9. La porta del Re.

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Nathan si alza lentamente dalla poltrona. Prende un'altra sigaretta e, semplicemente toccandola con l'indice, la accende.
Mi fissa con uno sguardo serio e divertito allo stesso tempo.
Il suo sardonico sorriso si allarga fino a diventare un largo ghigno inquietante. Stringe gli occhi e ridacchia, sussurra una gelida risata che in un attimo incrina l'accogliente quiete che si era formata. I suoi amici si irrigidiscono, mentre il suo terribile sguardo solca i loro visi. La loro paura, il timore che provano per quello strano ragazzo è evidente.
Aspira una boccata di fumo, sempre ridacchiando in quel modo irritante e spaventoso.
La sua risata si trasforma, il suo volto si distende.
È tornato normale.
-Sono diver..Sono veramente stupito dal tuo incomparabile coraggio, mio futuro pedone.-
Un movimento repentino, si sistema il ciuffo e accosta nuovamente la sigaretta alle labbra.
-Cosa devo fare?-
Ripeto la mia domanda. Sono ben diversa dalla ragazza che ha visto poco prima. Me ne fotto di lui e dei suoi modi superiori. Al diavolo!
Se questa è una battaglia, vincerò io.
-Oh..- la sua voce, come ho già notato, ha un timbro strano.
Ora assomiglia alla voce di un bambino indifeso e stupito. Carezzevole e invitante.
Ma come una lama torna a straziare con il suo tono dannatamente ghiacciato le mie orecchie.
-Sei sicura! Riuscirai..a essere forte come una torre, rapida come un cavallo, astuta e maliziosa come un alfiere e saggia come una regina? Riuscirai? Immagino di no...e allora? Zac.-
Un unico, flessuoso, movimento. Un fiore, una rosa rossa, viene decapitata. Osservo attonita i petali che sembrano piangere mentre cadono.
Ma vincerò io, devo solo concentrarmi e concentrarmi. Posso. Farcela.
-Ce la farò.- lascio che il tono sia leggermente arrogante.
-Sono contento per te.- unisce le dita.
-Puoi iniziare chiamandomi "Signore".- dice svogliatamente.
Mi sta mettendo alla prova.
Resisti, mi dico.
-Si..Signore..- la voce esce, senza volerlo, sprezzante.
Dannazione! La mia cattiva..adesso voglio vedere cosa farà...
Non se ne cura minimamente.
-Il tuo addestramento inizia ora. Imparerai tutto quello che ti servirà.
Compresa l'umiltà.-
L'ultima frecciatina è dolorosa, ma decido di ignorarla.
-Morwen?-
-Si?- risponde una bellissima ragazza dai capelli argentati.
-Tu, mia cara, ti occuperai della prima fase. Tenj, la seconda. Shu, la terza. Io sovrintenderò il gran finale.- il tono con cui l'ha detto è perfettamente atono..

Quando Nathan si svegliò, si ricordava solo 2 cose. L'assurda forza del suo regale aguzzino e il diabolico gelo che emanava. Era in un letto, a baldacchino. Roba da signori. Si svegliò, dunque, e appena tentò di muoversi constatò che era più dolorante di quanto non fosse mai stato. Non riusciva a piegare le dita, respirava a fatica e la vista era annebbiata. Cercò di ruotare il collo e sorprendentemente ci riuscì, trovandosi a fissare il viso di una ragazza. Era addormentata, stesa su un sofà rosso che si intonava al tappeto e alla parete bianca.
Nathan sospirò. Veramente gentile, messer Satanasso, a portarlo in un posto del genere. Soffocò uno sbadiglio. Era incredibilmente stanco, aveva un gran mal di testa e si sentiva prossimo a vomitare.
Si aggrappò spasmodicamente alle lenzuola bianche. Un conato. Riuscì a dominarsi. Sopraggiunsero anche le vertigini.
Nathan, fra sè, imprecò con tutto il cuore, mentre la ragazza che aveva dei bellissimi capelli argentati, continuova a dormire. Decise di svegliarla, il più gentilmente possibile.
Tossì. Si mosse. Tossì di nuovo, questa volta più convinto. La ragazza mosse il braccio, si sistemò i capelli, e finalmente si alzò.
Nathan, prostrato dal dolore, levò gli occhi al soffitto e attese.
Cosa? Neanche lui lo sapeva.
La ragazza si avvicinò.
-Signore..sta male?-
Nathan non rispose. Lei si accostò al letto, si sedette e tastò la fronte di Holl.
Un movimento sinuoso, una carezza vellutata. Nathan rabbrividì di piacere, mentre, come per incanto, i conati di vomito cessavano e lasciavano il posto a un acuto desiderio passionale. La ragazza mostrava avere quasi la sua stessa età, e certo il modo in cui era vestita contribuiva a stuzzicare il fisico provato del ragazzo. Le forme, su cui, per correttezza, dobbiamo ammettere che l'occhio di Holl si era posato più volte, erano perfette. La vestaglia bianca e grigia che indossava era leggermente aperta e quasi trasparente. Al collo una collana di perle contrastava le unghie, il cui smalto era nero. Non portava la gonna, lasciando che l'occchio del ragazzo, che non riusciva a staccarsi dai quei lidi tanto inconsapevolmente agognati, si avventurasse ed esplorasse, avido, ogni centimetro.
Nathan, perso in pensieri che immaginiamo senza dubbio perversi, sussultò quando, con voce carezzevole, costei gli disse:-Signore..Il padrone suo padre la chiama. Ha detto che appena lei potrà reggersi in piedi, dovrà andare da Lui.-
Un breve inchino, e l'angelica visione si allontanò per raccogliere i suoi vestiti e per concedersi quel poco riposo che le era stato permesso dopo la veglia notturna al figlio del padrone.
Nathan, dopo che la ragazza se ne fu andata, non trovando motivo per rimanere nel letto, cercò di alzarsi, ancora mezzo intontito dalle carezze e dalla voce suadente. Ogni possibile bisogno era svanito. Avvedutosi della sua completa e imbarazzante nudità cercò di rimediare indossando un accappatoio. Dopo di che si avventurò fuori dalla porta e si ritrovò in un largo corridoio completamente istoriato con strani affreschi di leoni, animali fantastici e motivi geometrici tanto belli quanto inquietanti. Alla fine, trovò quello che cercava. Che cosa, se non una porta completamente nera, con un'unica figura. Un colossale re degli scacchi. Gli occhietti malevoli di una torre, una statua posta accanto al portone, lo fissavano accusatori. Dall'altra parte del portone invece, quelli di una regina lo osservano pietosi e benevolenti. Uno sguardo a destra, per sfidare la torre, uno a sinistra per cercare l'approvazione della regale consorte.
Un sospiro.
Nathan aprì la porta.




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