.
Non so cosa volesse dire.
E se ne andò via.
Non andavo pazza per i dolci, tanto meno per le caramelle.
Presi la caramella e la posai sulla credenza in modo volgare, perdendo per un attimo la gentilezza che avevo riacquisito appena arrivata.
Andai verso il bagno, mi misi la vestaglia da notte che mi aveva regalato Lia, e andai in cameretta.
Tolsi dal letto tutti i pupazzi, e tirai le coperte, mi distesi e spensi la luce del comodino.
Dormire, avrei "dormito" lo stesso in ogni caso, ma stavo troppo scomoda lì dentro, il letto era troppo piccolo per me, e sapevo che se io fossi rimasta lì , il giorno dopo mi sarei ritrovata con il mal umore ancor più di quello che avevo  già, mi alzai e andai in salotto, mi distesi sul divano, accesi la TV, guardai l'orologio, erano le 20.57, ancora troppo presto sussurrai, il robot si fece risentire.
Arrivava con il suo movimento meccanico verso di me, mi porse un foglietto bianco e una penna, e stette lì ad osservarmi.
Non so cosa dovevo fare con quel foglio.
Mi "addormentai" con il suo "sguardo" fisso verso di me, stette lì tutta la notte.

Il Mio Paradiso Sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora