CAPITOLO 7

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Più di due ore dopo, erano tutti in attesa nella sala d'aspetto del reparto di terapia intensiva. La donna era stata portata immediatamente al pronto soccorso, poi era stata trasferita lì. Sensi, Mainardi e la Riu erano stati seminati nel percorso, poi erano stati rimproverati da un infermiere per essersi dispersi, erano stati interrogati da un medico che sembrava pensare che fosse colpa loro se non potevano dargli più informazioni e, infine, erano stati lasciati lì.

Sensi era diventato via via più irritabile, la Riu più agitata e Mainardi più sconvolto.

Tudini era stato informato e, di certo, ormai anche Salvemini sapeva tutto.

«È allucinante» ripeteva la Riu, a intervalli regolari.

«Già» rispondeva Sensi, senza sapere a che cosa si riferisse, nello specifico. «Mainardi, si sente bene?» aggiunse, dopo l'ennesima ripetizione di quello scambio di battute.

Da un po' di tempo, Mainardi si limitava a starsene seduto in silenzio, con lo sguardo vacuo.

«Sì, capo» borbottò, senza voltarsi.

Sensi lo osservò più attentamente. «Non sembra».

Mainardi si strinse nelle spalle.

«Roberto?» lo chiamò.

Finalmente l'ispettore lo guardò. «No, non tanto, commissario. Quel figlio di puttana l'ha incatenata nello sgabuzzino. Stava morendo di fame e di sete» disse, rabbrividendo.

Sensi annuì, senza sapere che cosa rispondergli.

«Potevamo non arrivare per niente» aggiunse Mainardi. «Mentre facevamo quella cazzo di riunione tutti contriti, quella poveraccia era lì».

Sensi gli lanciò una lunga occhiata. Quindi Mainardi si sentiva in colpa. «Non lo sapevamo» disse. Era un ritornello che si era ripetuto lui stesso un certo numero di volte. Non lo sapevo.

«Già. E va bene così? Non lo sapevamo, peccato?»

Il commissario distolse lo sguardo. «No, non va bene così quando non sai qualcosa. Poi la gente muore».

Mainardi si voltò di scatto verso di lui. «Pensa che sia morta?».

Ma il capo guardava fuori dalla piccola finestra. «No, lei no. Spero».

La porta del reparto si aprì e ne uscì un uomo in camice bianco. Era un medico diverso da quello con cui avevano parlato in precedenza.

«Commissario?» chiese, guardando Mainardi.

«Qua» attirò la sua attenzione Sensi, alzandosi.

Il medico sembrò un po' stupito, ma non fece commenti. «La paziente è stabile» annunciò.

«Che cosa significa?»

«Che dovrebbe migliorare in fretta. Era gravemente disidratata, ha rischiato lo shock ipovolemico...» Notò lo sguardo del commissario e spiegò: «È la diminuzione del volume del sangue in circolo. La disidratazione fa diminuire il plasma e si arriva a un'insufficienza multiorgano. Ma in questo caso ci è stata portata in tempo».

«Quindi si riprenderà?»

Il medico annuì. «Sì. Le sue condizioni erano critiche a causa dell'alta temperatura dell'ambiente in cui...»

«Era stata rinchiusa, può dirlo».

Il dottore scosse la testa. «Mai vista una cosa del genere. Quella povera ragazza deve aver lottato a lungo per liberarsi, sudando e peggiorando così il proprio stato di disidratazione. Ovviamente, non poteva saperlo. Spero che prendiate il... mostro che ha fatto questa cosa».

I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario SensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora