Confusione.

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-Buongiorno Haz, come andiamo?

Il dottore, insieme alla sua cartella clinica, mi diedero il buongiorno quella mattina.

Aveva un sorriso pronunciato sulle sue labbra.

-Bene..credo.

-Hai conosciuto tuo padre e sai che ti chiami Haz. Cosa vorresti sapere piu'?

Cercò di sdrammatizzare il più possibile la situazione.

In quei giorni dal mio risveglio, si era sempre preoccupato di venirmi a trovare, era stupito come tutti di quel mio recupero così veloce, e questo non potè far altro che far instaurare tra noi una certa confidenza.

Gli sorrisi, accettando il suo sforzo di provare a farmi stare meglio.

-Credo di poterti mettere in uscita domani, sei contenta?

Annuii, sforzandomi di sorridere.

Non che non volessi uscire da quel posto, ma ero abbastanza preoccupata di cosa ne sarebbe stato di me, una volta fuori da lì.

Sembrò non accorgersi della mia preoccupazione, e sorrise a labbra strette.

-Mi raccomando , riposati Haz.

Uscì, abbastanza tranquillo.

Respirai a fondo, rilassando il busto che era rimasto rigido, alla sua presenza.

Girai la sedia, su cui ero rimasta seduta, e mi avvicinai alla finestra.

Chiusi leggermente gli occhi per ascoltare i suoni che provenivano dalla natura, e lasciai che il vento autunnale mi accarezzasse il volto.

Davanti a me c'erano degli alberi raccolti in un piccolo prato, quel posto sembrava essere davvero grande, tuttavia ai lati l'edificio era coperto da altre camere.

Mi girai, e provai per l'ennesima volta a mettere i piedi a terra.

Fortunatamente riuscivo a sentirmi le gambe, ma non tanto da stare in piedi.

-Presto tornerai a camminare, tranquilla.

Mi girai di scatto, notando come nessuno sembrava avere l'abitudine di bussare alla porta.
Era mio padre, che cercò di apparire il più affettuoso possibile, cosa che mi risultò difficile da credere, visto il suo comportamento del giorno precedente.

Non risposi, né feci alcuna smorfia.

Si avvicinò a me, ed io lo guardai.

-Ti ho.. portato qualche cambio pulito, nel caso domani dovessi uscire.

Era completamente impacciato, nonostante cercasse di nasconderlo.

Decisi di non infierire troppo, e quindi sforzai un sorriso.

-Grazie

Mi sorrise di rimando, a labbra strette, e lo poggiò nell'armadio.

Si sedette sul letto, e continuava a fissarmi, con uno sguardo che sembrava impenetrabile.

-Credo di doverti delle scuse, ieri sono andato via e non ho neanche provato a capire come potessi sentirti. Insomma.. immagino che avrai tante domande. Se vuoi puoi chiedermi ciò che vuoi.

Abbozzò un sorriso quasi forzato, e nell'ultima parte non sembrava poi essere così convinto.

Non volevo metterlo in difficoltà, tuttavia avevo bisogno di sapere.

Fight memory. ( It's in his DNA )Where stories live. Discover now