Tessa

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Mi svegliai con la testa leggera e il sorriso sulle labbra. Non sapevo esattamente il perché, probabilmente perché il giorno prima avevo rivelato a Nolan che per tutti gli anni precedenti lo avevo odiato.
Ultimamente però mi sembrava diverso dal bambino che era alle medie: sembrava più maturo, responsabile e premuroso.
Forse perché oramai quello che gli importa è fare la lista di quelle che porta a letto?
In effetti, era diventato un puttaniere ma a scuola gira la voce che lui non portava mai la stessa ragazza a letto per più di una volta.
Infatti, a volte potevamo godere di scene di lacrime e disperazione da parte di qualche ragazza che si lamentava che non veniva ricambiata da Nolan.
Mi ricordai la conversazione che avevo fatto quello stesso anno con una ragazza che era stata a letto con lui: le dissi che le ragazze d'oggi dovevano essere proprio ritardate se si innamoravamo dopo una notte di sesso e lei mi disse la frase che mi ronzava in testa da un paio di giorni: - Fidati, Tess, qualunque ragazza si innamorerebbe dopo una nottata simile... - e lasciò la conversazione così.
Questa frase mi colpì e mi invitò spesso a provarci con Nolan, per sapere che cosa intendesse quella ragazza. Non lo feci, anche perché Matt mi soddisfava abbastanza su quel punto di vista.
Mi ricordai che avevo un impegno con Matt al mattino e che al pomeriggio dovevo andare a correre con Nolan.
Mi stavo già pentendo di avergli detto che sarei andata con lui, solo perché non ero davvero capace di correre e il fiatone non era una delle mie caratteristiche che si potevano definire sexy.
Mi andai a lavare, subito dopo colazione e mi impegnai a sistemare i miei capelli in modo decente, mi truccai e scesi le scale proprio quando il clacson della macchina del mio ragazzo rimbombò nel vicinato.
- Tess, dove vai? - presi la giacca e mi voltai subito verso mio padre.
- Io e Matt andiamo al centro commerciale a fare compere. - sorrisi e aspettai che lui sussurrasse un "okay" prima di uscire di casa. Prima di farlo, però, mi voltai ancora una volta verso di lui e aspettai che mi guardasse: - Papà, un giorno ritorniamo in palestra? -
Il suo viso si illuminò e il sorriso gli comparve, splendente.
- Volentieri, Tesoro! - e mi osservò uscire prima di tornare, immagino, con gli occhi sul giornale, ma con un sorriso in più.

- Credi di poter venire alla mia presentazione di sabato? - chiesi a Matt, giocando con la cintura di sicurezza che mi circondava ancora il busto.
I giorni di ponte erano quasi finiti e con essi anche la mia tesina per il corso di economia aziendale.
Al centro commerciale avevamo parlato di lui e dei sui sforzi per passare l'esame di storia e ritornare a giocare e ora eravamo di nuovo parcheggiati fuori da casa mia e stavo per salutarlo.
Si schiarí la voce e iniziò a sistemare le pieghe dei pantaloni con la mano, segno che era nervoso. - Non credo Tess, ho un allenamento. -
- Ma non stai nemmeno giocando, non puoi saltarlo? - lui alzò il volto e mi guardò dritto negli occhi.
- Ma Tess, magari il Mister mi mette a giocare presto! Devo essere pronto. -
Annuii e strinsi la mandibola.
Cercai di non mettere benzina sul fuoco e invece dopo qualche minuto buttai una foresta sul fuoco.
- Non ci sei mai Matt, riesci a esserci almeno questa volta? - mi voltai e lo guardai negli occhi.
Sbuffò. - Sempre la solita frase, Tess. Io sto cercando di formarmi una carriera, evita tutto questo egoismo...- la voce ferma.
Spalancai gli occhi e risi. - Egoismo? -
Ero allibita.
Era da molto che non rimanevo così di sorpresa da una frase e non sapevo se ridere o piangere per placare la rabbia.
Il mio cuore incominciò a battere all'impazzata al suono rimbombato della sua voce che pronunciava quella parola.
Ma da che pulpito!
- Va bene, Matt. - continuai a ridere e scesi dalla macchina.
Matt mi seguì.
- Tess, ti prego non fare la bambina. -
Mi fermai di colpo sul vialetto.
Mi girai.
- La bambina? L'egoista? Vaffanculo. - la voce era alta e il mio dito si era spostato verso di lui. - Parliamo di te. Sostengo le tue partite di merda e sostengo le tue idee incentrate sempre e solo su di te. Mi sembra di stare con un muro parlante: che non ascolta ma che blatera sempre e solo di sé stesso.
Porca puttana, Matt, evita di darmi dell'egoista quando una volta tengo che tu venga a una mia fottuta presentazione, quando a ogni partita io ci sono stata. Tu ti firmi la tua carriera e io? Io pettino le bambole, vero? No, anzi, io sto sprecando anche fin troppo tempo ad ascoltare le tue paturnie sul tuo sport che non ti darà mai nulla dalla vita perché sei troppo abituato a lamentarti.
E non mi dare della bambina quando evito di litigare con te per salvare la nostra relazione del cazzo. - presi fiato e mi sentii la fronte caldissima.
- Ma sai che c'è? - una risata di gusto mi uscì dalla gola, prima di continuare. - Io ho chiuso. Io ho finito con te. La bambina che hai qui davanti ha chiuso con te e ha deciso di fare veramente l'egoista per una volta. - mi voltai e cercai di evitare la sua mano che cercava di afferrarmi.
- Tess, ti prego. Evitiamo! Vengo alla tua presentazione se vuoi. -
Risi e mi voltai per fargli il terzo dito, quando la porta della casa di Nolan si aprì, e il ragazzo uscì con la felpa e i pantaloncini da corsa.
- Non ci tengo minimamente. - mi voltai verso Nolan e lo indicai. - Aspettami, che vengo con te. -
Mi avviai verso la porta di casa mia e prima di entrare urlai un: - Vai a casa Matt. - ed entrai in casa, facendo sbattere la porta.
Quando il motore della sua macchina rombó, mi appoggiai sulla porta e respirai.
Mio padre era sul divano e mi stava fissando con gli occhi sbarrati.
- Porca puttana, Tess, gli hai fatto un culo a strisce! - rise di gusto e lanciò un - Brava piccola. -
- Hai sentito? - chiesi, trattenendo una risata.
- Ha sentito tutto il vicinato, cara. - mia madre mi passò davanti e sorrise.

La tensione si stava caricando sulla mia schiena e lo stomaco mi doleva.
La stessa domanda mi rimbombava in testa: avrò fatto bene?
Mentre mi cambiavo, le mie mani tremavano un poco e dovetti sedermi per controllare la mia ansia.
Stavo cercando di respirare a fondo ed evitare il crollo.
Al pensiero che Nolan era fuori ad aspettarmi mi fece velocizzare e in pochi minuti scesi di nuovo.
- Dove vai ora? - i miei erano sul divano, ovviamente uno seduto da un lato e l'altra dall'altro.
- A scaricare la tensione. - aprii la porta. - Con... Nolan. - uscii e immaginai lo sguardo confuso che si sarebbero scambiati i miei, prima di ritornare ognuno alle proprie cose.
Nolan era appoggiato al mio cancelletto di casa e si stava passando una mano sotto la felpa. Il ciuffo che pendeva sul viso.
Si voltò e sorrise. Sembrava un sorriso amareggiato, forse per la scena che aveva visto prima.
- Ciao. - mi fece passare e mi guardò mentre mi facevo la coda alta.
- Ciao. - sorrisi e feci un po' di stretching.
Si unì a me.
- Hai il fiato? - si piegò sulla gamba per far stendere il muscolo del polpaccio.
- Non proprio... Non sono abituata a correre. - mi alzai e cambiai gamba.
Lui mi imitò.
- Capito. - si sistemò il ciuffo e si alzò. - Allora ci andrò piano con te. - il ghigno gli spuntò sul viso e iniziò a correre piano.
Lo seguii ma dopo qualche secondo partii in quarta: avevo bisogno di scaricare, di distrarmi, di respirare, di piangere, di sentirmi libera, di morire, di correre più forte che potevo. 

I Deboli Confini Della NormalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora