CAPITOLO 12

614 67 24
                                    

Quando Sara arrivò in piazza Garibaldi, Sensi era già lì, in piedi accanto alla fontana dall'aspetto equivoco al centro della piazza. Non era solo Sara a pensare che avesse un aspetto equivoco, erano tutti d'accordo nel dire che vista di fronte assomigliava a una gigantesca vulva di marmo, mentre vista di lato assomigliava a un sedere.

Gli spezzini più distinti la chiamavano 'la fontana a forma di... lo sai', quelli più espliciti la chiamavano 'la fontana della figa' o 'la fontana del culo'.

«Poi mi chiedono perché non mi faccio trasferire da qualche altra parte...» disse lui, a mo' di saluto, facendo un gesto esuberante nei confronti della statua. «Ma in quale altra città hanno costruito un monumento alla gnocca, eh?» Le appoggiò una mano su una guancia e la baciò, poi si allontanò di mezzo passo.

«Oh, wow... sembri pronta per una passerella. Sei sicura di volerti far vedere in giro con me?»

Sara ridacchiò e lo prese sottobraccio. «Ma certo che sono sicura. Puoi essere il mio eccentrico chaperon, per oggi».

«Chaperon? Scusa, ma uno chaperon non dovrebbe essere un tizio che vigila sulla moralità della sua protetta?»

Sara gli sorrise. «Proprio così. È questo il tuo compito, infatti».

Sensi, tutt'altro che convinto, si lasciò portare verso via Prione. Dato che era venerdì pomeriggio, il normale gorgo di persone era quasi al massimo della sua intensità.

«Non sono sicuro di aver capito che cosa stiamo per fare» disse Sensi, mentre scendevano molto lentamente lungo la via. «Ma ti avverto che tra un paio d'ore devo tornare al lavoro».

«Mh, potremmo anche farcela».

Sensi le lanciò uno sguardo sospettoso, ma era chiaro che essere lì non gli dispiaceva. Era come se avesse perso un po' delle sue difese.

Sara sorrise radiosa. «Ho pensato che tu fossi la persona più adatta in assoluto per accompagnarmi».

«No, per niente» provò a protestare Sensi. «Sono un personal shopper disastroso».

Lei rise. «Ma tu non devi farmi da personal shopper, non preoccuparti. Ho già in mente un'idea... tu devi solo vigilare sulla mia moralità, te l'ho detto».

Nel frattempo avevano raggiunto il tratto di maggior affollamento. Era un punto in cui la strada si restringeva, formando una specie di imbuto in cui la gente si accalcava spalla a spalla.

«Per prima cosa, le scarpe» annunciò Sara, infilandosi nell'atrio di un negozio.

Sensi, rassegnato, la seguì all'interno. Era carino, il modo in cui la seguiva, pensò lei.

Iniziò a esaminare con grande cura una delle due vetrine, quella con le scarpe da donna. «Qualcosa di un po' stregonesco... che ne dici di quelle?» disse, indicando sulla destra.

Sensi seguì la direzione del suo dito. Erano scarpe nere, allacciate, con un tacco molto sottile e molto alto e una coroncina di piume nere attorno alla caviglia.

«Sembrano molto appropriate» disse. Poi guardò meglio. «Costano quattrocentoventi euro?»

Lei sorrise, tutta soddisfatta. «Sì! È un'occasione!»

«E perché è un'occasione? Nel prezzo è compresa una sessione di tortura?»

Ma Sara era già entrata e stava chiedendo al commesso di provare le scarpe con le piume. «Non hai detto che dovevo vigilare sulla tua moralità?» le fece notare Sensi.

«E non ho detto anche che tu sei la persona ideale per farlo?» sorrise lei. «Sei il tizio più immorale che conosca!»

Il commesso le portò le scarpe e Sara si sfilò il tacco dieci che aveva ai piedi per infilarsi il tacco dodici che le porgevano. Male che fosse andata, il suo piano le avrebbe lasciato in eredità un guardaroba favoloso.

I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario SensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora