CAPITOLO 6

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CAPITOLO 6.

Quella ragazza mi aveva lasciato piacevolmente stupito: così giovane, ma con una competenza difficile da trovare anche tra i più veterani del mestiere. Sembrava fragile e indifesa, ma in realtà aveva una sicurezza incredibile, ma non per questo era arrogante, anzi. Cercava di far valere le sue idee, supportandole con ragionamenti logici, rispettando comunque le opinioni di chi la  circondava.
-Allora, che ne pensi? Sa il fatto suo, vero?-, mi chiese Emma con un espressione da saputella onnisciente dipinta sul volto.
-Già... È sicura di quello che dice: mi piace-, decretai, senza troppi giri di parole.
-Lo so, ti si legge in faccia quanto la stimi...-, disse gongolante.
Presi la prima cosa a portata di mano, in questo caso un cuscino, e glielo tirai colpendola in piena faccia.
-Ma taci, veggente dei miei stivali...!
-Come ti permetti, uomo di poca fede?!
La sua espressione ora era diventata indispettita.
Le feci una linguaccia, come un bambino piccolo, alla faccia dei 40anni ormai sorpassati!
Erano questi i momenti che mi piacevano di più nell'arco della giornata: poter ridere e scherzare, essere me stesso senza paura che qualche mio gesto o frase potesse essere frainteso. E entro poco tempo avrei avuto il mio angolino zen nel mondo, in cui potermi staccare e separare da tutto lo stress che il mio lavoro comporta.

Jared Leto. La sua espressione di ammirazione che aveva dipinta su quel viso meraviglioso mentre mi ascoltava, era la cosa più appagante che avevo mai provato in tutta la mia vita! Mi ha fatta sentire davvero importante e speciale come non mi era mai successo..! Ah, quante gratificazioni è in grado di regalare il lavoro!
-Sono tornata!-, annunciai, mentre mi richiudevo la porta di casa alle spalle.
-Allora, com'è andata?-, mi chiese Susan con un sorriso, sbucando da dietro il muro che separava l'open space dal resto della casa.
-Alla grande! Penso proprio di aver fatto colpo!-, dissi sicura. -Ogni mia proposta è stata accettata con entusiasmo!
-Bene, sono davvero contenta per te.
La sua espressione, però, diceva tutt'altro: il sorriso che aveva quando ero entrata le si era congelato sulle labbra, dandole un'aria fredda e vagamente invidiosa.
-Davvero?-, chiesi, incapace di trattenermi davanti alla sua palese falsità.
-Ma certo! Perché non dovrei esserlo, scusa?-, ribatté con aria angelica e sempre più falsa.
-Bah, non saprei...
Lasciai cadere il discorso, decidendo di non volermi rovinare l'umore così in fretta.
-Domani alle 10 devo tornare alla villa per iniziare ad ordinare i mobili con l'aiuto di Emma...-, la informai, giusto per essere educata.
-Io ora esco, invece. Ci vediamo, non so quando.
E così dicendo uscì di casa, chiudendo la porta con decisamente poca grazia.
Susan all'inizio mi era sembrata l'amica perfetta: solare e allegra al punto giusto, con quel pizzico di fatti suoi. Ma dopo la serata di ieri iniziava a sembrarmi invidiosa dei successi degli altri.
In quel momento mi ritrovai a pensare dove andasse la sera tardi e che lavoro facesse.
Con quelle domande che mi occupavano la mente, mi sdraiai sul divano, munita di patatine, telecomando e telefono, non si sa mai. Accessi il televisore ed iniziai a seguire una commedia idiota che stava iniziando sul primo canale. Il film era di qualità decisamente scadente che non faceva minimamente ridere e, senza rendermene conto, mi addormentai.
Mi svegliai di soprassalto, sentendo il cellulare suonare furiosamente. Guardai il display rendendomi conto che Susan mi stava telefonando alle 2.00 di notte. Preoccupata che potesse essere successo qualcosa risposi nervosa.
-Pronto?
-Ehi, Dora! Senti, una mia amica si è appena mollata con il ragazzo con cui conviveva e ora si ritrova senza casa, quindi verrà a stare da me-, mi disse con tranquillità.
-E dove hai intenzione di farla dormire? Ci sono solo due camere da letto...-, le chiesi confusa.
Non avevo la minima intenzione di dormire nel letto con una sconosciuta, ma d'altronde l'idea di lasciarla sul divano mi faceva sentire in colpa.
-Nella camera degli ospiti, mi sembra chiaro...!
-E quale sarebbe, scusa?!
-Quella dove ora ci sei tu, ovviamente. Mi dispiace, ma non c'è più posto per te-, mi comunicò con freddezza. -Stanotte non torno, da domai viene la mia amica, quindi...
-Ho capito. Ti lascio le chiavi sul tavolo in cucina. Buon proseguimento di serata-, risposi distaccata.
-Certo, cara-, rispose con tono fintamente amichevole e chiuse la chiamata.
In due minuti mi ritrovavo senza casa. Dove sarei andata ora? Lo sconforto mi assalì, ma durò poco, sostituito da una rabbia cieca rivolta soprattutto a me stessa: come avevo potuto pensare di poter iniziare una nuova vita felice a Los Angeles?! Mi ero illusa che Susan potesse colmare quel vuoto che da mesi mi opprimeva, che potesse donarmi l'affetto e la complicità sinceri di una amica che ormai mancava nella mia vita, e invece...
Ero stata un'idiota.
Non conoscevo ancora nessuno lì, a parte... Emma!
Ma mi aveva già ospitata la notte precedente: mi sentivo terribilmente in imbarazzo a chiederle ospitalità di nuovo, a tempo indefinito, per giunta! Dovevo anche ammettere che non avevo altre possibilità: non avevo abbastanza soldi da potermi pagare una camera d'albergo...
Mi feci forza, pronta ormai a ricevere l'ennesimo rifiuto. Presi in mano il telefono, composi il numero e inoltrai la chiamata, restando in attesa.
BIP. BIP. BIP. BIP. BIP.BIP.
Dopo il sesto squillo stavo per riattaccare, conscia che a quell'ora di notte probabilmente stava dormendo, quando sentii rispondere dall'altro capo del telefono.
-Emma Ludbrook,come posso esserle utile?-, biascicò una voce impastata dal sonno.
-Emma? Mi dispiace tantissimo svegliarti a quest'ora, ma non conosco nessun'altra a cui poter chiedere aiuto...-, bisbigliai.
-Dora? Che è successo?-, mi chiese preoccupata, improvvisamente sveglia.
-Sono appena stata cacciata di casa, non posso permettermi un hotel e non so dove andare...-, confessai tutto d'un fiato.
-Cacciata di casa?! Come sarebbe a dire?! Beh, puoi stare da me per quanto vuoi, lo sai che per me non è un problema. Vengo subito a prenderti e poi mi racconti tutto quanto con calma-, mi tranquillizzò, prendendo subito in mano la situazione in modo pratico.
Era abituata a risolvere tutti gli imprevisti dei fratelli Leto ad una velocità incredibile.
Iniziai subito a raccattare le poche cose che avevo tolto dai bagagli e, quando Emma suonò informandomi del suo arrivo, sembrava che non fossi mai stata in quella casa. Abbandonai le chiavi sul piano della cucina ed uscii chiudendo silenziosamente la porta. Appena uscii dal portone, Emma mi venne incontro per abbracciarmi ed aiutarmi a caricare i borsoni in macchina.
-Allora, cosa è successo?
-Meno di mezz'ora fa, Susan mi hai telefonato dicendomi che una sua amica aveva bisogno di ospitalità perché il suo convivente l'aveva piantata e che in casa non c'era più posto per me a partire da domani...-, le spiegai brevemente.
-Che grandissima stronza! Ieri sera appena l'ho vista, ho notato dal modo in cui ti guardava che era l'invidia fatta persona!-, dichiarò Emma, stringendo la presa sul volante per la rabbia.
-Davvero Emma, non so come avrei fatto senza di te! Probabilmente me ne sarei tornata a Milano con la testa bassa e la coda tra le gambe, dichiarando la sconfitta... Grazie mille!
-Figurati! Mi trovo bene con te e mi fa piacere avere ospiti in casa! Puoi restare quanto vuoi: non farti problemi! E poi così potremo lavorare quando vogliamo all'arredamento della casa della Diva!-, mi disse, facendomi l'occhiolino, riuscendo a strapparmi un sorriso.
-Ora dormici su, e domani ci organizzeremo  meglio.
-Buonanotte, Emma e grazie ancora!
-Buonanotte, cara...

"Domani mattina io è Dora arriveremo un po' più tardi".
Mi svegliai alle 8.00 e come buongiorno lessi il messaggio che Emma mi aveva inviato quella mattina alle 3.00.
"Tranquilla, non ci sono problemi", le risposi.
Emma non mi aveva mai avvisato all'ultimo momento di un cambiamento di programma, o almeno non alle 3 di notte...! Doveva essere successo qualcosa. Rimasi in ansia per tutto il tempo, fino a quando alle 9.30 la mia assistente non mi mandò un sms in cui mi riassumeva la cause del posticipo dell'appuntamento.
"Dora mi ha chiamata in piena notte perché la cara dolce coinquilina l'ha cacciata di casa per poter ospitare un'amica che era stata piantata dal convivente...".
Dio, che stronza! In piena notte!
"Tranquilla, prendetevi tutto il tempo che vi serve...! Dimmi se vi serve qualcosa"
Non riuscivo a capire come qualcuno potesse comportarsi in un modo simile, così meschino!
Conoscevo Dora soltanto da un giorno, ma ero sicuro che se la sarebbe cavata egregiamente. E poi, con Emma al suo fianco, non l'avrebbe fermata più nessuno, ne ero certo...!

N.d.A.
Buonasera!
Chi era quell'allegra e gentile bionda che ha accolto Dora? Eh, Susan Susan...
Beh, che ne dite??
Sia lodata Emma!

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