2 Ottobre 2013.
La notte dopo aver conosciuto Louis rimasi a lungo sdraiato sul letto a pensare.
Non riuscivo a cancellare dalla mia testa l’immagine pura e cristallina di quelle retine cerulee, il calore delle sue mani, il suono ipnotico della sua voce. Com’era possibile che pensassi con così tanta costanza ad un ragazzo appena conosciuto? Che desiderassi con tanto ardore le sue labbra? Erano interrogativi che mi posi più e più volte, quella notte nuvolosa, ma non trovai risposta. Era un istinto, era un bisogno che apparteneva alla mia natura, che io non potevo rinnegare.
Avevo bisogno di lui, volevo lui.
Ne rimasi sconcertato, e, sono onesto, pensai seriamente di stare diventando pazzo: non mi sembrava plausibile, razionale, ma non poteva non essere così. Non potevo fare a meno di sentire un brivido ogni qualvolta quelle labbra sottili campeggiavano nella mia mente stanca.Così, mi addormentai con il suo volto ancora davanti ai miei occhi.
Nei giorni successivi cercai di dimenticarlo, stracciai persino il piccolo biglietto su cui v’era scritto il suo numero; avevo abbastanza problemi, non mi servivano dubbi riguardo al mio orientamento sessuale. Ma potevo realmente essere confuso riguardo alla mia eterosessualità? Ero sempre uscito con ragazze, ragazze avevo baciato e desiderato. Ma ora, ora, tutto sembrava diventare confuso, sfumare, perdere senso, rimpicciolire davanti all’immagine paradisiaca di Louis.
Louis, anche il suo nome sapeva di poesia.
Dopo tre giorni, mi ero finalmente deciso a metterlo da parte; avevo altre priorità, cose ben più urgenti: la chemio sarebbe cominciata nel giro di venti giorni, la gamba pulsava, mamma aveva bisogno di conforto. Quel ragazzo dagli occhi del cielo, che aveva rappresentato una parentesi di gioia in un inferno senza fine, doveva scomparire.
Ma non avevo fatto i conti col destino; quant’è buffa la vita, non trovate? Nonostante sia un moribondo, continua a prendersi gioco di me! Non mi dà nemmeno il potere di controllare pienamente i giorni che mi restano.
Così, una scialba sera di sei giorni più tardi, il fato ricongiunse le nostre strade.Louis mi dice sempre che noi, noi due, eravamo predestinati. Predestinati ad incontrarci, predestinati ad amarci. Le nostre vite legate inesorabilmente l’una all’altra; così, il filo che ci unisce può allentarsi, rinforzarsi, consumarsi, ma mai distruggersi. Perché io sono Louis, Louis è me.
Ero disteso sul divano, concentratissimo nel seguire un’avvincente partita di tennis, quando il mio iPhone malandato prese a vibrare. Feci per alzarmi ed andare a prenderlo, ma la mia dannatissima gamba rallentò ogni movimento; tra un’imprecazione e l’altra, riuscii ad afferrarlo ed osservai il display: numero sconosciuto. Tornai lentamente alla mia postazione, con gli occhi socchiusi ed il volto paonazzo nel tentativo di controllare il dolore. Riuscii a sedermi, a sopprimere un conato di vomito, ed il cellulare tornò a vibrare con forza.Lo afferrai con mani incerte e, senza curarmi d’altro, risposi.
“Sì?” Parlavo lentamente, la voce bassa e roca controllata dal bruciore alla gamba e da una punta di stanchezza che affiorava gradualmente.
“Harry, ciao.”
Un brivido percorse la mia schiena: d’un tratto mi sentivo sveglio, il cuore esageratamente vivo, le mani fin troppo sudate. Era Louis, non poteva non essere Louis. Solamente lui pronunciava il mio nome così, come fosse un sussurro, come fosse carezzato dal vento. Solo le sue labbra sottili e delicate riuscivano a dare a quelle due inutili sillabe – Har;ry – un’inflessione nuova, mai udita. Così pura, così bella, da sembrare arpa d’angelo.
Chiusi gli occhi, mentre nella mia mente compariva lentamente il suo volto “Louis, sei tu?”“Wow, mi hai riconosciuto! Hai guardato il numero sul display?” Potevo vederlo sorridere: seduto alla sua scrivania, il mento appoggiato alle mani, le labbra piegate e gli occhi luminosi. Potevo persino sentire la risata che gli cresceva dentro.
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don't forget about me; houis
Short Story✉ completata! h and l (boyxboy) comunque, non sono qui per parlare di quanto sia schifoso morire di cancro, né di quanto vorrei ancora poter vivere, ma, piuttosto, sono qui per lasciare qualcosa di me. qualcosa che sia vivo, che in qualche modo rico...