CAPITOLO 1.
I bagagli erano pronti e già caricati in macchina, pronti per essere svuotati nel mio nuovo appartamento a Los Angeles. Alla fine la mia richiesta per il lavoro di arredatrice era stata accettata dopo poche ora dall'invio, così come la proposta di essere la nuova coinquilina italiana di Susan. Inutile dire che la sera i borsoni erano già pronti ai piedi del letto.
I miei genitori avevano preso piuttosto bene la notizia del mio trasferimento, dopo aver subito due ore di raccomandazioni di ogni genere da parte dalla mia iper apprensiva madre, che a sentire lei sembrava dovessi partire per la guerra o un paese infestato da ogni genere di malattie, o le due cose insieme, non saprei...
Per il resto, avevo deciso di non avvisare nessun "amico" della mia imminente partenza, mi sembrava solo una perdita di tempo...
Ovviamente il biglietto aereo lo avevo già prenotato e, come sempre, ero in tremendo ritardo!
Dopo quello che doveva essere un saluto veloce, ma che in realtà duró ben 15 minuti, alla mia famiglia, salii in macchina e partii a tutta velocità, facendo preoccupare già mia madre. Arrivai in aeroporto con 5 minuti scarsi di anticipo e riuscii a prendere l'aereo che mi avrebbe portata lontana dalla mia vita per un po'...
Ero partita da nemmeno un'ora e stavo già dormendo!
Non mi accorsi del tempo che passava durante il viaggio, finché non venni svegliata dalla voce dell'autoparlante che annunciava l'imminente atterraggio.
Mi sentivo un po' nervosa: e se mi fossi trovata male? Forse avevo fatto il tutto troppo velocemente e avrei dovuto pensarci di più prima di partire...! E se la mia nuova coinquilina fosse stata un'oca antipatica o, peggio ancora, una secchiona figlia di papà? Beh, ormai era fatta e non potevo tornare indietro, quindi feci un respiro profondo e mi diressi verso l'uscita, dove avrei trovato ad attendermi Susan.
Appena uscii, tutto quello che vidi fu la luce del sole che illuminava ogni angolo possibile. Mi sentii subito a casa, nonostante mi trovassi in un posto del tutto diverso dalla mia nebbiosa e amata Milano, che sapevo mi sarebbe mancata terribilmente...
Mi guardai intorno, godendomi il piacevole calore che mi accarezzava il viso. Appoggiata ad un auto azzurro cielo vidi una ragazza bionda, con le gambe chilometriche, che reggeva un cartello con sopra il mio nome. Mi avvicinai nervosa e le porsi la mano con un sorriso teso.
-Piacere, io sono Dora.
-Ciao, cara, sei proprio come mi immaginavo!-, mi rispose lei con una voce acuta ma non per questo fastidiosa, stampandosi in faccia un sorriso così luminoso che avrebbe fatto impallidire il sole e mi saltó addosso abbracciandomi con l'entusiasmo di una vecchia amica che non ti vede da anni.
-Ehm, ciao, sono contenta di non aver deluso le tue aspettative...!-, le risposi, stupita da tutto quell'entusiasmo, ma sentendomi finalmente tranquilla. Avevo avuto paura per niente!
-Dammi un borsone, così ti aiuto a caricare la tua roba in macchina e ti porto subito a casa. Sarai distrutta per il viaggio e il fuso orario...!
-A dire il vero mi sento perfettamente riposata: ho dormito per tutto il tempo in aereo..!
Scoppiò a ridere, e io insieme a lei. Andavamo già d'accordo!
Mi spiegò velocemente alcune sue abitudini per evitare di creare strani imbarazzi durante la convivenza, ma scoprimmo che eravamo entrambe abituate a girare per casa mezze nude e che riuscivamo a rilassarci solamente tenendo la musica a tutto volume: per fortuna avevamo gli stessi gusti musicali, altrimenti sarebbe stato un po' complicato dover ascoltare JB a tutto volume di prima mattina!
-Posso chiederti perché hai deciso di trasferirti così lontana da casa? Non sentirai nostalgia dei tuoi e degli amici?-, mi chiese curiosa, mentre spegneva l'auto davanti a un condominio di tre piani, molto carino, con il giardino ricolmo di fiori e piante di ogni tipo.
-Avevo bisogno di una luuunga pausa dalla mia vita di tutti i giorni. Certo la mia città e i miei genitori mi mancheranno, è normale, ma gli amici di certo no...
-Lo dici con una faccia...
-Scusa, è che ho passato un momento di turbolenza in fatto di amici e relazioni umane in generale...-, conclusi un un sorriso forzato.
-Tranquilla, se hai voglia di parlarne non farti problemi, comunque...-, mi sorrise gentilmente.
-Ti ringrazio.
L'appartamento era davvero carino: cucina e soggiorno erano insieme, un open space, arredati sui toni del giallo accesso, molto allegro e luminoso, con i mobili di legno scuro, e il divano verde mela; i bagni erano 3, due nelle camere da letto e uno alla fine del corridoio. Inoltre c'era uno studio inutilizzato, di cui probabilmente mi sarei appropriata per dipingere.
Sistemai velocemente le mie cose in una camera da letto con le pareti azzurrine, un letto matrimoniale, scrivania e armadio di legno scuro. A lato del letto, difronte alla porta, c'era una porta finestra che portava su un terrazzo e il bagno era tutto per me!
-Quando devi andare per il lavoro?-, mi chiese Susan, mentre finivamo di mangiare il nostro pranzo a base di tramezzini.
-Alle 14.00 circa...
Guardai l'orologio. Oh cacchio! Erano le 13.45 e ci volevano 10 minuti per raggiungere la casa e io ero in mutande.
-Mi sa che ti conviene iniziare a prepararti...-, mi consiglió la mia coinquilina con tranquillità mentre mi vedeva schizzare di corsa in camera per vestirmi.
Indossai un paio di jeans stretti scuri, una canotta bianca con sopra una giacca elegante beige, corta con le maniche a tre quarti e dei sandali col tacco bianchi.
Non avevo tempo di truccarmi. Presi un elastico, feci una crocchia veloce raccogliendo il nido di capelli rossi che avevo in testa.
-Dammi un imbocca al lupo! -, strillai correndo fuori casa.
Mi precipitai con la macchina di Susan all'indirizzo che avevo trovato sull'annuncio e in meno di 10 minuti arrivai a destinazione. Mi trovai davanti ad una villetta tutta su un piano. Non era molto grande l'abitazione in sé, la cosa strabiliante erano le dimensioni del giardino: immenso. Chissà che panorama dalla cima di quella collinetta...!
Suonai, diedi il mio nominativo e mi incamminai lungo il viale che si arrampicava lungo tutto il pendio della collina, fino a raggiungere la casa. Ad aspettarmi sulla soglia c'era una donna che riconobbi all'istante...
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City of Angels
FanfictionUltimamente va tutto di male in peggio: quella che fino a pochi mesi fa consideravo come la mia migliore amica si sta allontanando sempre di più e per la maggior parte del tempo mi irrita, a casa non riesco a stare tranquilla un secondo... Mi piacer...