10. Una notte negl'Inferi

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~Nico
Ero spaesato, non sapevo che fare. Capivo di non essere nel mio corpo ed ero sicuro di essere nel corpo di Will. Ma non ne capivo il perché.
Il mostro venne verso di me e in un attimo mi ritrovai tra le sue fauci. Non sentivo più niente, solo uno strano senso di nostalgia e forse anche senso di colpa.
Mi guardai intorno e vidi arrivare...me. C'ero io, Nico di Angelo, in lacrime, che correvo verso Will.
Mi prese tra le braccia e io lo guardai. Riuscivo a sentire il senso di colpa crescere in me. Molto probabilmente Will aveva un senso di colpa enorme nei miei confronti, per quella discussione con Hazel. Ed ora riuscivo a capire davvero come si sentiva. A volte ci sembra di conoscere le persone che amiamo, siamo sicuri di sapere per davvero quello che provano. Ma non è così. Will é morto con un senso di colpa incolmabile, un senso di colpa che nessuno gli avrebbe potuto più togliere dal cuore che, ormai, non batteva più.

Mentre vedevo il me di quel momento piangere, provai una pena tremenda. Mi sembrava tanto una persona senza speranze, come se ci fosse qualcosa in lui che non si sarebbe mai risanato. Ma allo stesso tempo, nutrivo fiducia in quella figura oscura e triste. Ora che capivo tutto ciò che provava Will per me, riuscii anche a capire alcuni suoi comportamenti che prima non riuscivo a spiegarmi.

La visione finì lì e mi ritrovai in una caverna oscura, una caverna che conoscevo fin troppo bene. La sala del trono di Ade.
Mi guardai i vestiti: erano tornati come prima. Ero io.
Sentii dei passi e mi ritrovai Ade in persona davanti agli occhi.

<<Nico.>>

<<Che vuoi?>>

<<Si tratta di Will.>>

Riuscivo a immaginare ciò che aveva da dirmi.

<<Lui...vieni con me.>>

Aveva esitato. Era la prima volta in cui lo vedevo esitare.
Mi condusse in una stanza buia e chiusa, con una sedia al centro.

<<Cerca di rimanere calmo, okay?>>

Schioccò le dita e ciò che vidi mi lasciò scioccato. C'era un esile corpo legato a quella sedia. La testa china, i capelli ingrigiti e una tunica nera strappata copriva la pelle pallida.

<<Chi è?>>

Mi voltai, ma il dio non c'era più. Mi avvicinai al ragazzo legato a quella sedia. Se non fosse stato per il tremore delle sue mani e del piccolo movimento che il suo petto produceva, avrei giurato che fosse morto.
Mi avvicinai ancora di più all'esile creatura. Questi alzò la testa, accorgendosi di me.
Due occhi color pece mi si fissarono addosso e non riuscii a distogliere lo sguardo. Tentai, così, di decifrare il suo sguardo. Dopo averlo fissato per molto, lo capii. Quegli occhi imploravano pietà. Erano occhi tristi, malinconici. Pieni di nostalgia e voglia di reagire.

Mi fissò per un altro po', poi parlò.
<<Sei venuto...a salvarmi...>>

<<Che?>>

<<Hai sentito i miei richiami...Nico...>>

<<Scusami ma...non ti conosco nemmeno.>>

Quando finii di esclamare quella frase, i suoi occhi divennero lucidi.

<<Capisco...liberami, ti prego.>>

<<E se tu fossi un pazzo? Se mi aggredissi all'improvviso?>>

<<Fidati di me...>>

Fissai di nuovo quelle pozze nere e decisi di sciogliere le corde.

<<G-grazie...>> disse, massaggiandosi i polsi.

Cercò di alzarsi, ma gli cedettero le gambe e finì in ginocchio ai miei piedi.
Lo aiutai ad alzarsi e finimmo l'uno nelle braccia dell'altro. Mi guardò negli occhi e le guancia gli si rigarono di lacrime.

<<Sapevo che saresti venuto a salvarmi.>>

Mi prese il viso tra le mani gelide e posò le labbra sulle mie. D'improvviso un calore si impadronì del mio corpo. Era una sensazione che già conoscevo, che amavo e che non provavo da troppo tempo.
Le sue labbra sapevano di vaniglia e le sue mani, nonostante la loro freddezza, erano morbide e familiari. Il sapore delle sue lacrime si mischiò al nostro bacio. Si staccò da me e abbassò lo sguardo.

<<Come è stato?>>

<<Come la prima volta...Will.>>

Fece un passo indietro e riuscì a tenersi in piedi.

<<Mi hai...>>

<<Riconosciuto. Certo, come non potrei.>>

<<Hai ricevuto i miei segnali e-e hai hai passato tutto->>

<<Dimmi a cosa servivano.>>

<<Avevo...bisogno di sapere se...>>

<<Se?>>

<<Se tu fossi ancora vivo...avevo paura che quel mutaforma ti avesse ucciso. Ah e a proposito...mi dispiace di averti fatto capire male sulla storia di Hazel...>>

<<Sono passati cinque anni, Will.>>

<<Cinque...anni?>>

<<Già.>>

<<Sono morto...sono...>>

<<Siediti per favore.>>

Mi avvicinai a lui per aiutarlo a sedersi ma lui si scansò.

<<Non toccarmi...dovrei essere morto...>>

<<Lo so...lo sei.>>

<<Gli occhi...i tuoi occhi, sono come i miei. E i capelli...li hai fatti crescere.>>

<<Già. Ma i tuoi capelli biondi? I tuoi occhi azzurri?>>

<<Ho usato tutte le mie forze pur di assicurarmi della tua salvezza.>>

In quel momento, la tristezza e anche un po' di tenerezza verso quel ragazzo, presero possesso di me. Aveva davvero rischiato anche la sua vita negli inferi, pur di salvarmi? Come poteva, uno come lui, essere diventato grigio, magro e pallido? Per colpa mia, per giunta.

<<Ti porto via da qui.>>

<<Che?! Non puoi!>>

<<Posso. Vieni!>>

<<No, Nico. Il mio posto è qui. Non posso->>

Non lo feci finire di parlare. Lo presi in braccio e lo trascinai all'uscita di quel maledetto posto.

Quel giorno - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora