Capitolo XI

31 6 62
                                    

<<Amélie>> una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.

<<Monsieur Duport, sto facendo colazione, sono le sei, non pens...>>

Come al solito l'uomo interruppe la frase: <<Lo so che stai facendo colazione, e lo so che sono le sei. Solo che c'è un cambiamento di programma per questa giornata>>.

<<Niente relax?>>

<<In un certo senso sì, in un altro no. Viene qui Odilon Lemer>> lo sguardo attonito della donna lo fece sospirare, prima di aggiungere: <<ho sempre cresciuto i miei figli come meglio credevo, ma ormai sono grandi ed è giusto che mi riavvicini alle abitudini del resto dei ricchi. In questo momento Monsieur Lemer è molto famoso come "valutatore", diciamo. In pratica viene nelle case nobili, guarda i fanciulli e fa loro domande, poi li consiglia per il loro futuro e stende un rapporto su come li considera come carattere e comportamento. Bussa alle stanze una ad una, fa' che si vestano con la divisa elegante e, per favore insisti molto su questo, che si pettinino. Li voglio presentabili, non come al solito che sembrano usciti da una scazzottata con il figlio del contadino>>.

Amélie evitò di commentare che spesso Bahorel era esattamente in quella situazione, ma non riuscì a non affermare: <<Ma Monsieur, non sono mai entrata in camera loro, sono solo una domestica, la privacy...>>

<<Ma che privacy e privacy, stanno dormendo e poi sono talmente abituati a te che non faranno una piega. Ma ora fai in fretta, che Odilon sarà qui fra poco>>.

Il fatto che le desse così spudoratamente del "tu", usasse simili termini e fosse tanto poco cerimonioso tradiva il suo nervosismo, cosa che fece desistere la donna, per evitare di venire licenziata seduta stante (era già capitato in passato con una cuoca, e non voleva fare la stessa fine).

Alzò le spalle e si diresse sul ballatoio, davanti alla stanza di Enjolras. Bussò alla porta, prima piano, poi sempre più forte, ma nessuno venne ad aprire.

Cominciamo bene, si disse, sarcastica, passando a Jehan. Era certa che il piccolo poeta non avrebbe fatto storie, era sempre tanto intimorito quando un adulto si rivolgeva a lui. Infatti bastò appena sfiorare il legno perché il ragazzino comparisse sulla sulla soglia, sorridente nonostante la sveglia anticipata di due ore. In un attimo gli spiegò ogni cosa e passò alla successiva. Courfeyrac.
Lì servirono cinque minuti di battiti erculei per farlo aprire, prima di riuscire a parlare con il ragazzo, ma bene o male riuscì nell'impresa. Joly. Nessuna risposta. Grandioso. Incredibile che anche lavorando lì da diciotto anni non si fosse mai resa conto di avere a che fare con dei giovani tanto pigri e dal sonno pesante.
Bossuet, magari con la sua Sfortuna sarebbe caduto dal letto e si sarebbe svegliato.

Il ragazzo tentò di spostare il fratello ancora addormentato sopra di sé e scendere dal letto.

<<Suet... Sono le sei, perché ti alzi?>>

<<Hanno bussato>>.

<<È impossibile>> fece il più giovane alzandosi con fin troppa alacrità e spalancando la porta.

<<Bossuet ci se... Joly?>> Amélie rimase piuttosto sorpresa nel vedere il fratello "sbagliato".

<<Ci sono anche io>> anche Lesge comparve sull'uscio.

<<Perché siete qui in due?>> fece con malcelato sbigottimento la donna.

<<Ehm...>> il piccolo medico arrossì, abbassando gli occhi sul pavimento.

L'amico gli prese la mano e rispose, tranquillamente: <<Le interessa?>>

Amélie odiava avere a che fare con i maggiorenni o quasi: credevano sempre di essere migliori di lei, mentre con quello più giovani era molto più facile, dato che obbedivano quasi sempre senza fiatare. Bahorel, in particolare, era intrattabile, mentre con Feuilly andava già meglio.

Enfants de la Révolution Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora