History Teacher - os

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"Le date importanti da ricordare sono parecchie, ragazzi, ma ve ne risparmierò alcune. Altre, quelle salienti, sono fondamentali per comprendere le dinamiche del conflitto. La Grande Guerra inizia il 28 luglio 1914."

Iniziai quella mattina con la Prima Guerra Mondiale. I corsi, all'università, erano molto seguiti, ero felice del riscontro positivo ricevuto da parte degli studenti. Spesso, i ragazzi più coraggiosi, mi domandavano ore di lezione extra per approfondire alcuni argomenti trattati.

Che poi io me li scopassi uno dopo l'altro non era sempre esplicitato.

Ogni giorno nuovi studenti facevano il loro ingresso nel mio corso di storia e archeologia. Ero partito, a soli venticinque anni, con una dozzina scarsa di ragazzi. A distanza di due anni posso affermare che quella dozzina non era che la punta dell'iceberg.

"Professore, la Spagna si schierò al fianco della Triplice Intesa?" domandò un ragazzo moro tra le prime file. Impiegai qualche istante per formulare una risposta esaustiva, tempo che fu sufficiente perché qualcun altro si mettesse sotto la luce dei miei riflettori.

"La Spagna rimase sempre neutrale. Non prese parte al conflitto, pur essendo circondata da alcune tra quelle che erano le più grandi potenze europee all'epoca, ovvero Gran Bretagna e Francia."

Una voce delicata e acuta mi rubò la scena, dicendo in un minuto ciò che io avrei spiegato in almeno due ore. Un ragazzo dai capelli color del miele, in fondo all'aula, si stava sistemando gli occhiali sulla punta del naso, giocherellando con una penna.

"Corretto. Posso sapere il suo nome, misterioso Cicerone?"

"Tomlinson" disse freddamente.

"Le ho chiesto il suo nome"

"Louis"

Trascorsi le tre ore seguenti spiegando che cosa avesse portato le nazioni interessate ad entrare in guerra, l'importanza che aveva assunto ormai l'opinione pubblica e il ruolo dei civili in quello che si rivelò essere, al tempo, il conflitto più grande di sempre.

Gli studenti iniziarono ad abbandonare l'aula, lunghe file di ragazzi tra i diciannove e i ventiquattro anni passavano davanti ai miei occhi attenti. Per la prima volta non mi andava di prendere un qualsiasi ragazzo sulla scrivania o nel mio appartamento, ne stavo cercando uno e uno soltanto.

Fu quando vidi il miele dei suoi capelli contrastare l'azzurro quasi surreale dei suoi occhi che mi alzai.  Feci per avvicinarmi, e mi stupii quando lo vidi appoggiarsi alla mia cattedra con lo zaino. Posò le mani davanti a sé, sul legno, e mi scrutò.

"Voglio capire meglio. Lei ha parlato di epoca delle masse, in base a che cosa sostiene quindi che il ruolo del popolo fosse determinante?" Parlò fissando il suo sguardo nel mio. Mai uno studente era stato, prima di allora, così sfacciato e dannatamente bello ai miei occhi. Lo guardavo parlare ed ero rapito. La sua voce dolce accarezzava le pareti dell'aula, e il mormorìo degli studenti che passavano non era che un rumore lontano.

"Sarei felice di sciogliere tutti i suoi dubbi, Louis. Le andrebbe di prendere un caffè mentre ne discutiamo?"

"Non mi piace il caffè. Mi andrebbe di sedermi qui e ascoltare." Disse irremovibile.

"Come desidera. Prenda una sedia e si sieda qui accanto a me."

Il modo in cui ubbidì al mio ordine senza esitare mi avrebbe fatto diventare duro in qualsiasi circostanza, ma quel giorno ero troppo impegnato a pensare ad altro.

Si mise accanto a me, per poi guardarmi con gli occhi di un bambino che chiede alla propria mamma il numero delle stelle che popolano il cielo. Sembrava avessi le riposte a tutte le sue domande. Se solo avesse saputo che lui possedeva tutte le mie.

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