Capitolo 11

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La vigilia di Natale è il momento dell'anno che ho sempre preferito. Siamo sempre noi tre soli, ma ci divertiamo un mondo.

Mia madre ordina un sacco di cose buone e se le fa portare direttamente a casa e mio padre si ostina a voler accendere il caminetto, anche se non è proprio il suo forte.

Mangiamo in salotto, illuminati dalle luci dell'albero di Natale.

Mia madre non cucina, poiché troppo in ansia per la riuscita della festa che si tiene il giorno dopo.

Per quella sera, parliamo di tutto quello che vorremmo ricevere e degli invitati che verranno domani. Nessun accenno alla letteratura, nessun dibattio e nessuna domanda di cultura, soltanto noi tre che ceniamo come una famiglia amorevole.

Quando finiamo di cenare, come da abitudine, mia padre si siede al piano e inizia a suonare le carole di Natale e tutti e tre cantiamo a squarciagola, anche se siamo stonati e non andiamo nemmeno a tempo.

Mio padre non è un gran pianista ma, quando era piccolo, mio nonno si è ostinato affinchè imparasse. Una perdita di tempo e di soldi che gli ha lasciato solo conoscenze di base, che rispolvera solamente in questa occasione.

A mezzanotte andiamo in chiesa per classica funzione di natale, anche se non siamo religiosi, è di uso comune.

Mi accorgo che anche la famiglia Bello è presente e Alfredo, quando mi vede, si illumina in un bellissimo sorriso che mi fa tremare le gambe.

Quando la messa finisce, iniziamo a scambiare gli auguri di Natale con gli altri fedeli.

Ad un certo punto, la famiglia Bello si avvicina a noi.

"Permettete che vi facciamo gli auguri?" Domanda Aldo più a mia madre che a mio padre.

"Assolutamente." Risponde lei.

"Sono proprio contento che i nostri figli vanno così d'accordo e che Elena e Tonino siano molto bravi a scuola. L'influenza di Antonio è essenziale per la nostra bella figliula."

I miei genitori si impegano in una conversazione con i Bello, mentre sussurro ad Alfredo di vederci fuori. Lui annuisce.

Elena è troppo presa con le lodi dei miei genitori per accorgersi che ,io e suo fratello, ci allontaniamo da tutti loro.

"Com'è andata la cena?" Mi domanda Alfredo.

"Benissimo. La tua?"

"Come al solito. Siamo stati da mia zia e mio padre, prima di cena, ha litigato con suo fratello. Ordinaria amministrazione, insomma." Lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.

"Senti, mia mamma mi ha raccomandato di chiederti se ti va di venire alla festa di Natale che sta organizzando domani."

Lo dico sparando a zero, ma lui non risponde.

"Sempre se ti va." Aggiungo, preoccupato che non voglia venire.

"Io? Alla famosa festa degli Schiavone? Ma non sono invitati solo professori e gente colta? Io cosa c'entro?"

"Ma non ci sono solo accademici, c'è tanta gente. Inoltre, mi salveresti dal tedio."

Lui storce il naso.

"Perchè non lo chiedi ad Elena. Lei sì che è adatta. Io sono un povero stolto che fa il panetteriere."

Non so perchè, ma le sue remore mi fanno ribollire il sangue.

"Non hanno invitato lei, ma te. Mio padre dice che sei intelligente e molto capace e io sono d'accordo. Ti va di venire o no?"

Chiedo bruscamente, scocciandomi del suo comportamento.

L'Amore che RestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora