Un padre assente.

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Erano avvolti tra le lenzuola, dei ricci neri erano appoggiati e scompigliati sul cuscino, appiccicati per il sudore.
Non riuscivo ancora a vederne bene il volto o sentirne la voce, ma avrei giurato di conoscere quella ragazza.
Le sue labbra quasi supplicavano quelle della persona che era su di lei, in cerca di un contatto, ma di risposta riceveva delle mani che proprio non volevano stare al loro posto.
-Ti amo Boo.
Mimò la ragazza, soffocando un gemito proveniente dalla sua gola.
Provò a girargli la faccia, come se volesse attirare quell'attenzione che non aveva, e fargli capire che non era solo squallido sesso per lei.
La sua brutalità non glielo permise, le sue mani fermarono il suo tentativo.
Non si fermò e continuò a baciarla con veemenza, cercando di sfilarle velocemente tutti gli indumenti.
Delle lacrime scendevano fino alla sua bocca, fermandosi quando questa veniva serrata.
C'era dolore , perchè lui per l'ennesima volta non aveva compreso quel ti amo, piuttosto l'aveva interpretato come un " Ti amo e questo significa che puoi fare di me ciò che vuoi , perchè non riuscirò a fermarti "
E così fece.


-Haz.

Aprii gli occhi, ancora corrucciata, confusa dallo strano sogno.
Quella sagoma si avvicinò, e i miei occhi riconobbero le sue iridi verdi.
Una lacrima era scesa sul mio viso, e velocemente mi asciugai con la manica del pigiama.

-Stavi piangendo?

Scossi la testa, cercando di ricompormi.

-Va tutto bene?

Chiese premuroso, senza avvicinarsi oltre.
Annuii.

-Si,mi ero solo appisolata.

Mi ritrovai a dormire, immersa nei miei pensieri, subito dopo che Louis andò via.

-D'accordo..ti ho portato qualcosa da mangiare, ovviamente sotto approvazione del dottore.

Abbozzò un sorriso, che io ricambiai debolmente, e si sedette sul letto.
Afferrai la busta che aveva in mano.
All'interno c'erano dei panini con carne e insalata, qualche bottiglietta d'acqua e molta frutta.
L'apprezzai rispetto a quella brodaglia che mi avevano servito per i primi giorni, dato che il mio fisico non riusciva a mettere niente di solido nello stomaco; erano sicuramente più invitanti degli alimenti mollicci e privi di sale.
Ma soprattutto fu il gesto a stupirmi positivamente, anche se ormai ero abituata a cambiare continuamente opinione su di lui.

-Ti ringrazio.

-Beh si, io ho visto che sei diventata molto magra Haz..dovresti mangiare.

Gli sorrisi, per poi fare un piccolo boccone.
Lo guardai mentre si torturò le mani, a testa bassa.

-Non ero sparito.. io.. ero solo andato a prendere una boccata d'aria.

Pronunciò quella che sembrò una giustifica alla sua assenza.
Annuii, poco convinta, mentre la fame sembrò farsi sentire, e quindi addentai ancora il mio cibo.

-C'era altro che volessi sapere?

Andò subito al sodo, non avendo ricevuto repliche da parte mia.

-Tutto ciò che c'è da sapere.

- Tutto è una parola grossa, non credi?

-D'accordo allora.. ho altri parenti a parte te? Che so..fratelli o sorelle?

-No, hai solo me.

Rispose tutto d'un fiato.

-Anni?

-17

Mentre stavo pensando alle prossime domande, qualcuno bussò alla porta.

-E' permesso?

Era il dottore.
Mio padre si alzò dal letto per dargli l'opportunità di avvicinarsi a me, mentre io posai il panino.
Era la prima volta che mi capitava di maledire la sua entrata, tuttavia la sua espressione sembrò presagire buone notizie.

-Vedo che hai ripreso a mangiare, allora avevo proprio ragione a volerti dimettere domani.

Scherzò, celando però una verità nelle sue parole.
Gli rivolsi un sorriso sincero, più per il suo sguardo compiaciuto e davvero felice per me, che per la notizia che continuava a spaventarmi.
Mio padre lo guardò, visibilmente preoccupato.

-Così presto?

Il dottore lo fissò per un tempo che mi sembrò interminabile, aggrottando la fronte, prima di iniziare a parlare.

-Beh, si. Ho fatto un'attenta analisi di tutti i suoi esami e ritrovo che la paziente sia in perfette condizioni, se non fosse per la memoria ovviamente. Ma come già sappiamo dai controlli, dovrebbe trattarsi solo di uno stato temporaneo, quindi confido che la recuperi con il tempo.

-Si ma non l'ha ancora fatto, e non sappiamo se riuscirà a farlo! Ed inoltre non è capace neanche di reggersi in piedi. Insomma come potete farla uscire?!

Disse con troppa veemenza, procurando quella che si potrebbe definire un'occhiataccia da parte del dottore.

-Mi perdoni, ma il dottore sono io. Se le dico che la ragazza presto recupererà la memoria, significa che lo farà. La medicina non è una scienza esatta tuttavia, quindi se ci fossero problemi ovviamente ne riparleremo, ma per adesso nulla mi porta a pensare che non lo farà.
Haz,so che ieri hai provato ad alzarti, è vero?

Ero ancora scossa dalla loro discussione, e dalla reazione di mio padre, quindi quasi sussultai quando mi rivolse la parola.
Temetti per un istante un suo rimprovero.

-Si.. ecco credevo di riuscire ad alzarmi. Inizio a sentirmi le gambe.

Dissi un po' colpevole, anche se non potei fare a meno di sorridere al pensiero, e lui lo fece a sua volta, stupendomi per l'ennesima volta.

-Beh, non dubito che tu possa riuscirci con un po' d'impegno, eppure ti suggerisco di non sforzarti troppo, e di aspettare di fare riabilitazione.

Mio padre nel frattempo si ammutolì, e serrò la mascella.
Il dottore era stato autoritario e convincente, e si dileguò con un saluto veloce a mio padre, e l'ennesimo sorriso di quella giornata a me. Anche se mentre usciva dalla stanza notai nei suoi occhi un cenno di disprezzo verso quell'uomo che avrebbe dovuto gioire di fronte a tale notizia.
Non riuscivo a capire questo suo strano comportamento, e perché lo terrorizzasse l'idea che sarei uscita di lì.
Rimanemmo da soli, e vidi chiaramente che aveva lo sguardo perso.

-Si può sapere che hai?

Chiesi, delusa e sconcertata da tale reazione.
Girò solo il capo verso di me, non guardandomi direttamente negli occhi.

-Niente. Riposati , Haz.



Il giorno dopo , come già preannunciato dal medico , mio padre firmò le carte per le dimissioni e finalmente fui libera.
Era andato via il giorno prima,per poi presentarsi solo al momento in cui era già tutto pronto, ed aiutandomi con i miei effetti personali e vari documenti.
Non gli rivolsi attenzioni, se non uno sguardo di disprezzo.
Il poter respirare aria pulita, e sentire i rumori della natura, che s'intersecavano perfettamente con il caos in città, mi creò un senso di sollievo.
Guardai di sott'occhi verso mio padre, che aveva lo sguardo fisso sulla strada , non gli avevo ancora domandato cosa lo avesse spinto ad andarsene ogni volta, ma in qualche modo sentivo che fosse collegato alla paura che avevo provato nel vederlo la prima volta.
Quando arrivammo , notai quella che probabilmente era casa mia.
Era perfetta ai miei occhi: con una leggera rialzatura nel pavimento che si abbassava appena iniziava il salotto; le pareti erano colorate di un bianco panna , e il pavimento era un parquet.
Ammirai ogni singolo particolare..dai quadri che raffiguravano dei paesaggi , ai vasi in stile antico e ad ogni singolo arredo che si intonava perfettamente con il resto.

-Oh, scusa.

Disse impacciato, notando di avermi rimasto alla porta.
Non accennai ad un sorriso, mentre lui per l'ennesima volta sembrò volersi giustificare con il solo sguardo.
Mi fece visitare tutta la casa, e come sospettai dal primo giorno, non c'era una camera per me.

-Ecco , tu dormirai qui..dammi il tempo di sistemare un pò il tutto.

Si grattò il capo; mi sbarcò nella stanza degli ospiti.
Fui scossa dal capire che avevo davvero ragione.
Lui sembrò notarlo.

- Mi dispiace..noi due..non vivevamo insieme.


Una stanza piena di giochi circondava quella bambina, che era davvero felice di poter pettinare la sua bambola preferita, che come lei aveva gli occhi verdi e i capelli ricci.
Camminò , andando nel grande salone per chiamare qualcuno.
-Papà ?
-Non mi interessa , è chiaro?! Che se la vengano a prendere.
La bambina lo guardò confusa, restando con la bambola in mano, spaventata dal tono iroso del padre.
-Senta non è un problema mio. Io devo andarmene da qui e non la voglio più fra i piedi, CHIARO?!


Mi scrollai, rifiutandomi di ricordare ancora e vedere altre immagini.
Sentii lo sguardo di mio padre su di me, terrorizzato quasi, mentre io non avevo il coraggio di guardarlo in faccia.
Riuscii in quel momento a capire il senso delle mie paure, ma soprattutto a collegare i miei sogni ed i miei pensieri:quella bambina ero io, e tutto ciò che mi stava succedendo era in realtà un ritorno di frammenti del mio passato.
Non riuscivo a controllarli, e spesso, come in quel momento, facevano davvero male: mio padre ne era andato, mi aveva abbandonato quando ero piccola, anzi forse non mi aveva mai voluta con se.

-Quella bambina.Quell'uomo..eri tu.

Dissi, in tono flebile.
Mi guardò confuso, ma stranamente preoccupato.

-Non..capisco , a che ti riferisci Haz?

-Come hai potuto fare quella chiamata tanto tempo fa e scaricarmi via come se fossi un oggetto? Perchè lo hai fatto?! Dimmelo!

Sbottai, non rendendomi conto che probabilmente lui non potesse essere nella mia testa in quel momento, e non capire di cosa stessi parlando.
Era dunque logica quella sua espressione confusa, ma in un certo senso dall'altra parte, come già pensato in precedenza avvertii che era stranamente nervoso.

-Credo che tu sia solo un po' confusa, piccola..Hai vissuto troppe emozioni in questi giorni.

Fece per afferrarmi una mano, inginocchiandosi, ma io non glielo permisi.
Abbassò lo sguardo, colpevole.

-Hai ricordato di quando ho chiamato gli assistenti sociali, vero?

Non ricevette risposta da parte mia, solo una mascella serrata e denti stretti, quasi per evitare di urlargli contro il mio disprezzo.
Respirò a fondo e iniziò il suo racconto.

-Io e tua madre stavamo aspettando quel bambino piu' di ogni altra cosa al mondo. Lei era splendida e piena di vita. Ha vissuto una gravidanza tranquilla, eravamo felicissimi di vederti mentre crescevi sempre più nel suo ventre, insomma non aspettavamo altro che la tua nascita.

Sembrò davvero sincero nel pronunciare quelle parole, e questo mi rendeva in parte felice.
Tuttavia avevo paura di sentire il resto.

-E poi? Cos'è successo?

-Quando sei nata..i dottori ti hanno portato tra le braccia di tua madre , dopodichè ti hanno fatta vedere a me. Eri così bella, piccola e tenera ed ero così felice. Ma poi, i dottori diedero l'allarme..provai ad entrare nella camera dov'era tua madre ma me lo impedirono.

Si fermò un attimo, e lo vidi alzare la testa, come per buttare in dentro le lacrime che minacciarono di uscire.

-Tua madre ebbe un'emorraggia e non sopravvisse.

Concluse, secco.
Riuscivo ad avvertire il dolore nelle sue parole, come la prima volta che mi aveva parlato di lei.
Eppure ancora non comprendevo il perchè mi avesse abbandonata.
Non volevo saperlo, ero cosciente del fatto che sarebbe stato un qualcosa che mi avrebbe fatto troppo male.
Avevo appreso già troppe consapevolezze in quella giornata.
Misi le mani sulle ruote della sedia, spostandomi ed andando verso la porta, con non poca difficoltà ed aprendola. Presi il cappotto.

-Haz, dove vai? Non sei nelle condizioni di uscire da sola.

-Adesso ti preoccupi per me? Avresti dovuto farlo tempo fa.

Dissi sprezzante, sbattendo poi la porta alle mie spalle.

-Ti prego, parliamone!

Uscì fuori, urlando quasi, ma ormai ero lontana.
Le mani quasi mi andarono a fuoco per quanta forza ci stessi mettendo nel spingere la sedia velocemente.
Pioveva molto, e tutti sembrarono essere rinchiusi nelle loro case, ma questo non mi fermò affatto, non avevo intenzione di tornare indietro.
Ebbi la sensazione di essere seguita da lui dopo un pò, e lo vidi con il suo impermeabile ed un ombrello avvicinarsi alla mia direzione.
Decisi quindi di prendere una strada diversa, nascondendomi in un piccolo vico, dietro una scala.
Mi venne da farlo automaticamente, quasi come se conoscessi ogni singolo dettaglio di quelle strade, e sicuramente più di lui dato che dopo un pò mi perse di vista.
Senza rendermene conto, la rabbia iniziò a farmi accellerare sempre piu', fin quando per lo sforzo eccessivo, non dovetti ridurre il ritmo.
Gemetti di dolore quando le mie mani si fecero rosse, con delle lievi escorazioni.
Increspai le labbra, e quasi con uno scatto alzai le pediere della sedia, buttandole sull'asfalto gelido, mettendo i piedi a terra.
Mi poggiai ai braccioli, e dovetti fare uno sforzo non indifferente per mettermi in piedi, tanto da gemere sia per il dolore alle mani, ma soprattutto a quello delle gambe che non erano più abituate.
Mi strinsi forte il labbro, appoggiandomi al muro, e feci quelli che a me sembrarono milioni di passi, ma in realtà furono davvero pochi.
Mi lasciai cadere, con l'umidità che ormai sembrava essermi entrata nelle ossa, sicuramente agevolata dai vestiti completamente bagnati, fino a sedermi.
Vedere la sedia poco distante da me fu una sconfitta personale; lasciai dunque che le lacrime rigassero il mio volto mischiandosi con la pioggia.
Non m'importava non essere in grado di scappare via, o di starmi facendo del male: a casa non ci sarei tornata.
Perchè abbandonarmi? Forse perché avevo ucciso mia madre?
I sensi di colpa, che riscoprii essere non così sconosciuti, iniziarono a farsi vivi ancora dentro di me.
Li avevo messi da parte, solo grazie alla perdita di memoria.

-Non dovresti tenere le gambe così, piccola Curly.

Alzai lo sguardo e vidi il suo sorriso illuminarmi.
Sorrisi a mia volta, grata che fosse lì.

-Louis..


#SpazioAutrice

Eccomi qua in perfetto orario, anzi direi in anticipo!
Allora vorrei comunicarvi prima due cose importantissime.
La prima è che ho deciso di aggiornare la storia almeno due volte a settimana ( se riesco ), di cui una sicuro il giovedì alle 16.00, e poi il lunedì allo stesso orario.
Non sono sicura all 100% di riuscirci, quindi tenete d'occhio il mio profilo che potrei aggiornare anche in giorni diversi dal lunedì.
Poi, seconda informazione è che finalmente, e dico FINALMENTE, ho pubblicato due capitoli di un'altra storia ( a breve pubblicherò il terzo )
Vi prego davvero di passare e darle un'occhiata, questo è il link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3720215&i=1
Rinnovo poi l'invito a seguirmi su twitter e wattpad, e vi ricordo di scrivermi se volete che ricambi il follow, altrimenti non riesco a capire che siete voi!
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3719811&i=1
https://twitter.com/Im_franA
Dopo quest'infinito preambolo, possiamo parlare della storia.
Allora, questo capitolo non ci rivela molte novità, ma giusto qualche dettaglio in più alla storia della famiglia di Haz.
Anche se lei non riesce ad accettarlo, è chiaro che il padre si sia liberato di lei perchè non riusciva a sopportare la sua presenza in casa.
Lo so, è molto triste, e vi anticipo che Haz scoprirà una cosa ancora più inquietante nei prossimi capitoli: l'origine del suo nome.
Il prossimo capitolo è sicuramente più lungo e ricco di novità.
E dato che sono buona, se trovo almeno 5 recensioni lo pubblicherò prima di lunedì ( ed ovviamente la settimana prossima sempre 2 )
E niente, vi saluto, e vi invito a lasciarmi una recensione.
Grazie a tutti, a presto :**

Fight memory. ( It's in his DNA )Where stories live. Discover now