Tessa

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Jessica era molto gentile. Era un'amica di mia madre e mi aveva permesso di avere qualche soldino in cambio di servire alla festa del suo bambino.
Che problema c'era?
Risi quando mi ricordai che il problema era in fondo al giardino e stava apparecchiando gli ultimi posti senza forchette.
Quando finí, si avvicinò e mi guardò.
Cercai di evitare di incrociare quegli occhi azzurri che ultimamente mi stavano facendo sudare.
- Devo fare qualcos'altro? -
Alzai lo sguardo. - Smettila di lavorare al mio posto, se no dovrò dividere il mio stipendio con te! - sorrisi e guardai i due bambini mentre si sparavano con pistole finte.
- Non accetterei mai! - affermò lui.
Quando vide che mi ero imbambolata seguì il mio sguardo e mi sorrise.
- Quel bambino è uguale a te da piccolo. - affermai, ridendo.
- Lo so, è pazzesco! - mi voltò. - Hey, Edd, puoi venire un attimo qui? -
In men che non si dica, il bambino aveva fatto il time out al gioco e aveva raggiunto il fratello.
Nolan si inginocchiò e sussurrò qualcosa all'orecchio del bambino.
Pochi secondi dopo il bambino annuì e iniziò a recitare: - So di essere più carino di mio fratello Nolan, ma devo ammettere che è più dolce di me. Quindi puoi concedergli una passeggiata, dopo il tuo lavoro? - chiese. - Quando gli interessa qualcuno mi chiede sempre di fare queste cose. - sussurrò. - Per fortuna è successo solo una volta! - alzò gli occhi al cielo e scappò via.
Nolan si era alzato e avrei giurato di vedere un po' di rossore sulle sue guance tappezzate di lentiggini.
- Emh, l'ultimo pezzo non era stato programmato... - sorrise e guardò l'erba sotto i suoi piedi.
- Mi è piaciuto più l'ultimo pezzo, devo ammettere. Però accetto. - presi le caraffe piene di acqua e le sistemai sui tavoli.
- Accetti cosa? - mi stava seguendo e imitava i miei gesti.
- Accetto l'invito. Solo che non so quando potrò farlo, perché tra poco inizia il lavoro e ci vorrà tutto il pomeriggio. - sorrisi e presi altre caraffe.
- Non è un problema per me aspettare. E poi non credo che a mio fratello dia fastidio stare un'oretta in più con il suo amichetto. - rise quando il bambino urlo un: " per me va benissimo! " Mentre era impegnato a scappare dalla presa di Patrick.
- Allora va bene. - gli sorrisi e presi l'ultima caraffa. Prima di portarla al tavolo mi fermai e gli chiesi: - Solo: perché lo fai? Non ho voglia di essere presa per il culo e lo sai che sono fidanzata. -
Deglutí e scosse la testa. - Voglio solo... Parlare. - si portò una mano sul collo e sorrise imbarazzato.
Decisi di fidarmi.
Ma, perché decisi di fidarmi?
- Va bene. - sospirai quando lo vidi rientrare in casa per prendere gli stuzzichini.
Da quando mi fidavo di Nolan Vegas?

Era da ore che stavo lavorando e ogni tanto mi fermavo a guardare Nolan alle prese con suo fratello.
Oppure lo guardavo mangiare, anche se per quanto sapevo aveva solo mangiato qualche patatine e un toast al formaggio.
Dovevo ammettere che era bravo con i bambini... E con le donne. Ogni tanto mi lanciava sguardi che credevo avessero il potere di farmi squagliare come un gelato al sole.
Ogni volta che gli portavo qualche cosa al tavolo lui sorrideva e fissava ogni mio gesto.
Penso che quel giorno io abbia deglutito più di quanto abbia prodotto saliva.
Sorrisi agli ultimi ospiti quando li indirizzai verso la porta.
Mi passai una mano sui capelli e respirai.
Un po' di tranquillità finalmente.
Avevo la sensazione di sentire le mie orecchie fischiare, per quell'improvviso silenzio.
- Tessa, grazie mille. - mi voltai verso la voce di Jessica e le sorrisi grata.
- Grazie a te per avermelo permesso! - stavo per andare a sistemare i tavoli e sparecchiare, quando Jessica mi fermò.
- Oh no, Tess, lascia stare: tra poco arriva mio marito e mi aiuta lui! Vai pure. È un problema se i soldi li do a tua madre? -
- Certo che no! - presi il cappotto e mi guardai in giro. - Ah, ti libero la casa anche da Nolan... -
Lo andai a chiamare e vidi che era steso sul prato e sullo stomaco vi erano appoggiati i bambini, intenti a cercare forme nelle nuvole sopra di loro.
- Hey, Nolan. -
Si voltò e mi sorrise dalla sua posizione. - Vuoi ancora fare quella passeggiata? - mi scappò un sorrisetto quando vidi il ragazzo rizzare in piedi e dire qualche cosa a suo fratello, prima di venire verso di me.
- Jessica, è un problema se ti lascio Edd ancora per un po' di tempo? Volevo fare due passi con Tess. - mi indicò con la testa e sorrisi imbarazzata sotto lo sguardo di Jessica.
- Certo che no! Ci vediamo dopo. -
Nolan mi aprì la porta e mi fece uscire dalla casa.
Dopo due ore di lavoro avevo i piedi che urlavano pietà dal dolore.
Mi schiarii la voce: - È mica un problema se prendiamo del cibo e ci sediamo da qualche parte? I miei piedi non riescono a fare più di un passo... - sorrisi e sapevo che il mio viso mostrava, purtroppo, la stanchezza dalle giornata.
- Certo che no. - si guardò intorno. - Facciamo così, allora: tu ti siedi su una panchina di quel giardino e io ti vado a prendere del cibo. Ci stai? -
Sorrisi quando iniziò ad avviarsi prima ancora che gli dicessi di sì.
- Ah, salato o dolce? - chiese.
- Mmh... Salato. -
Lui sorrise e si avviò.

Qualche minuto dopo lo vidi arrivare con tre buste in mano.
Avrá tanta fame...
Pensai.
Si fermò un attimo per cercare di individuarmi e per farlo assottigliò un po' gli occhi.
Alzai la mano per farmi notare e lo vidi sorridere e fare la salita per raggiungermi.
- Grazie ancora, Nolan. - si sedette vicino a me e mi mostrò le buste.
- Ho preso un po' di roba. - prese i fazzoletti e li posizionó sull'erba, poi tirò fuori una scatola dalla quale proveniva un profumo che mi fece risvegliare lo stomaco. Solo in quel momento mi resi conto di quanta fame avessi in realtà.
Tirò fuori una lattina di Coca Cola e alla fine una scatola di plastica con dentro due ciambelle rosa.
- Tu sei matto! - sorrisi e lo fissai negli occhi.
Rise e alla fine tirò fuori dall'ultima busta un frullato.
- Buon appetito. - e iniziò a bere.
- Mi prendi in giro? - risi e scartai il mio panino. Era pure gigante... - Mangi solo quello? -
- Sì sto facendo una dieta per la muscolatura. - prese un altro sorso della bevanda.
Addentai il panino mentre scuotevo la testa. - Non funziona così, caro. - iniziai a masticare. - Non mi farai ingrassare mentre tu ti fai la tua bella dieta. - iniziai a dividere il panino e lo posizionai nella scatola.
Sorrise. - Non posso, Tess. -
Il mio nome abbreviato detto da lui fece svegliare una farfalla dal letargo dentro al mio stomaco.
- Bene. - posai il mio pezzo sui fazzoletti e alzai il viso verso il cielo, facendo la finta offesa. - Allora vorrà dire che non mangio nemmeno io... -
Lui mi guardò e poi guardò il panino.
La sua indecisione si protrasse per interminabili secondi e alla fine cedette.
- Sei perfida. - disse mentre addentò il panino e gemette quando il gusto gli esplose in bocca.
- Io credo solo che ti abbia fatto un gran favore! - addentai anche io la mia parte di cibo. - Gesù! Speravo che cedessi alla tentazione, ho una fame bestia. -
Rise così forte che alzai lo sguardo, sorpresa. Si leccò le dita e annuì. - Si vede, Tess. -
- Io? Ma guardati! - lo indicai. - Da quant'è che non mangi del cibo solido? -
Un altro morso al panino. - Tre settimane. -
Sbarrai gli occhi. - Porca puttana! -
- Sì e per questo tuo gesto domani dovrò andare a correre per un'ora, minimo. -
Sorrisi. - Beh, allora vorrà dire che dovrò venire con te. - finii il mio panino e aprii la bibita.
- Sei seria? - chiese mentre masticava l'ultimo morso.
- ... sì? Ti avviso però che faccio schifo e non ho il fiato. -
Rise e annuì.
- Basta chiedere e ti porto in spalle. - mi fece l'occhiolino e mi rubò un sorso di Coca.
Presi una ciambella e spostai la scatola con l'altra verso di lui.
- No... Se mangio quella, dovrò aggiungere un'altra ora alla corsa. -
Alzai le spalle e morsi la ciambella.
Ruggí dalla frustrazione e mi lanciò uno sguardo d'odio.
- Appena morderai mi ringrazierai! - dissi.
E infatti, appena morse le sue spalle si rilassarono e masticò in fretta per mordere ancora.
Quando finí il tutto si lasciò andare sull'erba e gemette. - Sono pienissimo. Ora posso solo rotolare giù da questa collina. -
Risi e lo osservai chiudere gli occhi e godersi la sensazione del sole sul suo viso.
Ad un tratto mi invase la voglia di stendermi vicino a lui o su di lui, meglio, e chiudere gli occhi con lui.
Che cosa mi stava succedendo?

I Deboli Confini Della NormalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora