Il risveglio.

64 6 2
                                    


Sentii un leggero venticello che sfiorava la pelle nuda del mio braccio.
Mugolai , sussultando appena per quell'orribile sensazione di freddo che si impadronì del mio corpo.
Pian piano la mia mente iniziò ad attivarsi e a pensare, e con essa percepii una fitta atroce alla testa che cresceva sempre piu'.
Aggrottai le sopracciglia , stringendo forte le palpebre, quasi come per scacciare quel dolore.
Nell'aprire gli occhi notai di vedere sfocato, o praticamente nulla, era ancora tutto confuso nella mia testa, compresi i suoni, che sembravano essere completamente assenti.
Ben presto mi resi conto tuttavia, di essere totalmente sola, in una strana camera dal soffitto bianco e dalle pareti verde acqua.
Da una finestra alla mia sinistra entrava molta luce, che mi costrinse a coprirmi gli occhi , infastidita da tale bagliore .
Nell'alzare le mani, notai due flebo attaccate alle braccia, senza contare che erano quasi completamente fasciate e le dita medicate.
Spalancai gli occhi, e tremai, al solo pensiero di ciò che sarebbe potuto essermi accaduto, ed ansimai dalla paura.
Mi alzai leggermente col busto , non potendo fare più velocemente e poggiai le mani su qualcosa di solido: un materasso.
Volevo alzarmi, dunque spostai le coperte e guardai le mie gambe. Erano completamente fasciate e si intravedeva ancora del sangue.
Il terrore s'impossessò di me: non riuscivo neanche a muoverle.

-FERMA,FERMA!

Una voce si fece sentire, in quell'immenso silenzio.
Mi girai di scatto , sussultando. Avevo creduto d'esser sola fino a quel momento.
Un uomo alto , magro , con i capelli bianchi brizzolati e con una divisa bianca mi si avvicinò.
Con lui entrarono delle donne dalla porta, anche loro in divisa, che con molta preoccupazione ed attenzione provvederono a riposizionarmi nel letto.
Tirò un respiro di sollievo.

-Non azzardi più gesti simili, la prego.

Quasi mi rimproverò.
Aggrottai le sopracciglia , aprii leggermente la bocca per far uscire le parole , ma per un secondo quasi mi dimenticai come si facesse.
Emisi uno strano suono, sembrava più un rantolo, prima di riuscire a parlare.

-C..cos'è successo?

Dissi con fatica.
Nel porgere questa domanda, ebbi la sensazione di aver dimenticato tutto , anche il mio nome.
Iniziarono immediatamente ad affiorarmi mille domande, su chi fossi, dove fossi e chi erano quelle strane persone attorno a me.
Quell'uomo probabilmente si accorse della mia agitazione, e provvide subito a spiegarsi.

-Si calmi.

Disse sorridendomi , cercando di infondermi un pò di serenità.
Dovette rendersi conto, dal mio sguardo cupo, che fu inutile.
Si fece tutt'un tratto serio, e serrò la mascella.

-Siamo in ospedale.

Affermò.
Restai completamente ferma, priva di esprimere una qualsiasi emozione.
Mi guardò ancora, e quasi come se mi leggesse nella mente , riuscì a capire le mille e piu' domande che probabilmente mi stavo ponendo in quel momento.

-E' stata vittima di un incidente: a seguito di una fitta pioggia, non è riuscita ad avere il controllo sulla sua auto che è finita contro un albero. Ha battuto violentemente la testa , riportando diverse lesioni, fratture ed ematomi. E' davvero fortunata ad essere ancora qui, mi creda.

Le sue parole mi travolsero, e facevano più male di ogni dolore corporeo.
Eppure, ancora non riuscivo a ricordare nulla.

-Da quanto tempo sono chiusa qui dentro, dottore?

Dissi, amereggiata, con tono flebile, quasi spezzato.
Respirò a fondo e per un attimo alzò le sopracciglia.

-Un mese.

Fight memory. ( It's in his DNA )Where stories live. Discover now