Il vecchio autobus risale dolcemente la collina, senza fretta. Sembra quasi accarezzare ogni curva, incurante dei rumori della città, che si staglia in lontananza nel suo mantello di luci e colori, simile ad a un'adolescente spregiudicata e ubriaca. I tuoi occhi si posano su file di alberi sempre uguali, interrotte solo da rari lampioni solitari che gettano coni di luce gialla sulla strada sterrata. Tutto è avvolto da un fitto velo di immobilità apparente, e i tuoi stessi pensieri sembrano muoversi al rallentatore, dilatandosi fino a confondersi gli uni con gli altri in una massa informe, uno strano impasto di sollievo e malinconia. Ti sembra di essere lì da anni, la serata appena trascorsa è solo un'impressione sempre più rarefatta. Eppure fino a poco prima anche tu eri parte di quel groviglio luminoso e ormai indistinto, di quella immotivata euforia che ora, da lontano, sembra solo un inutile caos. E anche tu sembri guardarti dall'esterno, smettere per un attimo di comprenderti. Quando è che hai smesso di divertiti come tutti e hai iniziato a fingere, a stamparti un sorriso in faccia e importi di non scappare? Perché lo fai? Continui a ripeterti che passerà, che è soltanto uno stupido momento, che tornerai ad essere lo stesso di sempre. Continui a cercare di respirare normalmente, sforzandoti disperatamente di ignorare che un pezzo di te si è irrimediabilmente staccato, e non potrà essere mai colmato, per quanto tu possa provarci. Strana la percezione che le persone hanno del dolore: sembrano identificarlo con l'attimo in cui la punta affonda nella carne, zac, come una siringa, rapida ed efficace. Invece per te è come una valanga: all'inizio sembra qualcosa di trascurabile, ma giorno dopo giorno cresce sempre di più, fino a travolgerti e a trascinarti con sé, paralizzandoti in una morsa feroce che ti toglie il respiro. Ed è quando ormai sembra averti fatto a pezzi e credi sia finita che arriva il peggio: per cercare di restare intero finisci per aggrapparti alla valanga con tutte le tue forze, identificarti con essa, finendo per diventare tu stesso una valanga capace di distruggere tutto ciò che ha davanti a sé, per paura di essere nuovamente vulnerabile. Il ghiaccio che si è formato intorno a te sembra rallentarti ogni giorno di più, farti perdere ogni sensibilità, rendendoti distante da ogni principio di emozione. Ti segue in ogni tua azione, o forse è lui stesso a trascinarti, a scegliere per te, a decidere la direzione di ogni passo. Non sbagli quando credi, in qualche momento di lucidità, che per scioglierlo servirebbe trovare il fuoco, suo elemento antitetico. Ma forse non hai nemmeno la forza di cercarlo, e continui a sperare che prima o poi sia lui a trovare te. Forse anche qui, scegliendo di non scegliere, stai continuando a seguire quella forza apparentemente incontrastabile che ormai quasi identifichi con la tua stessa essenza. Eppure anche questa vaga speranza è qualcosa da cui ripartire...se guardi bene c'è ancora un residuo di calore che tenta disperatamente di sopravvivere. Forse non oggi, non domani, ma se continui a provarci potresti riuscire a cambiare qualcosa. Un millimetro alla volta, se necessario.
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Forse tutto accade di notte
Conto"So che la notte non è come il giorno: che tutte le cose sono diverse, che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno, perché allora non esistono." E Hemingway