5- Detective April, al vostro servizio! (parte 2)

147 16 3
                                    

Nel precedente capitolo:
"<< Sì... sono solo un po' stanca >>
<< Infatti è quasi ora di cena, andiamo via >>
John riprese i passi per tornare dal suo amico seguita dalla bionda.
April lanciò un ultimo sguardo alla porta prima di tornare da Sherlock e John."

Il giorno dopo Sherlock decise di continuare le indagini nella casa della vittima, volendo scoprire di più riguardo alle vicende che l'avevano portato alla morte.
Ovviamente John ed April lo seguirono a ruota.
Il consulente setacciò l'appartamento da cima a fondo, trovando solo alcuni indizi.
Però quello che stava cercando non era lì.
Sherlock era consapevole che, una volta trovato l'oggetto desiderato, avrebbe pure trovato l'assassino.
John aveva più volte chiesto cosa stesse cercando, ma il moro continuava nel suo silenzio.
Silenzio perché era distratto.
Qualcosa lo distraeva. Anzi, qualcuno...
April, che se ne stava dietro i due in completo silenzio, si guardava intorno con curiosità.
Si stava comportando in maniera strana dal giorno prima, era distratta e pensava sempre in maniera profonda, tanto da non accorgersi quando i due se ne andavano per analizzare altro.
John stava già tenendo un occhio su di lei, ma a quanto pare non bastava.
Ora doveva aggiungere che aveva il brutto vizio di sparire per molti minuti. Cosa faceva April in quei minuti non lo sapeva, e questo lo incuriosiva e infastidiva allo stesso tempo.
Forse cercava anche lei indizi, ma allora perché non riferire le sue scoperte?
Qualcosa stava succedendo, ed April lo stava avvertendo.
Sherlock cominciò a dubitare di April.
La donna sembrava avere un sesto senso che la avvertiva quando stava per succedere qualcosa.
E succedeva qualcosa ogni volta che April dava segni di nervosismo.
Comunque si capiva da lontano che qualcosa preoccupava la bionda.
<< Sherlock? >> lo chiamò John, riportandolo alla realtà << Allora? Hai trovato qualcosa? >>
Sherlock si mise una mano tra i mori capelli e si allontanò dalla stanza.
<< Dove sarà? >>
<< Cosa? >>
<< Quello! >>
<< Quello... cosa? >>
<< Oh John, il tuo cervello è così leggero... a volte ti invidio >> sospirò Sherlock scuotendo la testa.
<< Cosa stai cercando? >> ignorò l'insulto John.
<< Il cellulare, John, il cellulare! >> lo guardò lui spaesato, incredulo del fatto che il partner non ci fosse  arrivato da solo << Perché non c'è? Non c'è da nessuna parte. L'assassino deve averlo eliminato dalla scena del crimine, ma perché farlo? Forse perché quel telefono contiene dei dati che lo disturbano, che lo preoccupano >>
<< Se è così non lo troveremo mai, potrebbe averlo distrutto >>
<< Davvero John, invidio il tuo cervello così tranquillo >>
<< Piantala Sherlock >>
<< John, l'assassino non può averlo distrutto. Questo perché, poco prima di riuscirci, qualcuno lo ha colto con le mani nel sacco. Però a quest'ora sarebbe già morta questa persona, quindi qualcuno lo stava guardando e l'assassino è stato costretto a nascondere il telefono >>
<< Perché non nasconderlo a casa o portarlo con sé? >>
Sherlock sospirò profondamente, poi rivolse l'attenzione alla giovane donna.
<< April >> la chiamò attirando la sua attenzione << Perché l'assassino non ha ancora eliminato il telefono? >>
April ci pensò a lungo, forse un po' troppo a lungo dato che il moro le si era avvicinato di gran fretta mettendosi proprio davanti a lei.
<< Segui il mio ragionamento: deve eliminare il telefono perché contiene informazioni che potrebbero metterlo nei guai. Stava per eliminarlo ma qualcuno, con la propria presenza, non glielo ha permesso. Ha quindi due decisioni da prendere, quello di tenersi il telefono con il rischio di essere indicato quale assassino o di nasconderlo. È passato un giorno, ma il telefono è ancora nascosto e l'assassino non l'ha eliminato, perché? >>
<< Come... come fai a dire che non è già stato eliminato? >> chiese April confusa.
<< Lo dico io, allora? >> chiese di fretta, facendola indietreggiare per la troppa vicinanza.
<< Uhm... l'ha nascosto in un luogo pubblico? >> mormorò lei.
<< Dove? >> chiese John sempre più curioso.
Sherlock fece un piccolo sorriso.
<< Beh... se non può eliminare fisicamente il telefono, significa che l'ha nascosto in un luogo dove molte persone possono accedere. Qualcuno sta tardando... le sue... intenzioni... >> spalancò gli occhi April, cominciando a capire dive volesse arrivare il consulente.
<< Quindi...? >> la spinse lui, vedendo che ci stava arrivando.
<< ... quindi il telefono non è qui e nemmeno nelle tasche dell'assassino, ma bensì nel supermercato! >> esclamò lei con gli occhi che cominciavano a brillare << Non può essere altrove, perché è nascosto in un posto dove è difficile andarci se non quando è aperto! Inoltre con la polizia e con noi in giro per il negozio non può recuperarlo! >>
Sherlock fece un sorriso soddisfatto.
<< Ultima domanda: se tu fossi un assassino, dove lo nascondersti? >>
Era una bella domanda ed April si prese molto tempo prima di rispondere.
Dove nasconderlo... io lo farei in un posto dove la polizia non verrebbe mai a controllare. Però sono soliti setacciare ovunque. Dove nasconderlo?
Sherlock la osservò concentrarsi, approfittando per dedurre qualcosa su di lei.
Era da un po' di mesi che riusciva a dedurre solo alcune cose di lei.
Conosceva le basi come il luogo di nascita, l'età, il carattere, cosa aveva fatto poco tempo prima di vederlo, gli hobby, il cibo preferito e tante altre.
Ma ora gli stava diventando difficile capire cosa stava pensando o quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
Dove voleva andare, cosa voleva fare, cosa voleva dire, cosa stava pensando.
Quasi tutto era diventato poco chiaro.
I dati che vedeva davanti agli occhi quando faceva deduzioni su di lei stavano diventando dei punti di domanda.
Non riusciva più a dedurre quasi niente di lei.
<< ... è così Sherlock? >>
All'improvviso l'oggetto dei suoi pensieri si era girato verso di lui in cerca di conferme, ottenendo solo silenzio.
<< ... Sherlock? >> lo chiamò John.
Sherlock, che ancora si trovava vicino ad April, rimase immobile ad osservarla.
La donna accusò lo sguardo inclinando lievemente la testa, gli occhi ancora puntati su di lui.
Era confusa, lo vedeva.
Ora aveva distolto lo sguardo, prendendo una ciocca dei suoi capelli e mettendosi a giocare con la punta.
Era imbarazzata, lo vedeva.
I verdi occhi di lei tornarono su quelli azzurro ghiaccio di lui.
Ora le gote erano leggermente rosse.
Sherlock inarcò un sopracciglio.
Non si era innamorata di lui, vero? Non doveva, l'amore era solo un sentimento che distraeva e basta.
Era meglio mettere le cose in chiaro da subito.
<< April, io- >>
<< Ugh, basta! >> scoppiò lei, mettendo le mani sulle spalle del consulente per allontanarlo << Sei troppo vicino, non riesco a concentrarmi con te che mi fissi così! >>
Sherlock fu preso alla sprovvista, cosa molto rara.
<< Scusa? >>
<< È tutto prima che cerco di pensare, ma con te che mi fissavi così intensamente non sono riuscita a pensare a niente >> scosse la testa sospirando.
Tutti i sintomi che aveva prima erano spariti, lasciando uscire un atteggiamento piuttosto brusco.
<< Perché eri arrossita? >> chiese Sherlock, cercando di capire a fondo cosa era andato storto nella sia deduzione.
<< Chiunque sarebbe imbarazzato nel percepire uno sguardo così insistente >> alzò gli occhi al cielo, prendendo un bel respiro profondo << Basta guardarmi così, ok? >>
Il moro rimase in silenzio.
<< Perché sei così difficile da dedurre? Prima non lo eri >> mormorò a se stesso, prima di allontanarsi definitivamente dai due per uscire di casa.
<< Comunque era sbagliato >> disse, nascondendo il fatto che non aveva ascoltato.
April e John si guardarono, quest'ultimo alzò le spalle e seguì il suo amico con lei dietro.

Carpe Diem ~ Cogli l'attimo (A Sherlock story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora