Attacco!

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Mi svegliai di soprassalto.

Una luce d'emergenza illuminava il mio gear personale, un rumore insistente mi martellava nella testa.

Mi misi seduto osservando i dati sul display.

Era già la seconda chiamata ed erano le 3 del mattino a San Paolo.

Scossi la testa.

Di solito i miei sensi e il mio addestramento non mi avrebbero permesso di dormire con una chiamata d'emergenza in corso, ma sentivo la testa un po' pesante e un sapore amaro in bocca, cercai di riordinare i pensieri.

Mi guardai attorno, tutto era avvolto nella penombra.

Mi trovavo in un enorme letto con lenzuola pregiate di seta rossa e quella non era di sicuro la stanza del mio albergo, era troppo sofisticata, troppi effetti personali, c'era un profumo dolciastro nell'aria troppo...femminile.

Mi girai di scatto.

Il letto era vuoto, ma sentivo del rumore nell'altra stanza e una luce che filtrava da sotto la porta mi diceva che c'era qualcuno.

Come ero finito lì?

L'enorme parete di vetro mi faceva capire che eravamo all'incirca al cinquantesimo piano in un appartamento di lusso, il cielo era scuro punteggiato dalle luci della notte, le stelle rimanevano invisibili sotto il riverbero della città.

Gli Skydriver in lontananza si lasciavano dietro scie luminose muovendosi tra gli agglomerati residenziali.

Cominciavo a ricordare.

La sera mentre ero in albergo, mi era arrivato un messaggio dalla Wang che mi diceva che aveva raccolto tutte le informazioni e me le avrebbe date immediatamente, allegato c'era un indirizzo di un locale dove mi avrebbe aspettato e poi non ricordo come mi ero ritrovato nel suo alloggio alcune decine di piani più in alto.

Allora tutto diventava confuso, ma non ci voleva un genio per capire come era finita la serata.

La schiena mi faceva male, il petto era coperto di graffi e mi sembrava di vedere un morso sulla spalla.

Mi alzai dal letto nudo.

"Luce" ordinai al sistema, non riconobbe la mia voce quindi rimase inattivo, ma in compenso la porta si aprì e la dottoressa entrò.

Gail Wang accese la luce e mi fissò divertita sorridendo maliziosa, era vestita con un completo nero in tessuto sintetico lucido pronta ad uscire.

"Che fai? Ti vesti o vieni così?"

"Dove dovrei andare e tu che centri?"

"C'è stata un'emergenza in un nostro ufficio a Singapore. La tua agenzia sta cercando di svegliarti da una decina di minuti, io sono stata avvertita già mezz'ora fa, quindi mi sono alzata e cominciata a preparare mentre tu principe azzurro stavi sognando"

Si avvicinò squadrandomi dalla testa ai piedi.

"Ieri sera non ho avuto il piacere e il tempo di guardarti bene, se avessimo un po' di tempo..."

"Dove sono i miei vestiti?"

Le dissi innervosito e agitato.

"Sparsi nell'altra stanza"

Mi fece segno con un dito ridendo di gusto.

"Se si tratta di un'emergenza dell'MSA, tu non vieni da nessuna parte."

"Dimentichi che io ho il diritto e anche il dovere di fare un sopralluogo e di essere presente, di sicuro non me lo puoi vietare, se vuoi posso darti un passaggio sulla nostra navetta che è già pronta e ci aspetta sul tetto, altrimenti puoi continuare a fare il difficile, aspettare domattina e prendere il primo trasporto che parte.

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