La fine di ottobre è un momento particolare. L'estate è finita, eppure, in alcuni momenti, sembra non essersene accorta. Allora arriva la pioggia e ristabilisce le proporzioni. Sono scrosci grigi e tristi, che spiegano a tutti che il sole diventerà sempre più pallido e freddo e che non c'è proprio niente da fare.
Dopo la pioggia, l'aria è umida e fresca, quasi pulita, e le foglie cadute a terra hanno l'odore di un addio.
L'autunno è melanconico, se lo ascolti arrivare.
Ermanno Sensi non aveva alcuna intenzione di farlo, però. Inizi ad ascoltare l'autunno e finisci ad ascoltare te stesso o altra roba new age. No, grazie. Poteva fare a meno di esplorare la solita insoddisfazione strisciante, la solita irrequietezza, eccetera. Era stanco di quelle cazzate, meglio coprire ogni cosa di rumore.
Aveva piovuto tutto il pomeriggio e ora l'aria era fresca, bagnata e pulita, ma Sensi cercava di non fare caso neanche a quello. Era piuttosto bravo a ignorare le cose, se si impegnava. Trotterellava giù dalla scalinata Guidoni con le cuffiette del suo lettore mp3 nelle orecchie, deciso a non pensare, punto.
Come molte altre città liguri, La Spezia sembrava partire dal mare e arrampicarsi sulle colline. Da quelle colline fitte di case scendevano strade strette e serpiginose e scalinate ripide, che tagliavano il paesaggio urbano quasi in verticale.
A quell'ora della notte, le undici e mezza, sulle strade collinari le auto erano rade, mentre le scalinate erano proprio deserte. Deserte e non molto illuminate, motivo per cui Sensi, mentre scendeva, guardava i gradini ingombri di foglie morte e bagnate e ben poco altro.
La temperatura era calata insieme alla pioggia e il commissario, nel suo maglione di cotone nero leggermente spelacchiato, aveva quasi freddo.
Nelle sue orecchie un Robert Smith di vent'anni più giovane gemeva che il lunedì era triste, il martedì e il mercoledì erano grigi, il giovedì non gli importava, ma era al venerdì che si innamorava.
Era lunedì, non era stata una giornata particolarmente triste e Sensi era piuttosto sicuro che di lì a venerdì non si sarebbe innamorato.
I suoi piani per il resto della serata, una volta tanto, erano molto lineari: tornarsene a casa, farsi una doccia, ascoltare altra musica, ma sul piatto del suo stereo, alla faccia della vicina del piano di sotto, e infilarsi a letto.
Avrebbe dovuto immaginare che le potenze cosmiche non avrebbero approvato un progetto così semplice.
Aveva appena imboccato il tratto di scalinata che andava da via XXVII Marzo a via XX Settembre quando sentì un grido.
*
Fu un grido di tutto rispetto. Non un ululato lancinante da film horror, ma neanche un urlo strozzato da pellicola minimalista. Fu un suono modulato e pieno lanciato, senza dubbio, da una voce femminile, e lo colpì proprio mentre i Cure dicevano che la domenica arrivava sempre troppo tardi, frase che Sensi condivideva con tutto se stesso.
Proveniva da un punto più in basso rispetto a quello in cui era in quel momento. La scalinata, nel breve tratto iniziale, scendeva parallela a via XXVII Marzo, per poi proseguire in perpendicolare, dritta tra i palazzi, giù fino a via XX Settembre. Dall'alto la vista sulla parte bassa era preclusa dalle fronde di un albero.
Sensi corse giù più in fretta che poteva. Non gli era mai sembrato che quel posto fosse particolarmente pericoloso, ma un'aggressione, su una scalinata buia e deserta, era pur sempre possibile.
Se si era trattato di un'aggressione, tuttavia, il suo aiuto era del tutto inutile, come capì un secondo più tardi. Qualche decina di metri più in basso, una donna dai capelli scuri si stava inginocchiando accanto al corpo riverso di un uomo.
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I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario Sensi
ParanormalÈ una notte umida e Sensi sta scendendo per una delle molte scalinate della parte collinare della città, quando sente un grido. Temendo un'aggressione, il commissario si precipita da quella parte. Per terra c'è quello che somiglia tanto a un cadaver...