CAPITOLO 5

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CAPITOLO 5.

Mi svegliai in una camera che non conoscevo. Mi sentivo un po' confusa, ma dopo pochi minuti mi ricordai della sera precedente: Susan mi aveva mollata al Sundark senza chiavi di casa ed ero stata costretta ad andarmene a dormire da Emma.
-Buongiorno, cara!-, mi salutò con un sorriso raggiante, comparendo sulla porta della camera.
-Buongiorno...! Grazie mille per l'ospitalità, davvero. Non avrei saputo come fare senza di te...!
-Ma figurati! È stato un piacere! Sono sempre da sola in casa e un po' di compagnia è sempre la ben venuta.
Le sorrisi piena di gratitudine, anche se la sua affermazione mi aveva incuriosita.
-Come sarebbe a dire che sei sempre da sola? Una donna bella e intelligente come te, non può non avere un compagno...!
-Beh, sai com'è, sono sempre in giro per il mondo, non ho il tempo per costruirmi una famiglia tutta mia... A dire il vero, non ho neanche mai sentito la necessità di avere un compagno: i ragazzi del gruppo e dello staff sono la mia famiglia in fondo...-, mi confidò con una sincerità spiazzante. -L'unico a sentire la mancanza di una compagna è Jared, a dire il vero... Ma d'altronde dovrebbe trovarsi una donna che non ha attacchi di paranoia e di gelosia acuta durante i 9 mesi all'anno che lui passa in giro per il mondo, e direi che è praticamente impossibile!
-Uh, capisco... Probabilmente gli piacerebbe ricevere l'affetto che solo una compagna può dargli...
-Già... Ma ora basta parlare della Diva...! Se lo venisse a sapere si monterebbe la testa...!-, scherzò. -Io purtroppo tra poco devo mettermi al lavoro, fare chiamate su chiamate, quindi non sarò di grande compagnia, mi dispiace...!
-Tranquilla, torno a casa, sperando di trovare Susan!-, dichiarai.
Dopo una veloce colazione, Emma mi riaccompagnò al mio appartamento e ci salutammo, sapendo che ci saremmo riviste dopo poche ore a casa del piccolo Leto.
Suonai alla porta e, fortunatamente Susan mi venne ad aprire.
-Buongiorno!-, mi salutò. -Noto con piacere che anche tu hai passato la notte fuori... Con chi? Shannon o Luke?-, mi chiese maliziosa.
Nel suo tono di voce, però, notai anche una lieve nota acida, quasi di invidia e fastidio, che non riuscii a spiegarmi.
-Con nessuno dei due. Sono dovuta andare a dormire da Emma, visto che tu mi hai piantata senza le chiavi di casa. Si può sapere che ti è preso ieri sera? Se ti annoiavi potevi dirmelo e ce ne saremmo andate: gli altri ci sono rimasti parecchio male...
-Mi annoiavo, ma tu sembravi divertirti così tanto che non me la sono sentita di portarti via. Mi dispiace per le chiavi, non ci avevo proprio pensato...!
In un battito di ciglia era tornata la Susan del mio arrivo, dolce e amichevole, che mi guardava con una faccia da cucciolo piena di dispiacere.
-Ok, tranquilla, non è successo niente di grave-, la perdonai subito con un sorriso, convincendomi che gli sbalzi d'umore fossero dovuti all'imminente ciclo, probabilmente. Non la conoscevo ancora abbastanza.
-Per farmi perdonare che ne dici se oggi andiamo in centro per un po' di sano shopping?-, mi propose raggiante.
-Mi dispiace, ma alle 14 devo andare alla villa per discutere con il proprietario, ma domani sono tutta per te, promesso!
-D'accordo...! Guarda che sono già le 12.45: ti conviene sbrigarti a mangiare e cambiarti! Non ti puoi presentare così!
Mi guardai allo specchio dell'ingresso e mi resi conto di essere ancora vestita come la sera prima, con il trucco che mi faceva sembrare più un panda che una persona, e i capelli gonfie aggrovigliati sulla testa che se ne infischiavano della forza di gravità, restando dritti contro ogni logica.
Corsi a farmi una doccia e, a velocità record, ero di nuovo presentabile. Decisi di indossare dei leggins neri con sopra una maglia larga, un po' corta, bianca con la stampa di un teschio, che scivolava su una spalla e gli anfibi neri.
Mangiai dei toast di corsa: per ben due giorni di fila si erano prestati a sostituire il mio pranzo, senza lamentarsi.
Ebbi giusto il tempo di mangiare, che dovetti precipitarmi fuori casa agguantando giubbotto di pelle, cellulare, chiavi di casa e della macchina, nel disperato tentativo di arrivare a destinazione in orario.
-Ci vediamo più tardi!-, urlai come saluto alla mia coinquilina.

-Jared, mi raccomando, non iniziare subito a spaventarla con le tue strampalate...!-, ripetè Emma per la decima volta, mentre aspettavamo l'arrivo della giovane arredatrice.
-Stai tranquilla: guarda che mi so comportare con le persone...!-, risposi stizzito.
A volte il nostro rapporto, che negli anni si era trasformato da lavorativo a "profonda amicizia", ricordava di più quello che si può vedere tra madre e figlio, con grande divertimento di Shannon. L'unica consolazione era che a volte anche lui doveva sorbirsi le romanzine della Maestrina, purtroppo non così spesso come me... Lo svantaggio dell'essere il più piccolo tra i due...
-È parecchio simpatica e gentile, ti prego, non traumatizzarla subito...!
Sbuffai alzando gli occhi al cielo, senza degnarla di una risposta.
Finalmente si sentì il suono acuto del citofono che annunciava l'arrivo della mia ospite. Andò a rispondere Emma, e la sentii sulla porta salutare la ragazza come se fossero amiche di vecchia data e non due persone che si conoscevano solamente dal giorno prima.
"Mah, il mistero delle donne...!"
-Ciao, cara! Allora, tutto bene con la coinquilina? Vi siete chiarite?-, la sentii chiedere alla nuova arrivata.
-Certo! Ha detto che si sentiva un po' fuori posto e che non se la sentiva di trascinare via anche me...-, rispose una voce calma e gentile.
Mi sistemai la maglia e mi avviai verso l'ingresso, per comportarmi da bravo padrone di casa. Appena svoltai l'angolo, vidi ferma sulla porta la figura esile e aggraziata di una ragazza, non molto alta, ma con le forme proporzionate e dai capelli rosso fuoco, sorridere e chiacchierare tranquillamente con Emma, con una complicità tale da farle sembrare quasi sorelle. Incredibile.
-Buon pomeriggio, lei deve essere la Signorina Ciullo...-, dissi, per farla accorgere della mia presenza.
Quando si girò nella mia direzione, due occhi incredibilmente verdi mi bloccarono sul posto.
-E lei deve essere il Signor Leto. È un piacere conoscerla-, mi salutò, con una sicurezza tale che mi spiazzò.
Probabilmente sapeva perfettamente chi ero, Shannon mi aveva raccontato la sua reazione della sera precedente quando se l'era trovato davanti, ma nascondeva senza sforzo l'emozione di trovarsi davanti ad un personaggio famoso. Questo suo atteggiamento scaturò in me un moto di ammirazione raro da parte mia nei confronti degli altri.

Appena sentii la sua voce roca mi si mozzò il respiro. I suoi occhi erano mille volte più belli di quanto le foto lasciassero immaginare
Cercai di darmi un contegno e di ostentare una sicurezza che in realtà non mi apparteneva neanche lontanamente.
Jared Leto, il sogno di ogni donna era davanti ai miei occhi e io facevo la finta donna in carriera, in grado di tenere ogni emozione sotto controllo. Se mi avesse potuto vedere il mio Tutor del corso sulle Intelligenze Artificiali, in quel momento sarebbe stato fiero di me. Lui che diceva che non sapevo gestire le emozioni!
-Bene, la mia assistente, Emma, le ha già fatto vedere ieri la casa, quindi... Per caso le è già venuta qualche idea?-, mi chiese in modo estremamente formale, tenendomi incatenata al suo sguardo.
-Certo. Ho pensato molto attentamente al modo in cui poter valorizzare gli ambienti di questa casa, e credo di aver trovato qualche soluzione semplice ma ad effetto che le potrebbe piacere...
Durante quel pomeriggio mi sentii un'altra persona: più adulta, professionale, in grado di gestire la situazione a proprio vantaggio. Mi sentivo bene, matura e sicura di me, indipendentemente dall'uomo che mi trovavo davanti. Inoltre, il fatto che trovasse adatte al suo stile di vita le mie proposte mi faceva sentire tremendamente realizzata. Infatti, conoscendo il suo stile di vita vegano e volto alla natura, avevo deciso di mostrargli un arredamento a base di legni chiari, bambù, vimini, elementi ecologici e naturali, accompagnati da colori caldi e rilassanti. Quella casa doveva essere il suo "tempio zen", in cui potersi rifugiare dopo lo stress di una vita da rockstar.
-Non nego che all'inizio, sapendo che era alla sua prima esperienza, ero piuttosto in ansia e nervoso, ma nel corso di questo primo incontro, ho totale fiducia delle sue abilità-, mi confidò Jared, prima di congedarmi.
-Ne sono lieta, signor Leto-, lo ringraziai grata.
-A domani, signorina.
-Arrivederci, signor Leto...

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