Capitolo X

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Ogni capitolo multiplo di dieci sarà dedicato quasi totalmente ad un solo personaggio. Un po' per "festeggiare" dieci capitoli passati insieme :), dato che potrete scegliere voi a chi dedicarlo, un po' per cercare di fare una volta per tutte una cosa decente, dato che focalizzandosi su un solo protagonista invece che dodici (senza contare Amélie, Pierre e Duport) ho più speranza di scrivere qualcosa di carino :).

Questo, su consiglio di MyLive_00 sarà dedicato al nostro Leader (in Red, dalla canzone I Will Follow You Into The Dark, nella versione cantata da George Blagden).

***

Finalmente l'albero fu terminato e per la Squadra fu ora di pranzo. Dire che il Leader ne fosse felice sarebbe stato come minimizzare. Era entusiasta di lasciar perdere quell'odioso lavoro e poter finalmente fare qualcosa che non c'entrasse con il Natale.
Odiava le feste, odiava tutto quel salterellare e tutta quella barzelletta dello spirito natalizio, dell'essere tutti più buoni eccetera eccetera.

<<Enjy, tutto bene? È da tutto il pasto che non dici una parola>> la manata che ricevette sulla gamba non fece che accrescere il suo malumore.

<<Non. Chiamarmi. Enjy>> doveva avergli ripetuto almeno seicento volte che odiava essere chiamato così, eppure Courfeyrac non mancava mai di ricordargli quel diminutivo che suonava tanto come un nome carino da dare ad un cucciolo di gatto.

<<Preferisci Apollo?>> intervenne Grantaire, riuscendo finalmente a fargli alzare gli occhi dal piatto per incontrare quelli allegri del moro.

<<Quasi. Apollo rimane sempre il peggio>>.

<<Quindi se lui può chiamarti Apollo a me lasci dire Enjy?>>

Sospirò, al limite della sopportazione. Sembrava proprio che quel giorno i due si fossero messi d'accordo per rendergli la vita impossibile. Ogni tanto gli sarebbe semplicemente servito che lo capissero, che comprendessero che aveva bisogno di essere lasciato in pace, solo e al silenzio. Ma forse lo stare zitti non rientrava nelle abilità dei due.
Combeferre sembrava essersene accorto almeno un po', data l'occhiata di intesa che gli lanciò, prima di posare una mano sulla sua, contatto dal quale il biondo si liberò subito.

<<Serve che li faccia stare zitti?>> gli sussurrò la Guida, sistemandosi gli occhiali sul naso.

<<Ci riesco da solo, grazie. Non ho bisogno della tua compassione>>.

<<Guarda che io non lo faccio perché provo compassione, lo faccio perché ti voglio bene>>.

Queste parole ebbero il solo risultato di farlo irrigidire ancora di più. Un'altra cosa che odiava del Natale era proprio la necessità comune di dirsi in continuazione "ti voglio bene", "sei importante per me" e tutte quelle altre smancerie da armony. Eppure adesso avevano anche l'età per potersi comportare con un minimo di serietà.

<<Ragazzi, per favore, fate silenzio, rovinate il timpano. Questo rumore basta seriamente a...>>

<<Joly, taci>> lo interruppe Bossuet, evitando che il fratello trasformasse il pranzo in una lezione di medicina.

Combeferre era ancora girato verso di lui, salvo alla fine scuotere la testa e tornare a mangiare, non prima di aver concluso: <<quando hai intenzione di tornare a comportarti civilmente dimmelo>>.

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