Tessa

86 6 1
                                    

Anche se con tutte le mie forze avevo cercato di evitare questa situazione, ora eccomi qui: stavo sul divano di casa mia tesa e seduta come se fossi seduta su degli aghi.
Mia madre stava fissando il pavimento ed era praticamente nella mia stessa posizione, mentre mio padre aveva la testa fra le mani.
- Che ti devo dire? È successo. - disse.
- Robert, non farla così semplice. Non lo è stato. È che non funziona più, capisci Tessa? - mia madre stava cercando il mio sguardo.
Ahi, se mia madre utilizzava il mio intero nome voleva proprio dire che aveva il sangue marcio.
- Oh, sì, capisco. - mi alzai. - Capisco come vogliate buttare trent'anni di matrimonio nel cesso. -
Mio padre si alzò e mi prese il polso. - Tessa, siediti. - la sua rabbia si placò subito e si sedette. - Per favore, non renderla più difficile di quanto non lo sia già, Tess. -
Chi avevo ucciso nella vita precedente per avere tale punizione divina?
Chiusi i pugni e mi sedetti.
Perché la volevano fare così lunga?
Volete separarvi? Va bene, ma almeno non cercate di avere la mia comprensione forzata.
Sicuramente avrei mentito la maggior parte delle domande che mi avrebbero fatto, almeno la pena sarebbe finita in fretta.
- Cara, non vogliamo buttare nel cesso trent'anni di matrimonio. Il punto è che è già finito da dieci anni. - mia madre continuò.
- Capisco. - mentii.
- Ora le cose non cambieranno tutte in una volta: tuo padre lascerà casa e andrà dai nonni per un paio di mesi per capire se sia la cosa giusta da fare. - continuò.
- Chiaro. - per me era scuro. Tutta quella situazione mi era scura.
- Promettiamo che non la soffrirai questa situazione. - mio padre aveva le mani unite ed era piegato, con i gomiti sulle ginocchia; lo sguardo fisso sul pavimento della sala.
La mia mente non poté fare a meno di scoppiare a ridere a quelle parole.
Ma certo, io non avrei sofferto. D'altronde ero solo la figlia che viveva nella stessa casa e che di punto in bianco si sarebbe trovata con un membro in meno della famiglia.
Perfetto.
- Lo spero. - alzai lo sguardo. - Ora posso andare? Devo studiare per la presentazione. - mi sarebbe cresciuto il naso.
- Certo, Tess. Vai pure. - mia madre si alzò e si avviò in cucina.
Mi alzai, ma prima che facessi un passo verso le scale della salvezza, mio padre mi fermò. Aveva la voce tremolante e gli occhi stanchi: - Tess è stata colpa mia, il lavoro mi ha rovinato e il tempo che passavo con tua madre era sempre di meno. So di aver sbagliato. Perdonami. -
Non sapevo se piangere, urlare o spaccare tutto.
Annuii e gli sorrisi. - Non importa papà. Va tutto bene. - deglutii a fatica e mi avviai in camera mia.
La mia camera era la stanza più calda della casa di inverno e più fredda d'estate.
Dopo avermi più volte rimproverato per il forte volume della musica, i miei genitori avevano deciso di spostarmi in soffitta.
Le sue dimensioni permettevano di scaldare in fretta la stanza e dato che il grosso tubo della caldaia era attivo anche in quella parte della casa, la mia fortuna giocava a mio favore.
D'estate, invece la grande finestra in vetro posizionata sopra il mio letto se aperta permetteva una buona ventilazione e di notte il cielo si mostrava a me in tutto il suo splendore.
Abbassai lo sguardo verso il letto e mi buttai su di esso. Respirai a fondo per cercare di scacciare via la sensazione di ansia che mi schiacciava il petto; mi succedeva ogni volta che mi trovavo in situazioni scomode o nervose: l'ansia mi schiacciava il petto come se fossi sotto un masso e non riuscissi a respirare.
Continuai a respirare profondamente fino a che la sensazione non svanì. Sapevo che per ora se n'era andata, ma che quando sarei tornata a pensare alle parole di mio padre il masso sarebbe ritornato.
Per ora ero distratta a guardare un passerotto che si era appoggiato sulla finestra sopra il mio letto. Era impegnato a pulirsi le piume con il becco, per poi sistemarsele delicatamente al loro posto.
Pensai a come era delicato e rilassato, ma allo stesso tempo vigile e agile. Non aveva problemi in quel preciso momento e io avrei voluto essere come lui: senza pensieri negativi e senza ansia.
Un rumore proveniente dalla casa lo fece sussultare e dopo essersi guardato intorno, volò via.
Con lui volò via anche la mia distrazione e l'ansia ritornò in azione.
Non sapevo cosa pensare di quella situazione. Avevo solo bisogno di concentrarmi su qualcos'altro che non fosse quel problema.
Mi cambiai e legai i capelli castano chiaro con un elastico.
Uscii dalla stanza e mi avviai verso il garage.
Cercai di non farmi sentire da mia madre, ma fu piuttosto difficile dato che per andare in garage dovevo passare per la cucina.
Mia madre era occupata a lavare i piatti e guardava fuori dalla finestra posizionata proprio sopra il lavandino.
Decisi di fare la disinvolta e passai veloce.
Per fortuna quando mi vide non disse nulla e mi lasciò andare.
Quindi, con tranquillità sgusciai in garage e accesi la luce. L'odore di chiuso mi fece calmare: malgrado non fosse piacevole al mio naso, lo era per il mio animo.
Mi tirai giù le maniche della camicia che avevo scelto prima di scendere e azionai il portone del garage per far cambiare l'aria e far entrare un po' di sole.
Presi il telo e scoprii la mia macchina, quasi pronta per tornare sulla strada.
Un giorno mio padre mi aveva cambiato la vita portandomi a casa una vecchia e distrutta auto; mi ricordavo perfettamente la scena: era entrato in casa con un mazzo di chiavi e me le aveva messe in mano.
- Papà, cosa sono? - ero sul divano a guardare i canali che scorrevano sotto il mio comando.
- Sei sempre annoiata e non hai uno scopo. Allora te l'ho trovato io. Ti ho preso una macchina dallo sfasciacarrozze e te l'ho portata per rimetterla completamente a nuovo. -
Quell'idea mi piacque fin dall'inizio, anche se non lo diedi a vedere. Non sapevo nulla di macchine e benché meno di motori, quindi iniziai a informarmi e, con molta fatica, anche a capirci qualcosa.
Alla fine, dopo due interi anni la mia macchina era quasi terminata.
Accesi lo stereo, aprii il cofano e mi piegai per controllare la sistemazione dei cavi.
Questo scopo divenne per me anche un grande sfogo emotivo e un rifugio interiore.
I miei genitori, infatti, avevano capito che quando andavo in garage avevo bisogno di tranquillità.
- Questa posizione mi mancava. -
Una voce mi fece sussultare e, dallo spavento, sbattei la testa contro il cofano.
Mi voltai e mi sorpresi a vedere Nolan in felpa e pantaloncini e con il viso tutto sudato, mentre faceva passetti sul posto per non perdere il fiato della corsa.
Gli lanciai uno sguardo pungente e presi lo straccio per pulirmi le mani dall'olio del motore.
- Che ci fai qui Nolan? -
- Mi godo lo spettacolo. - Nolan era il mio vicino di casa, nonché compagno di classe in alcuni corsi.
- Come sta andando la tua Ferrari? Vuoi una mano? - sorrise e mi osservò da testa a piedi.
Certo che era proprio uno sbruffone: era da due anni che lavoravo a quella macchina e lui non si era mai degnato di interessarsi alla mia attività. Non che io volessi una mano, benché meno la sua.
Mi appoggiai alla mia "Ferrari" e lo fulminai con lo sguardo. - Vedo che sei abbastanza occupato. Vai pure a far sudare il tuo ego. -
La sua risata riecheggiò per tutto il garage e i suoi piedi si fermarono.
- Va bene, me ne vado. - sorrise e si girò. Prima di andarsene aggiunse: - Salutami quel pagliaccio del tuo ragazzo e dagli un calcio in culo da parte mia. - poi riprese a correre.

ANGOLO SCRITTRICE:

Hola!
Benvenuto :)
Volevo informare che man mano che vado avanti presenterò gli attori che rappresentano i miei personaggi.
Okay:
Nolan => Froy Gutierrez
Volevo dire che mi sono spaventata perché prima ho creato e scelto il mio Nolan e avevo un prototipo di ragazzo e poi sono andata a cercare l'attore.
Solo dopo ho collegato l'attore al personaggio con Teen Wolf e che avesse lo stesso identico nome nella serie.
Quindi, no, nessun riferimento a Teen Wolf in questa storia.
PERÒ nessuno vi vieta di farne ahah.
Quindi questo è l'attore che ho scelto.
Spero che vi abbia intrigato questo primo capitolo.
Baci!
Baptivi

I Deboli Confini Della NormalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora