Capitolo 2

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Finalmente mi sto lasciando tutto alle spalle, la cosa stava diventando stressante, non ce la facevo più a stare in quell'orrenda cittadina. 

Era una piccola città ed oltre agli orribili ricordi che ho abbandonato lì, sentivo di dovermene andare. Ognuno sapeva tutto di tutti, le persone erano false quanto i prodotti che si vendono nei negozi cinesi e sentivo che quel luogo non poteva più essere chiamato casa...

Per questo motivo ora mi ritrovo sulla mia bellissima audi r8 di un blu scuro magnetico, proprio come la notte che la avvolge.

Non so dove sto andando, non ho una meta precisa, la mia intenzione è quella di trovare una sistemazione, un posto in cui possa iniziare una nuova vita.

Non posso fare a meno di notare lo spettacolo attorno ai miei occhi. Migliaia di stelle illuminano il cielo e posso vedere l'ombra di imponenti montagne ergersi sotto ai miei occhi. Essendo estate, ho aperto il finestrino e non posso non godermi la dolce aria calda che si infrange addosso al mio corpo e che mi libera il viso dai lunghi capelli neri, per un attimo chiudo gli occhi e assaporo questa incredibile pace.

Saranno ore che viaggio, devo dire di essere in un luogo abbastanza sperduto, ci siamo solo io, il paesaggio e una grande strada perfettamente asfaltata.

Dopo aver acceso la radio mi perdo a canticchiare tanto che non mi accorgo della necessità di fare benzina. Fortunatamente, qualche chilometro dopo scorgo in lontananza un piccolo distributore. 

Mentre sto facendo benzina sento un rumore provenire dal mio stomaco, effettivamente è tutto il giorno che non mangio, così decido di entrare dentro il piccolo bar alle mie spalle, magari chiedo anche se c'è un hotel da queste parti. 

Una volta aver chiuso a chiave la mia bambina e aver preso il mio portafoglio apro la porta del bar.

Faccio un giro per gli scaffali e dopo aver preso qualche panino insieme a qualche merendina confezionata mi dirigo verso la cassa dove, ad attendermi c'è un uomo sulla sessantina, sembra molto annoiato, ma non lo biasimo, non deve passare molta gente da queste parti.

-Salve, avrei intenzione di comprare questi- mi guarda con un sorriso dolce, fa abbastanza pena.

-Certo signorina, sono sette dollari- tiro fuori il portafoglio e gli porgo i soldi.

-Allora come mai da queste parti?- mi domanda l'uomo. Lo guardo inarcando un sopracciglio, insomma, con tutto il rispetto ma dovrebbe farsi gli affari suoi. Vedendo che non rispondo si affretta a parlare -Voglio dire, non si vede molta gente qui-

-Si diciamo che sono in viaggio. Saprebbe dirmi se qui vicino c'è qualche hotel o comunque un posto dove alloggiare?- L'uomo ci pensa su qualche secondo, grattandosi la folta barba bianca, per poi posare i suoi dolci occhi castani sulla mia figura.

-Si, circa a mezz'ora da qui, c'è una piccola città, lì dovrebbe esserci un Bed&Breakfast, ma...- Lascia in sospeso la frase, incerto sul continuare. -Ma?- lo sprono a parlare.

-Beh non credo sia un luogo adatto ad una come te, a una ragazza, diciamo che è un pò malfamato, insomma ci sono città più grandi, meno pericolose se vogliamo dire- lo guardo. Cosa significa non adatto ad una come me?

-La mia vita potrebbe essere a rischio?- domano curiosa. Se ricevesi una risposta negativa allora non me ne potrebbe fregar di meno, ci andrei comunque.

L'uomo mi guarda, sorpreso dalla mia domanda, ma non sa cosa ho passato, in un certo senso sono abituata a queste cose, la mia vecchia città non era tanto meglio a dirla tutta -No non sarebbe in pericolo di vita ma non è nelle migliori delle condizioni-

Ottimo, perfetto, direi quasi. -Bene, la ringrazio...- poso lo sguardo sulla targhetta della sua sudicia divisa, per poterne leggere il nome -...John-

Con questo mi volto e mi dirigo verso la mia auto. Prima di entrarci mi stiracchio, nel farlo sento la mia schiena scrocchiare...eh si, ho proprio bisogno di una bella dormita.

Con questo riparto, ritornando su una delle tante affascinanti strade d'America.

Esattamente mezz'ora dopo, come detto da John, in lontananza riesco a vedere dei cartelli, con le scritte semi cancellate. Più mi avvicino, più vedo le ombre delle case, visibili solo grazie a qualche lampione, le quali luci vanno e vengono.

A causa del buio non riesco a vedere niente, saranno circa le due del mattino. Poi però riesco a notare un palazzo, abbastanza malandato, con i muri sgretolati e totalmente grigio. Dalle poche finestre che ci sono provengono delle luci e una grossa insegna si trova sopra la porta principale. L'unica cosa che riesco a leggere è la parola Bed&Breakfast, poichè il nome è praticamente illeggibile. 

Non mi fido a lasciare qui la mia auto ma è l'unico posto dove posso alloggiare e, onestamente, sembra non esserci anima viva.

Dopo aver preso il mio borsone con all'interno tutto l'occorrente entro nell'atrio dove dietro al bancone, sta volta, trovo una donna, anch'essa abbastanza vecchia, ma non mi sembra che abbia l'aria particolarmente gentile.

Quando le sono di fronte, infatti, mi squadra dalla testa ai piedi senza nasconderlo, dopodichè fa una smorfia a dir poco schifata.

-Ci sarebbe qualche stanza disponibile?- chiedo intenzionata ad andarmene al più presto. -Si ce ne è solo una, questa è la chiave- dice porgendomela in malo modo -stanza 107, primo piano, ora sparisci, ho sonno-

Afferro la chiave decido di non dire niente, probabilmente se parlassi mi caccerebbe fuori ed è l'ultima cosa che voglio evitare. Dopo essermi accomodata nella stanza accendo la luce sul comodino. Mio dio...sembra una topaia. La stanza è spoglia, giusto con il minimo indispensabile, piena di ragnatele in ogni angolo, con scritte sui muri. Il bagno sembra quello che usano gli operai quando lavorano ed emana un odore nauseante. 

Butto il mio borsone vicino al letto, sopra al quale mi ci stravacco, almeno questo non è così scomodo come mi aspettavo.

Troppo stanca anche solo per muovermi, decido di rimanere vestita, ovviamente però mi tolgo le scarpe, poi a malavoglia accendo il telefono, il quale emana una luce divina.

Imposto la sveglia per le sei, nonostante ormai siano quasi le tre, ho bisogno di trovare una sistemazione, che non sia questo posto, entro domani. Ho abbastanza soldi, anzi direi troppi, per potermi comprare un piccolo appartamento e, considerando quello che mi ha detto John, credo che saranno ben accetti a vendermelo al più presto. Penso anche che ce ne siano molti disponibili, voglio dire, è una cittadina abbastanza sperduta, non credo che sia facilmente reperibile, ne tanto meno credo che le persone ci vengano di loro spontanea volontà.

Avrò si e no centomila dollari. Come? Diciamo che non me li sono guadagnati nel migliore dei modi ma ero costretta a farlo per vivere, ma è meglio evitare di pensarci...

Con questo, spengo lo schermo del mio telefono e, una  volta fatto mi rannicchio su me stessa, chiudendo gli occhi e lasciandomi trasportare nel mondo dei sogni...

His Eyes || H.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora