Capitolo 5

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Nel freddo delle prime luci dell'alba, mi avvio verso il panificio della famiglia Bello. Particolarmente agitato, pedalo con tutta l'energia che ho in corpo.

Non è la prima volta che mi sveglio a quest'ora, ma è sempre piacevole sentire l'aria fresca del mattino che mi accarezza la pelle.

In Sicilia, è sempre così, c'è una piccola tregua dal caldo soltanto nelle prime ore del mattino, poi torna a farsi sentire durante il giorno.

Quando giungo davanti al panificio, mi accorgo che Alfredo è già lì e che mi sta aspettando, fumando una sigaretta.

"Non sapevo fumassi." Dico, senza salutare.

Lui si accorge di me e mi fa un sorriso, poi lancia la sigaretta a terra e la calpesta con le sue scarpe bianche.

"Non fumo sempre, soltanto quando sono nervoso o quando ho bisogno di svegliarmi." Mi spiega lui.

"Non dovresti essere abituato a svegliarti molto presto?"

"In realtà, sono due anni che non dormo la notte. Praticamente, la mia vita gira intorno a questo posto."

Annuisco e non dico più nulla.

"Vogliamo andare?" Domanda.

"Assolutamente."

Posteggio la mia biciletta, legandola con il catenaccio, e salgo sul motorino di Alfredo.

"Dobbiamo fare in fretta oppure non troveremo più niente. Non appena il sole sarà alto in cielo, non riusciremo a pescare nessun pesce." Mi spiega.

So benissimo come funziona la pesca, ma non voglio fare il saccente.

Mette in moto il motorino e fa scaldare un po' il motore.

"Tieniti a me."

Io lo guardo e arrossisco. Metto le braccia intorno alla sua vita e riesco a sentire il suo addome snello, ma ben definito.

Ho paura di svenire.

Non ho dormito molto durante la notte, il solo pensiero di passare qualche ora in sua compagnia, mi ha messo uno stato di agitazione addosso e mi sono rigirato nel letto tutta la notte.

Partiamo e ,in pochi minuti, ci ritroviamo in una strada statale che porta alla zona chiamata "Isola", dove si va a pescare se non si possiede una barca.

Il contatto con il suo addome mi fa stare su di giri e vorrei che non arrivassimo mai.Purtroppo, in meno di quindici minuti, siamo lì.

Mi stacco da lui e scendo per lasciargli la libertà di parcheggiare il motorino.

Scegliamo un posto e iniziamo a pescare.

Io non ho la canna da pesca, purtroppo, dopo la morte di mio nonno, mia madre ha messo via le sue cose.

"Tranquillo." Mi dice Alfredo. "Avevo immaginato che non avessi una canna da pesca, quindi l'ho portata anche per te."

Dalla sua sacca enorme, estrae due canne da pesca senza mulinello, ma allungabili.

Ci mettiamo a pescare e ,per un bel po' di tempo, nessuno dei due dice nulla.

"Mi sa che oggi i pesci sono in vacanza." Scherza lui, dopo un po', rompendo finalmente quel silenzio pesante che si era venuto a creare.

"E' troppo tardi." Spiego, ricordandomi i rimproveri di mio nonno, quando non eravamo già a mare prima delle cinque del mattino.

"E tu come fai a saperlo?"

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