12 settembre 1997
Quello fu il primo giorno di scuola del mio terzo anno di superiori. Solitamente Jack ed io ci saremmo andati assieme... quell'anno, invece, ci andai da sola, a piedi. Nel cortile, i nostri sguardi si incrociarono per poi essere distolti con la stessa rapidità con cui si erano incontrati: lui si avvicinò a Giulio, mentre io fui avvicinata da una mia amica. Solitamente ci saremmo anche seduti nello stesso banco, ma quell'anno anche questo non avvenne. Appena entrai in classe notai che al suo fianco si era seduta Barbara, o Barbie, come la chiamavano in classe... una ragazza molto alta, filiforme e molto carina. E Jack sembrava stranamente a suo agio. Gli passai accanto e mi sedetti vicino alla mia amica. Lui non si voltò a guardarmi neppure una volta ed io sentii il respiro mancarmi. Possibile che fossimo giunti a quel punto? La nostra amicizia era l'unica cosa che pensavo sarebbe durata per tutta la vita... Cosa avevo combinato?
In quei dieci giorni avevo ripensato molto a quanto Jack mi aveva detto. Un pomeriggio mi chiusi in bagno e mi guardai allo specchio e, finalmente, mi vidi con gli occhi di Giacomo: ero irriconoscibile. Non tanto per i capelli o per i segni che Guido mi aveva lasciato sul collo, quanto per il mio sguardo: era diverso. I miei occhi erano leggermente arrossati e sembravano meno luminosi del solito. Eppure, trovavo che la mia nuova me avesse un suo fascino... Cosa mi era successo?
Alla fine tagliai la ciocca di capelli che Lea, in un pomeriggio in cui avevamo fumato, mi aveva convinto a tingere di blu assieme a lei. Quella, probabilmente, era la prova più evidente del mio cambiamento. E poi...? Poi decisi di non prendermela con Jack per avermi insultato: dopotutto, non aveva torto: ero cambiata... e, rompendo una nostra tradizione e definendola "stupida", lo avevo ferito e avevo mancato di rispetto alla nostra amicizia. Come avevo potuto?
Sarei stata pronta a chiedergli scusa, se solo ne avessi avuto occasione... Nella speranza di incontrarlo, un paio di pomeriggi ero scesa a leggere in cortile, ma lui non era passato. Ed ora, a scuola, il suo atteggiamento mi aveva lasciato senza parole: non ero sicura sul come mi sarei dovuta comportare, ma sapevo per certo di voler evitare un confronto in pubblico, data la facilità con cui la sua lingua poteva farsi tagliente. Scelsi alla fine di non fare niente, perché in fondo questo era quanto lui desiderava.
Il tempo mi parve non passare mai... Quando finalmente suonò l'ultima campanella ed il professore annunciò il termine della lezione, mi precipitai dapprima fuori dalla classe e poi dalla scuola. Varcato il cancello, scorsi Guido, che mi stava aspettando col sedere poggiato contro il suo motorino; indossava il suo casco con il grosso adesivo della marijuana attaccato lateralmente, da cui fuoriuscivano alcuni riccioli ribelli, e fumava una sigaretta. Dentro di me sperai che Maria Grazia o altre persone che mio padre conosceva non lo vedessero.
Gli andai rapidamente in contro, ci salutammo con un bacio e ci sedemmo sul sellino. Guido stava togliendo il cavalletto, quando mi accorsi che Jack si trovava in piedi sul marciapiede e ci stava fissando intensamente.1 luglio 2000
Il 9 luglio del 2000 conseguii finalmente la maturità classica. Fu uno dei giorni più belli della mia vita: mi sentii libera come non mai.
Ad assistere al mio esame orale vennero mio padre, ovviamente, Jack, Lea ed i miei nonni, che erano venuti apposta da Firenze.
Non appena potei uscire dalla porta dell'Aula Magna, corsi ad abbracciare mio padre, che mi guardò con occhi pieni d'amore... «Sono fiero di te, pannocchietta mia. Sei la mia più grande soddisfazione» mi disse. E, quando mi lasciò andare, fu la volta di Jack, che mi strinse forte a sé... Lui si era diplomato il giorno prima. Ce l'avevamo fatta, insieme, ed eravamo liberi.
Da quel giorno in poi le nostre vite cambiarono definitivamente.11 febbraio 1996
La domenica, se non avevamo altri impegni, Jack ed io eravamo soliti affittare un film e guardarlo assieme, mangiando schifezze. Era il nostro modo per prepararci ad affrontare la settimana successiva.
Quella domenica Jack avrebbe dovuto aiutare la famiglia di Giulio a traslocare, ma pioveva a dirotto e così il trasloco fu posticipato. Prima di dirmelo, Jack andò ad affittare uno dei nostri film dell'orrore preferiti: Ballata macabra. Nonostante fosse un film del '76 e lo avessimo visto almeno una decina di volte, ancora aveva un certo effetto su di me.
Mi ero appena fatta la doccia e avevo ancora i capelli bagnati avvolti in un asciugamano, quando lui irruppe nella mia stanza senza neppure bussare.
«Ma bussare, no?!»
«Tanto lo so che non hai seno.... È inutile che fai tutta questa scena!» sogghignò lui, passandomi l'asciugacapelli.
«Vaffanculo dove lo metti?»
«Simpatica... Sbrigati che ho affittato un film. Da Giulio andrò la settimana prossima...»
Mi asciugai i capelli velocemente; nel frattempo lui giocò con un cubo di Rubik sul mio letto. Non appena ebbi finito, preparammo dei popcorn e andammo a casa sua, che era «libera». Mentre io cucinavo della cioccolata calda, lui sistemò la televisione ed il divano, che riempì di coperte e grandi cuscini, come piaceva a noi. Indossavamo entrambi la tuta e dei suoi maglioni, che io adoravo perché caldi e grossi. Cominciammo a guardare il film poco dopo le quattro.
Per molti forse non sarebbe stato un pomeriggio ideale, ma per noi sì... Lo facevamo da anni, ormai era come un rituale per prepararsi al terribile lunedì che ci attendeva. Jack era come un fratello per me: il nostro rapporto era estremamente intimo e perfetto. Sì: perfetto. Con lui potevo essere me stessa, non usare filtri. Escluso mio padre, era la persona a cui tenevo di più al mondo e anche quella con cui mi sentivo più a mio agio. Eravamo cresciuti insieme e, di conseguenza, il nostro legame era speciale... Tanto che lo pregai di massaggiarmi i piedi... «Guarda quanto sono carini e profumati... Non ti viene voglia di massaggiarli?»
«Assolutamente no.»
«Dai, ti prego. Mi fanno male!»
«Portami fuori la spazzatura per una settimana e ne riparliamo.»
«Andata...» sbuffai.
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I nostri momenti (Completo)
Teen FictionLa vita è un insieme infinito di momenti posti in ordine sparso. E questa è la storia di Jack e Sofi. © 2017 Virginia della Torre. Tutti i diritti riservati.