Capitolo VII

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Quella del 25 febbraio appariva come una normale mattina di fine inverno, fredda, ma quel tanto che bastava per preferire il tiepido soggiorno di casa all'esterno.
Ma quella semplice mattina brinata celava segreti ben più stravaganti della camicetta nera che indossava Amélie mentre si presentava nella sala principale.
La donna raggiunse la campanella dorata e la scosse energicamente, gesto che ripeteva ormai da undici anni, da quando Bahorel aveva avuto l'età necessaria per mangiare con il padre.
Aspettò allora pazientemente che i fanciulli scendessero ordinatamente le scale, come sempre. Ma quel giorno le cose andarono diversamente.

Il primo ad uscire sul ballatoio fu Enjolras, che per l'occasione si era vestito completamente di rosso e coperto i riccioli biondi con un berretto frigio. Seguivano poi tutti i fratelli, che portavano a due a due uno striscione in stoffa chiara, con le scritte "Libertè, Egalitè, Fraternitè". In fondo Marius teneva per mano le due bambine, tutte prese nell'intonare la melodia composta da Grantaire il giorno prima.

Do you hear the people sing...

La processione scese rapidamente le scale, scandendo i passi a tempo di musica ed agitando la stoffa dipinta. Qualsiasi cameriere che si fosse avvicinato a loro per provare a fermarli era stato congelato dalle feroci occhiate dei piccoli rivoluzionari, che avevano continuato a cantare imperterriti uscendo in cortile.

Duport, non appena si era accorto della manifestazione, era scattato in piedi rovesciando il caffè sulla tovaglia e facendo imprecare la bionda cameriera, poi era scattato in piedi e aveva raggiunto l'esterno dell'edificio a grandi passi.
Ed ora era lì, ad "ammirare" il suo figlio più odiato che ingiuriava contro di lui.

<<Lui crede di fare il nostro bene, insegnandoci ad obbedire, pensa che sia questo il fondamento della nostra vita! Eppure no, amici miei, non cadete in inganno, noi siamo uguali e contemporaneamente unici perché pensiamo, perché ragioniamo con la nostra testa, perché riusciamo a distinguere da soli il bene dal male. Perché Eva, mangiando la mela, ci ha sì cacciati dal paradiso terrestre, ma ci ha anche permesso di diventare coscienti. Di capire, di comprendere, di imparare. Eva ci ha reso liberi. È forse bene disprezzare questa donna? Perché mai? Cosa ha fatto di tanto male? Ha sbagliato, è vero. Ma come poteva capire di star sbagliando se non era in grado di distinguere il bene dal male?>> l'abilità oratoria del bambino aveva attirato l'attenzione degli orfanelli della signora Lou, che si erano incollati alla cancellata e sbirciavano il piccolo palco su cui parlava Enjolras.

<<Nel passato grandi geni hanno ripetuto questa parola, Libertà. Libertà di religione, di espressione, di stampa, di pensiero. Libertà. Delacroix la raffigura come una donna seminuda che marcia davanti al popolo... Ma se stessimo qui ad indicare tutti i riferimenti a questa immensa parola moriremmo prima di avere finito. Per questo vorrei che oggi ci concentrassimo su un tema meno vasto e più semplice (neanche di tanto): il pensiero. Jehan, prosegui!>>

Il bambino arrossì violentemente, ma si fece coraggio e raggiunse il fratello sul palco. Il padre che scendeva minaccioso i gradini non lo aiutava a farsi coraggio, ma il sorriso che Courfeyrac gli stava dedicando dal fondo della gradinata sarebbe stato in grado di farlo volare. Alzò gli occhi dalla punta delle scarpe e li puntò con decisione in quelli di Duport, che si arrestò all'istante: non aveva mai visto il figlio più silenzioso e timido rivolgergli, neppure di sfuggita, uno sguardo del genere.

<<Recito: Generale, il tuo carro armato, di Bertold Brecht>> annunciò, scandendo le parole come palle di mitraglia.

<<Generale, il tuo carro armato è una macchina potente 
Spiana un bosco e sfracella cento uomini. 

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