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1 Agosto

Casa di Severus Piton, Spinner's End

Quella sera il pozionista decise di coricarsi presto per una buona volta.

Nelle ultime settimane non aveva quasi toccato né cibo né letto, tra pozioni fumanti, libri troppo interessanti per interromperne la lettura, incubi del passato, i gufi di Silente, i sensi di colpa, le inquiete riunioni con i Mangiamorte spaventati dal loro Signore, sempre più irascibile e violento, e il Marchio che non lo lasciava vivere in pace.

Era decisamente esausto.

Si scrutò nell'unico specchio della casa.

La sua pelle pallida era ancor più grigiastra nella penombra, mentre due scure occhiaie violacee testimoniavano a gran voce la sua mancanza di riposo. I capelli scuri e lisci gli pendevano dai lati del viso stanco e scavato.

Emise uno sbuffo simile ad un sospiro.

Non era certo tempo di curarsi dei dettagli estetici, ma dannazione, aveva proprio una brutta cera. Si tagliò i capelli troppo lunghi con un colpo di bacchetta, si fece una doccia rapida e si mise la camicia da notte.

Chiuse gli occhi e solo in quel momento si rilassò, appoggiò la bacchetta sul comodino e si lasciò andare tra le coperte che sapevano di menta.

Vagò incerto nel dormiveglia per un bel po', ma ogni volta che stava per addormentarsi si svegliava di colpo con il viso arrossato, il sudore freddo che gli si impregnava nelle ossa e il battito del cuore accelerato. Odiava l'insonnia, soprattutto quando aveva davvero bisogno di dormire.

Una luce impietosa lo abbagliò attraverso le palpebre. Imprecò e si rigirò nel letto.

Era già mattina. Aprì gli occhi a fatica, seccato, ma invece di vedere il sole mattutino si ritrovò ancora nell'oscurità. Che stava succedendo?

Si mise a sedere e per poco non svenne.

Una lontra argentea era planata sulle sue ginocchia. Un Patronus. Ma di chi...?

La voce dell'animale lo interruppe: "Salvami, portami via...!". Piton rimase come pietrificato. Era la voce inconfondibile della Granger. Ma quella ragazzina che gli chiedeva aiuto? A quell'ora? A lui?! No, impossibile, era sicuramente uno scherzo idiota! Quella saputella Grifondoro si stava prendendo gioco di lui... O forse no? Ma perché doveva sempre essere preso di mira da tutti? Non potevano solo lasciarlo in pace?....Pace... Piton rise al solo pensiero della parola. Come poteva lui parlare di pace? Era un concetto a lui troppo distante, una parola troppo ardita da pronunciare... No, per l'arcigno Severus Piton era riservato solo dolore, solo solitudine... Si passò una mano tra i capelli che gli ricadevano disordinatamente sul viso e sentì gli occhi inumidirsi. "Sicuramente per la stanchezza...", si disse. 

Quella vita lo stava sfinendo e l'unico motivo di salvezza era scomparso anch'esso.

Quei due smeraldi.

Si lasciò avvolgere da tali pensieri spingendo via un "Patetico" che gli si insinuava nella mente.

Ma nonostante tutto, la morbida coperta calda, il soffice materasso sotto la schiena e le gocce della Pozione Soporifera che si era lasciato scivolare in gola poche ore prima, il sonno prendeva le distanze, invece di avvicinarsi. Dopotutto, tutti si allontanavano da lui.

Abbandonò i pensieri inutili e si sbarazzò delle coperte, ignorando le proteste delle gambe nude, che rabbrividirono, scioccate dall'improvviso gelo, e rimase seduto sul bordo del suo letto, solo, al buio, con i capelli scompigliati in faccia.

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