I raggi del primo sole estivo entravano dalla finestra, colpendo il viso stanco della ragazza. Era ancora distesa a letto, senza alcuna voglia di uscire da sotto le coperte per cominciare una nuova giornata.
Come poteva riuscirci se continuava a rivivere quella precedente?
Elèna si svegliò con un terribile mal di testa, dovuto probabilmente a tutto lo stress e ai lunghi pianti.
La serata era finita con un altro grande brindisi e il taglio della torta.
Gli ospiti applaudirono Miss Adeline mentre soffiava sulle ventuno candeline che riuscì a spegnere in una sola volta, o almeno così dissero i genitori di Elèna mentre parlavano di quanto fosse stata bella quella festa.
La ragazza era rimasta chiusa in quel bagno senza riuscire a fare rientro in sala.
Detestava sentirsi in quel modo. Detestava sentirsi così fragile a causa di un ragazzo che conosceva a malapena e con il quale aveva ballato per soli due minuti. Ma intanto nella sua testa continuavano a ripetersi le stesse immagini di sempre: lui che entrava con il suo vestito, che spostava i suoi capelli e sorrideva a tutti. Lui che la salvava da quell'uomo sul balcone e che la stringeva al petto carezzandole delicatamente i capelli. Ricordava le sue mani che le cingevano i fianchi o che la facevano piroettare come aveva sognato per mille notti. Sentiva ancora la sua voce pronunciare il suo nome: roca, ma dolce e sensuale. Le sue narici percepivano ancora il profumo di Mr. Styles, impossibile da dimenticare. Ma a quel punto arrivavano anche i ricordi brutti e da lì era tutto un piangersi addosso e commiserarsi ed era quella la parte che odiava di più: la commiserazione. Lei non era così, non lo era mai stata e non sopportava che qualcuno, chiunque esso fosse, anche quel giovane affascinante di Mr. Styles, potesse avere questo potere su di lei e sui suoi sentimenti. Le cose dovevano cominciare a cambiare, ma per essere possibile era lei stessa a doversi convincere di tale cambiamento.
Il suo cuore non poteva più appartenere ad un uomo che non l'avrebbe mai guardata, mai desiderata, mai amata.
Scostò le coperte e si allungò verso il comodino di legno lucido per prendere il diario che si trovava lì sopra da molte notti, ormai. Lo sfogliò e si rese conto che la maggior parte della pagine parlavano di lui, di quel giovane londinese che le aveva rubato cuore e anima e che continuava a farla soffrire, anche se inconsapevolmente. Poi vide quella frase, quella che scrisse quando cominciò a sognarlo notte dopo notte: «Tutti i giorni son notti per me, finché io non ti vedo, e giorni luminosi son le notti quando mi appari in sogno.»
Elèna amava la letteratura, la musica e la poesia, e per lei quel ragazzo era questo. Arte.
Tutto ciò che Mr. Styles era, lei poteva riassumerlo in una sola parola. Avrebbe potuto rivederlo in mille sonetti, in mille citazioni, in mille libri e musiche. Lo avrebbe visto in ogni quadro che le ispirasse sentimenti profondi. Lei lo avrebbe visto dove nessuno poteva arrivare.
Non riusciva a vedere in lui nient'altro che luce e colore. Le ombre non facevano parte della sua persona, non era minimamente possibile, pensò Elèna, ma si rese conto che se era davvero l'amore quello che più desiderava avere nella sua vita, Mr. Styles non poteva più fare parte dei suoi giorni e delle sue notti.
Prese ogni pagina in cui compariva anche solo per una volta il suo nome e la strappò via da quel diario. Non riuscì a distruggerle in mille pezzi, non era ancora pronta a buttar via i suoi ricordi, a cancellarli del tutto. Era anche grazie a quelli se si era resa conto che la sua vita doveva andare avanti senza Mr. Styles al suo fianco. Così li piegò e li chiuse dentro una scatola che ripose sul fondo del grande armadio dello stesso legno del comodino. -È giusto così, Elèna.- Disse ad alta voce per convincersi di non tornare indietro sui suoi passi. -Non puoi continuare a desiderare qualcuno che non avrà mai occhi per te.- Posò la chiave dentro il cassetto del comodino ed uscì dalla stanza.
Quando scese le scale sentì la voce di sua mamma prevenire dall'ingresso. Stava ringraziando qualcuno ma non riuscì a capire chi fosse. Poi la porta si chiuse e i passi della donna si fecero sempre più vicini a lei. -Buongiorno.- Jocelyn le sorrise mentre portava un mazzo di fiori in mano. Erano bellissimi, di mille colori. Talmente belli che Elèna strabuzzò gli occhi quando li vide. -Per...per chi sono?- Scese le scale e raggiunse la madre che si era avviata verso la cucina per riporli in un vaso pieno d'acqua.
-Per te, figlia mia.- Nel suo tono di voce v'era una felicità che Elèna trovò inaspettata. -Li ha portati un giovane stamattina. Ha chiesto di te ma non eri ancora venuta a far colazione e non sapevo se fossi sveglia o meno.- Ciò che udì la ragazza furono solo le prime parole. Il tempo si fermò nell'istante in cui la madre disse che fu un giovane a portare quei fiori per lei.
Guardò la madre perplessa e poi si avvicinò al mazzo che era già stato riposto in un vaso pieno di decorazioni. -Chi era questo giovane? Che aspetto aveva?- I suoi pensieri corsero subito verso l'unica persona che il suo cuore desiderava, anche se nel profondo sapeva non poter essere lui.
-Aveva i capelli scuri e degli occhi meravigliosi, oserei dire. Un contrasto talmente evidente che all'inizio non riuscivo a non guardarli. Erano verdi o forse...- Elèna non la lasciò continuare. Prese quei fiori con sé e li portò in camera per poggiarli sul davanzale della finestra. -Elèna!- Urlò la madre dal piano di sotto. -Ma cosa ti prende?- Jocelyn rimase incredula. Non si aspettava una tale reazione da parte della figlia. Lei, che non aveva mai mostrato interesse per nessun ragazzo, era appena corsa al piano di sopra stringendo un vaso pieno di quei fiori che le erano stati recapitati.
La ragazza notò che fra di essi vi era una busta bianca. La prese e la girò. Sulla parte posteriore c'era scritto qualcosa: Per Miss Collins, affiinchè non dimentichi la meravigliosa serata.
Aprì la busta e prese la lettera che si trovava al suo interno. Trovò che la calligrafia del giovane era molto elegante.
"Cara Miss Collins, le scrivo questa breve lettera per ringraziarla della sua compagnia. Ieri ho passato una delle notti più belle danzando con lei e spero che ciò sia reciproco. Non ho avuto modo di salutarla dopo la festa tanta era la confusione, ma spero di poterla incontrare per le strade di Londra.
Purtroppo sono dovuto partire questa mattina per un impegno inaspettato.
Non spero in una vostra risposta immediata, ma se doveste cambiare idea fra una settimana farò ritorno a Londra e potremmo incontrarci nel bar vicino casa sua per poter prendere un the insieme. Se dovesse accettare il mio invito, la mattina di sabato prossimo alle undici in punto sarò seduto lì ad aspettarla.
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Burning flame || H.S.
RomanceEra il febbraio del 1922 quando Miss Collins, figlia di una famiglia benestante londinese, vide per la prima volta quel giovane di cui tutta Londra parlava negli ultimi tempi. Come ogni domenica mattina Elèna era solita sedersi su una panchina sott...